Basta evidenziatori e foglietti adesivi. Addio alla transumanza di files e cartelle per memory stick e interminabili sequenze di email. E alla fine del progetto, finalmente un modo semplice per garantire pubblico accesso a tutte le fonti utilizzate. Il progetto DocumentCloud, la nuvola dei documenti, promette di rivoluzionare la vita quotidiana di un giornalista.
È open source e gratuito. Ha un’interfaccia semplice e intuitiva. É uno strumento di lavoro su Internet ed é nato per analizzare, archiviare e condividere una grande quantità di documenti e fonti originali.
Dal suo lancio ufficiale nel marzo 2010, DocumentCloud é diventato il compagno di strada di 4000 redazioni, fra cui The New York Times. Gli inventori sono partiti da una constatazione: nel lavoro d’inchiesta, un giornalista ha a che fare con una grande mole di documenti di ogni genere. C’erano una volta le biblioteche e montagne di fotocopie. Oggi si lavora al computer e la quantità di materiale da studiare, leggere ed analizzare é aumentata. Grazie ad Internet e agli archivi on-line, l’accesso alle informazioni é infatti virtualmente infinito, poiché globale.
Così, quando lavoriamo ad un progetto complesso, i nostri computer finiscono per traboccare di files e cartelle. Ogni tanto tocca stamparne uno: per sottolineare un passaggio importante, per imprimere nella memoria cifre rilevanti. Per tenere traccia – „carta canta“ – della prova regina di una vicenda scottante. In genere, ad una inchiesta si lavora in squadra e spesso si collabora con altri giornalisti. Sempre, si interagisce con un team redazionale, il capo desidera essere aggiornato e talvolta preferisce verificare di persona i documenti rilevanti. E allora parte la processione dello scambio: i files vengono copiati su CD, DVD, memory stick. Le stampate inviate per posta ordinaria o piuttosto scannerizzate e spedite per posta elettronica. Se sono parecchi documenti, ci vogliono diverse email. Numerate, magari. Per ogni documento allegato, nel corpo della email devi specificare di cosa si tratta e in che pagina bisogna andare a leggere cosa. E precisare per quale motivo quella informazione sia rilevante e quali legami abbia con altri pezzi del tuo ragionamento – anche quelli, naturalmente, da circostanziare con le loro ‘pezze d’appoggio’ e relative note. Un lavoro enorme, un sacco di tempo ed energia che se ne vanno, con il rischio quotidano di dimenticare un elemento o un file.
La nuvola dei documenti nasce per affrontare e risolvere, in maniera razionale e decisamente moderna, tutte queste esigenze. È una piattaforma on-line che consente di archiviare, analizzare e condividere i materiali che costituiscono la spina dorsale di un lavoro complesso. Scrivendo ai gestori del sito, un giornalista o una redazione possono ottenere una utenza e una password per accedere al servizio. Con pochi clic, si può quindi creare un „progetto“, ovvero una sorta di cartella, e metterci dentro i documenti. Se ne possono evidenziare passaggi, come farebbe una penna colorata o un foglietto adesivo. Di un lungo documento in formato .pdf, per esempio, é possibile estrarre il passaggio che ci interessa e DocumentCloud gli assegna una URL, ovvero un indirizzo sul web: anziché spedire o segnalare un intero, lungo e pesante file, basterà inviare ad un collaboratore quell’indirizzo Internet. Si possono aggiungere note personali, destinate solo a me stessa o da segnalare al mio gruppo di lavoro. Fare ricerche all’interno dei files e soprattutto identificare legami e punti di contatto fra una quantità di documenti: DocumentCloud riconosce i nomi, persino se sono scritti in modo leggermente diverso all’interno di uno o più documenti.
L’accesso alla mia ‘nuvola’ può essere ristretto a me stessa, o posso associare altri collaboratori. Quando un’inchiesta arriva a pubblicazione, posso rendere tutti i contenuti pubblici – e quindi, metterli a disposizione di altri giornalisti o di chi desidera verificare di persona le fonti e i dati che sono alla base del lavoro conclusivo. La nuvola quindi aumenta la trasparenza di un’inchiesta, consentendo a chiunque di verificarne le fonti, che vengono pubblicate in maniera completa e organizzata, a prescindere da quanto sia raffinato il sito della testata per cui lavoro. Le mie fonti, poi, saranno accompagnate dalle note: oltre ad essere di pubblico accesso, saranno più comprensibili.
Il progetto é nato nel 2009 grazie ad un finanziamento ottenuto dal Knight News Challenge da un pugno di giornalisti appassionati di informatica che lavoravano per The New York Times, ProPublica. Per dare ali al progetto, i tre si erano costituiti in associazione senza scopo di lucro e hanno lavorato gratuitamente fino alla conquista del generoso grant. Nel giugno 2011, DocumentCloud é diventato un progetto di Investigative Reporters and Editors – la prima e a tutt’oggi la più grande associazione per il giornalismo d’inchiesta. Il servizio é gratuito, se non carichi una quantità esagerata – nell’ordine di centinaia di migliaia – di documenti in un colpo solo. Il suo potenziale? Guardate cosa stanno facendo altri reporters con questo strumento. O curiosate in questa impressionante inchiesta, realizzata grazie alla nuvola e finalista Pulitzer, dal The Las Vegas Sun. Nuove funzioni sono messe a punto di continuo e segnalate in un Blog. Ma già adesso, DocumentCloud offre alcuni rimedi geniali per problemi fondamentali. Per esempio, il sistema analizza automaticamente il contenuto dei documenti, trasformandoli in „OCR“. Quando ‘carico’ nel sistema un file .pdf, la nuvola legge anche.. „fra le righe“, identificando nomi di luoghi e di persone. Quando navigo nel mio Progetto, dunque, il sistema mi consente di analizzare la collezione di documenti attraverso i nomi che il mio amico nuvola ha identificato e memorizzato. Le date? Con due click, possono essere inserite in una semplice cronologia.
Ma a parte le funzioni prettamente pratiche, DocumentCloud ha dietro una filosofia di tutto rispetto: „Intendiamo questo progetto come un catalogo pubblico. Perché tanti soggetti sono sulla stessa barca e hanno gli stessi problemi: blogger, giornalisti d’inchiesta, organizzazioni per i diritti dei cittadini.. spesso hanno a che fare con una grande mole di documenti ma per renderli pubblici, o condividerli con altri soggetti, devono pubblicarli uno per uno, come .pdf. Spesso non si tratta di persone che sono gelose delle loro fonti, al contrario sarebbero ben contente di condividerle. DocumentCloud offre loro uno strumento per farlo“. Naturalmente, i fondatori sono anche coscienti di limiti e precauzioni d’uso. Per esempio: quanto é sicuro, confidenziale questo servizio? „dipende da quanto é sicura la tua connessione Internet, e quella dei tuoi collaboratori“, é la risposta. Se scegli come password la parola „password“, non puoi lamentarti se malintenzionati o curiosi la utilizzino per entrare nel tuo computer, nelle tue caselle di posta e anche nella tua Nuvola.
Intervista ai fondatori, da Journalism.co.uk
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