Libero wi-fi in Italia: cade il decreto Pisanu, restano I nemici della rete

17 Gennaio 2011 • Digitale • by

Dal primo gennaio 2011 la “norma Pisanu” contenuta nel DL 155 del 2005 in materia di sicurezza è stata abolita con l’approvazione del decreto Milleproroghe che ne contiene la cancellazione. Il wi-fi è nei fatti ora libero anche se potrebbe trattarsi di una libertà temporanea: il percorso verso la fase di conversione in legge, che deve avvenire entro due mesi, potrebbe riservare sorprese. Il ministro Maroni infatti già lo scorso novembre, insieme all’imminente fine delle restrizioni, ha annunciato anche nuove norme di identificazione degli utenti al vaglio dei Ministeri dell’Interno, dello Sviluppo Economico e dell’Innovazione.

Non è ancora possibile prevedere quali saranno le nuove indicazioni del Parlamento ma è credibile che esse possano reintrodurre altri controlli agli accessi. Ad ogni modo, con la cancellazione del Pisanu la legislazione italiana in fatto di reti internet pubbliche si libera finalmente del fardello di limitazioni che lo stesso Maroni ha definito “superate dall’innovazione teconologica” e si allinea maggiormente alle norme del resto d’Europa e degli USA, dove le reti wifi sono ben più diffuse e vi si applica esclusivamente la registrazione del traffico anonimo.

Con la sola astensione di qualche deputato DS e il voto contrario della sinistra radicale, il decreto Pisanu era stato approvato dal Parlamento Italiano il 31 luglio 2005 in un clima di apprensione conseguente gli attacchi terroristici avvenuti a Londra lo stesso mese. Il decreto, oltre ad alcune iniziative atte a intensificare gli strumenti di indagine e prevenzione del terrorismo, introduceva alcune norme in materia di internet e telecomunicazioni. Esso prevedeva che qualsiasi esercizio pubblico che offriva ai propri clienti o utenti l’accesso ad internet tramite hot-spot wi-fi doveva richiedere licenza alla questura e successivamente mantenere un registro delle generalità di tutti gli utenti che avessero utilizzato la rete internet.

Per quanto inizialmente avesse carattere di emergenza e provvisorietà e scadenza al 31 dicembre 2007, il decreto è stato poi rinnovato dai governi Prodi e Berlusconi fino al 2010. In nessun altro paese, nemmeno nel Regno Unito coinvolto dagli attentati o negli USA del post-11/9, una legislazione tanto restrittiva in fatto di libero accesso alla rete è mai entrata in vigore.

Non è un caso dunque che la questione wifi sia una delle più dibattute in Italia quando si parla di sviluppo della rete e di nuove tecnologie. I giornalisti Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli hanno pubblicato lo scorso settembre un bel libro, con prefazione di Stefano Rodotà, riguardo i numerosi problemi che lo sviluppo del digitale e della rete incontra in Italia. I nemici della rete, edito da Rizzoli nella collana FuturoPassato, raccogliendo quelli che sono i gap legislativi, culturali e politici afferma quanto l’Italia non sia un paese per Internet.

Nei giorni in cui forse ci lasciamo alle spalle una legge sciocca e antistorica come il decreto Pisanu un libro come questo è utile a far luce su come, oltre alle barriere stutturali, a mancare in Italia sia una reale consapevolezza delle potenzialità della rete e di come il suo sviluppo sia al contrario irrinunciabile. A pesare sembra essere un’opprimente chiusura culturale nei confronti dell’innovazione e del futuro che fa dire agli autori de I nemici della rete quanto sia vivo il rischio “di vivere in un Paese chiuso in se stesso, ostile a ogni osmosi culturale, privo di curiosità e con una scarsissima propensione al nuovo. Un paese nemico di internet”. Un paese che non appena libera il wifi pensa già a come bloccarlo di nuovo.

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