Corriere del Ticino, 23.12.2011
Martha Gosteli, 94 anni, ha recentemente ottenuto un premio dalla Società internazionale per i diritti umani per aver dedicato tutta una vita alla causa femminile in Svizzera. E se rispetto agli anni Sessanta molti diritti nel frattempo sono stati acquisiti, la questione femminile è ancora attuale. In particolare nel mondo dei media e dell’informazione, un tema sul quale si è recentemente discusso anche su questo giornale. In Svizzera come nel resto d’Europa e negli Stati Uniti. Secondo uno studio del Global Media Monitoring Project (GMMP), la più estesa ricerca internazionale sul genere maschile e femminile nei mezzi d’informazione della World Association for Christian Communication (WACC), in Svizzera le donne nei media sono ancora poco rappresentate: solo nel 22% dei casi si parla di loro nei programmi di informazione, solo il 34% delle notizie viene dato da giornaliste. Con differenze tra i vari Cantoni: in Ticino le donne sono più spesso al centro delle notizie e sono anche più spesso responsabili dei notiziari che non nella Svizzera tedesca.
In Italia, oltre al problema della presenza e del ruolo delle donne nei media (secondo il GMMP solo il 14% delle persone citate o intervistate sono donne, il 55% dei soggetti femminili nelle notizie sono vittime di crimini e violenza, ancora pochissime di loro hanno accesso a posizioni di potere all’interno delle redazioni: nei programmi di approfondimento la conduzione è maschile nel 63,1% dei casi), ci si preoccupa della rappresentazione dell’immagine femminile nei media. Sull’argomento ha fatto storia il videodocumentario dell’imprenditrice Lorella Zanardo «Il corpo delle donne» che mostra come nella Tv italiana, pubblica e privata, tutto ruoti intorno al corpo femminile. Secondo i dati raccolti nel libro bianco Censis del 2010 facenti riferimento alla ricerca «Woman and Media in Europe», l’immagine della donna è per il 42,8% quella della velina e della donna spettacolo, per il 42 % quella della vittima o del carnefice e solo per il 23,8% quella dell’esperta che interviene per le sue competenze.
Negli Stati Uniti, al Sundance Film Festival di quest’anno, è stato premiato un video-documentario dal titolo «MissRepresentation» (falsa rappresentazione delle donne) nel quale intervengono esperti di media, testimonial d’eccezione come l’ex segretario di Stato degli Stati Uniti Condoleeza Rice, ma anche giovani studentesse che rivendicano il diritto ad un’informazione che metta al centro l’intelletto e non il corpo delle donne. Un’informazione che in campagna elettorale non si cura delle rughe della Clinton, del seno rifatto della Palin o di come è vestita la Merkel. Si è mai vista una battaglia di cravatte fra politici maschi sui media?
Il quotidiano inglese Guardian nella versione online dedica un’intera sezione alle donne con tanto di blog al femminile e sezioni dedicate alle «Pari Opportunità», «Questioni di Genere» e «Donne in politica».
In Svizzera quest’anno è stato consegnato il Premio «Ermiza» – pari opportunità nei media Radio e Tv della Svizzera italiana – che ha premiato «YES SHE CAN», un programma di Rete Tre tutto al femminile. In Italia diverse iniziative importanti sono nate su questo fronte come il movimento femminile «Se non Ora Quando» e l’evento itinerante «Donne e Media» organizzato da Associazione Pulitzer che prevede una tappa luganese nel 2012, nel quale esperti dei linguaggi della comunicazione e del giornalismo discutono per una più giusta e rispettosa comunicazione del femminile.
Sono tempi diversi da quelli in cui Martha Gosteli si è battuta per diritti fondamentali quali il diritto di voto per le donne, ma sono comunque tempi che richiedono un impegno e un’attenzione, in particolare nei confronti dei media, dai quali così tanto oggi dipende l’immaginario collettivo della nostra società.