Distruzione creativa

23 Aprile 2008 • Digitale • by

Schweizer Journalist, 04+05 2008

Internet: la pluralità tematica è  in pericolo

Come sarà il futuro? L’evoluzione del giornalismo e dei media è attualmente tanto confusa e turbolenta quanto quella delle borse. Tra gli strumenti di orientamento torna senz’altro utile il rapporto annuale del Progetto sull’eccellenza del giornalismo (Project on Excellence in Journalism) sulla condizione dei media americani, la cui edizione 2008 è stata presentata di recente.

Gli studiosi, che smistano regolarmente le notizie di 48 importanti media di informazione, considerano allarmante come le agende si siano ristrette: l’anno scorso la cronaca è stata dominata da due temi – la guerra in Iraq e le elezioni  primarie – sui quali poi si sarebbe spostato l’accento in modo drammatico. Questa concentrazione tematica è così forte da far riflettere sui molti temi importanti di cui non si scrive più “ in questi tempi di recessione economica, di ridimensionamento del personale e di ambizioni giornalistiche ridotte”. In particolare gli americani non sarebbero quasi più al corrente di ciò che accade nel mondo, neppure qualora ne siano colpiti gli interessi USA: Iraq a parte, i media hanno prestato sufficiente attenzione solo a due nazioni, entrambe ugualmente coinvolte nella guerra, Iran e Pakistan. “Fra i paesi degni di fare notizia, ma che hanno ricevuto solo scarsa attenzione, figurano Afghanistan, Corea del Nord, Darfur, Russia, Cina e Libano.” Dell’Europa non si fa parola nemmeno nella critica scientifica ai media.

Riguardo alle rivoluzioni che si stanno compiendo attualmente nel giornalismo, è più attuale che mai la formula coniata decenni fa dall’economista austriaco Joseph Schumpeter: il mondo dei media è caduto nelle mani di un processo di “distruzione creativa” che non si ferma davanti a niente e a nessuno. Thomas Patterson della Harvard University descrive questo processo in uno studio che basandosi su un campione di 160 siti web USA analizza in maniera più approfondita l’evoluzione dell’offerta di notizie su internet nell’arco di un anno. Anche i suoi risultati sono piuttosto sconfortanti: dalla parte dei “vincenti” in rete si troverebbero soprattutto gli opportunisti, ossia motori di ricerca che, come Google, Yahoo, AOL e MSN, si servono dei media tradizionali senza sforzi giornalistico-redazionali propri e degni di nota. Oltre che per blog e siti di parte come drudgereport.com, si registra un incremento anche per grossi nomi come nytimes.com e cnn.com. È piuttosto tetra la situazione di numerosi siti web di media importanza legati a giornali ed emittenti di città grandi o piccole, che si trovano per la maggior parte in fase di stagnazione. Con un’offerta apparentemente molto diversificata in realtà anche in rete c’è il rischio di una offerta mediatica sempre più omogenea.

Fonti: Project for Excellence in Journalism (2008): The State of the News Media. An Annual Report on American Journalism http://www.stateofthenewsmedia.org/2008/narrative_yearinnews_intro.php?cat=0&media=2

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