Nuvole di censura si addensano sulla rete in Russia

3 Novembre 2011 • Etica e Qualità • by

Il governo russo, per mano dell’agenzia federale per la supervisione delle comunicazioni Roskomnadzor, sta testando un software in grado di scovare materiale potenzialmente “estremista” pubblicato online. Stando a quanto riportato da Reporters Without Borders, se i test si rivelassero positivi, il nuovo sistema informatico potrebbe entrare in funzione a pieno regime già da dicembre. Tramite questo nuovo strumento, il Cremlino punta a mettere sotto controllo la rete russa con minacce di messa offline, interdizioni alle pubblicazioni e vera e propria censura. Una volta localizzato dal nuovo software, al sito preso in esame verrebbero concessi tre giorni per rimuovere il contenuto giudicato “estremista” in seguito ai quali, dopo due successive segnalazioni, il dominio verrebbe chiuso. A preoccupare, oltre agli intenti censori palesi dell’iniziativa del governo russo, è la vaghezza dei criteri con cui il software è chiamato a giudicare le pagine dei siti: la definizione di “estremista” è infatti generica e verrebbe applicata arbitrariamente. Il timore riportato da RWB è che il governo di Medvedev punti a far tacere le voci di dissenso che attraverso la rete trovano sbocco anche al di fuori dei confini nazionali. Se questo scenario non fosse già fosco, l’oscuramento dei siti sarebbe a sua volta arbitrario e potrebbe andare a colpire qualsiasi contenuto in un qualche modo ostile al governo di Mosca.

La libera informazione in Russia, già poco tutelata, andrebbe incontro a nuovi rischi e potrebbe essere messa in ginocchio. Per di più per mano di un software.

A conferma della pericolosità del nuovo scenario, sempre Reporters Without Borders ha segnalato alcuni episodi emblematici per comprendere l’aria pesante che aleggia attorno all’informazione online nella Federazione russa: la tv locale siberiana TV-2 si è vista bloccare la ritrasmissione di alcuni programmi d’informazione – prodotti dalla web-tv Dojd – giudicati ostili nei confronti delle autorità. La Roskomnadzor del luogo avrebbe però giustificato il blocco alle trasmissioni millantando limitazioni alla licenza di trasmissione dell’emittente per i contenuti prodotti da altre imprese mediatiche. Allo stesso modo il popolare conduttore tv Viktor Muchnik si sarebbe visto recapitare una dura nota da parte dell’ufficio stampa del movimento pro-Cremilino “Nashi” in seguito alla pubblicazione di un video che ritraeva il leader della formazione politica cenare in uno dei più lussuosi ristoranti della capitale. La nota minacciava azioni legali contro quei siti che non avessero rimosso il video in questione. Allo stesso modo della televisione, anche la rete sta lamentando pressioni, sabotaggi e azioni oscure di hackeraggio: diversi blogger hanno denunciato serie di blocchi alla piattaforma LiveJournal e attacchi DDos (Distributed denial of service) in grado di causare il collasso dei domini interessati.

Non mancano nemmeno segnalazioni di filtraggio dei risultati di ricerca, intrusioni nei contatti mail e Twitter: è il caso di un ex militare della marina che twittava a riguardo delle condizioni estreme in cui il suo reparto era costretto a lavorare, denunciando anche episodi di nonnismo e violenze. Misteriosamente, tutti i messaggi postati dal suo profilo sul social network di Jack Dorsey sono scomparsi, salvo gli ultimi tre, non scritti dall’autore originario.

Non bisogna dimenticare che la Russia è al 140esimo posto su 178 nel ranking di Reporters Without Borders per la libertà della stampa ed è considerata una nazione “sotto sorveglianza” nel report dei paesi “nemici di internet”.

Il connubio tra tecnologia e censura, come è nel caso del nuovo software russo, è ultimamente molto discusso tra gli studiosi di comunicazione, in primis da Evgeny Mozorov autore di The Net delusion. Secondo il suo punto di vista gli strumenti tecnologici, e in particolare la rete e i nuovi media sarebbero un’arma a doppio taglio: garanzia di democratizzazione dell’informazione, ma anche micidiale strumento di censura e controllo. La caduta dei regimi travolti dalla Primavera Araba ha infatti rivelato come i dittatori deposti controllassero, proprio grazie agli strumenti utilizzati dai loro oppositori – ovvero la rete e i network – le comunicazioni anche più private degli attivisti e dei riottosi. Che qualcosa di simili stia per succedere anche nella Russia post-sovietica?