Morte del giornale cartaceo,
nessun paradiso in vista

24 Gennaio 2012 • Digitale, Editoria • by

Schweizer Journalist Nr. 12/2011 + 1/2012

Se i giornali non verranno più stampati, la professione del giornalista cambierà profondamente – e non solo in meglio.

Mentre nei paesi di lingua tedesca numerosi conglomerati di media, tra cui Ringier e Springer, si stanno preparando a un futuro online riunendo diverse redazioni, negli Stati Uniti già da qualche tempo svariati giornali hanno rinunciato alla versione cartacea e sono consultabili solo su Internet.

Il Capital Times di Madison in Wisconsin è stato tra i pionieri che hanno osato il grande passo e potrebbe ora passare alla storia come il primo giornale il cui processo di trasformazione è stato indagato in modo approfondito e completo.

Già dal titolo della ricerca, Journalism as Process, pubblicata in Journalism Monographs, Vol. 13, No.3, 2011, si può dedurre qual è il tema che interessa maggiormente Sue Robinson dell‘ Università del Wisconsin. L’autrice intende dimostrare come, in un giornale esclusivamente online, i ruoli professionali tradizionali, in precedenza definiti chiaramente, tendano a scomparire e le notizie non vengano più presentate come prodotto finito, bensì scaturiscano e vengano aggiornate permanentemente in un processo interattivo costante tra i giornalisti e il pubblico.

Secondo Sue Robinson la separazione tra la vita privata e quella professionale tende a scomparire, poiché ai redattori, intesi come “Netizens“, non viene più richiesto di essere presenti di persona in redazione, ma tendenzialmente il loro impegno è di 24 ore su 24 .

La ricerca ha però un punto debole. Nell’ambito del pubblico attivo, ovvero dei citizen journalists l‘autrice non fa distinzioni tra “i normali cittadini”, che per un qualsiasi motivo, comunicano in qualità di “dilettanti” e i, professionisti della comunicazione dediti alle pubbliche relazioni esercitano un importante influsso sul giornalismo.

Scaturisce così un quadro troppo idilliaco delle possibilità offerte dal giornalismo partecipativo. In ogni caso è un buon inizio. Vista da lontano, la collaborazione nell’ambito di questa ricerca tra un piccolo giornale regionale americano esclusivamente online e una delle più illustri scuole di giornalismo appare esemplare. Alle nostre latitudini invece mancano ancora delle ricerche scientifiche che prendano in esame i processi di trasformazione all’interno delle redazioni e le loro conseguenze.

 Traduzione dall’originale tedesco “Nach dem Print-Tod wartet kein Paradies” a cura di Alessandra Fillippi

 

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