Anche la tedesca Springer si esprime a favore di un sistema a pagamento

7 Dicembre 2009 • Digitale, Economia dei media, Editoria, Giornalismo sui Media • by

Osservatorio europeo di giornalismo

Il gruppo editoriale tedesco Springer si unisce al coro di protesta contro la gratuità delle notizie su internet. Secondo l’editore di Bild, il quotidiano a più alta tiratura in Europa, è tempo di introdurre un sistema di pagamento. “Si deve spazzare via la filosofia del tutto gratis che ha imperato su internet, il giornalismo di qualità costa e i contenuti devono essere valorizzati e monetizzati”, ha commentato Christoph Keese, responsabile della strategia online del Gruppo.

Non è la prima volta che il Gruppo Springer avanza critiche nei confronti degli aggregatori di notizie. Nel corso del mese di novembre, durante il Monaco Media Forum, l’amministratore delegato, Matias Dopner fu protagonista di uno scontro con Arianna Huffington, assurta alla notorietà per avere creato uno dei siti di informazione di nuova generazione basato su un modello il cui punto di forza è l’aggregazione di notizie.

Springer fa propria la critica manifestata in più occasioni nel corso dell’anno da Rupert Murdoch, presidente di News Corp., ma non si limita soltanto a una pura critica formale parole e fornisce un piano concreto di intervento mirato a definire e creare un vero e proprio modello di business digitale.

L’idea di Springer è di procedere verso un sistema a pagamento coinvolgendo più editori: lavorare insieme per creare un “one click marketplace solutions” tramite il quale le notizie, accedute via internet tramite motori di ricerca e aggregatori, potranno essere lette soltanto previo pagamento. Le notizie esporranno un tag, o etichetta, rendendo consapevoli i lettori che il contenuto è a pagamento; cliccando sull’articolo verrà addebitato il costo.

Springer non ha ancora bene in mente come tecnicamente potranno essere addebitati i costi all’utente, ma le possibilità sono molto simili ai modelli che sono implementati nei vari siti internet: si compra un abbonamento o un pacchettio di servizi che permette di consumare fino a un certo numero di notizie pubblicate dai giornali che aderiscono a quel circuito. Un sistema non facile per quanto riguarda la fatturazione e i compensi che dovranno essere poi attribuiti a ciascun editore in quanto dovranno essere ripartiti in base agli acquisti effettuati dal singolo cliente.

Tuttavia le intenzioni espresse dal Gruppo tedesco non aiutano a comprendere quale possa il meccanismo di regolazione dell’accesso agli articoli nel loro complesso. L’auspicato sistema di pagamento dovrebbe essere applicato esclusivamente alle notizie che vengono accedute da motori di ricerca o aggregatori? Le stesse notizie se accedute direttamente dal sito del giornale sarebbero comunque a pagamento? Insomma Springer vuole o non vuole imporre un sistema generalizzato di pagamento alla propria informazione?

In un mercato che attraversa una profonda crisi di redditività, tutte le sperimentazioni sono bene accette e auspicate. L’individuazione di formule che possano servire a trovare una possibile nuova interazione e rapporto con i lettori è fondamentale per garantire una evoluzione di un percorso giornalistico ancora troppo legato al modello della carta stampata. Ma la confusione sotto il cielo è tanta.

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