Sito a pagamento, il New York Times ci riprova?

5 Febbraio 2009 • Giornalismo sui Media • by

Osservatorio europeo di giornalismo, 05.02.2009
È il dilemma di tutti: come rendere redditizi i giornali online? La migrazione dal cartaceo ai siti internt continua rapidamente, con risultati spesso lusinghieri sul numero di lettori, che complessivamente aumenta. Ma la pubblicità, sebbene segua il movimento, è meno cara sul Web rispetto alla versione tradizionale. E dunque le aziende editoriali soffrono, perché vedono diminuire le proprie entrate.

Il New York Times è stato un pionere nell’esplorare nuove soluzioni. Fu uno dei primi giornali al mondo, con il Guardian, a unire la redazione cartacea con quella on line, e ha tentato varie strade per aumentare gli introiti. Mise a pagamento l’archivio, poi creò una sezione Times Select, in cui per leggere gli articoli delle firme più prestigiose il lettore doveva sottoscrivere un abbonamento.
L’operazione permise di raccogliere dieci milioni didollari, tanti ma non quanti sperati. E aveva una pesante controindicazione: limitava il numero di lettori. Così, la direzione decise di rimuovere la sezione a pagamento.
La lezione sembrava chiara: il navigatore su Internet è abituato a fruire gratuitamente dell’informazione ed è poco disposto a pagare. Il New York Times ha liberalizzato il sito e i visitatori unici sono aumentati di 200mila in poche settimane.
Ma ora il celebre quotidiano della Grande Mela pare intenzionato a…. ripensare il ripensamento. Lo ha scritto il direttore esecutivo Bill Keller dialogando con alcuni lettori. Non ha indicato date ed è stato molto vago sulle modalità, ma ha ammesso che sta pensando di introdurre alcune forme di pagamento, magari con Paypal o forme analoghe. Keller è convinto che si possa tentare ovvero che esistano abbastanza lettori disposti a pagare per un’informazione di qualità. Ha ragione o è l’ennesima illusione di un mondo, quello dell’editoria, in profonda crisi?