Il Guardian e la strategia digital-first

22 Giugno 2011 • Digitale, Editoria • by

Che il Guardian avesse da tempo investito sul web e progressivamente spostato un numero consistente di risorse sull’online è cosa risaputa. D’altra parte, se tutto ciò non fosse avvenuto, nulla di quanto è oggi riuscito a realizzare e diventare sarebbe mai potuto succedere. Eppure, nonostante implicite precedenti affermazioni da parte dell’editor in chief Alan Rusbridger, non vi era ancora stata una dichiarazione ufficiale che stigmatizzasse il ruolo primario del web e la subalternità della carta. Questo è quanto invece avvenuto il 16 giugno: nel comunicato stampa rilasciato dall’editore Guardian News & Media (GNM) è scritto a chiare lettere, senza lasciare ombra di dubbio, che il Gruppo ha intenzione di diventare un’organizzazione il cui core business, ovvero l’attività principale e più importante, sarà rappresentata dal web. Diventare, secondo il gergo utilizzato dall’editore inglese, a digital-first organization. Una dichiarazione d’intenti dettata anche da uno stato di necessità. Andrew Miller, Ceo del Gruppo editoriale inglese, ritiene infatti che, in assenza di un vero cambiamento, la sostenibilità finanziaria delle attività possa essere garantita per un periodo di tre, cinque anni al massimo.

L’obiettivo è andare oltre i limiti imposti dalla carta e cogliere le opportunità della straordinaria trasformazione che sta avvenendo nel consumo dei media. Detta in altri termini significa che il focus degli investimenti non sarà più la carta, ma tutto ciò che attiene l’informazione digitale. Quest’ultima, dichiara l’editore, è il nostro futuro.

Affermazioni che implicano un cambiamento epocale in termini di gestione dei processi editoriali. Una vera e propria rivoluzione che chiude definitivamente il rapporto con il passato e che delinea la possibilità di un futuro digitale sostenibile.

Tutti i giornali stanno compiendo un viaggio verso un futuro digitale. Ciò non significa – dice Rusbridger – uscire dal business della carta, ma assecondare l’evolvere della trasformazione digitale ponendo la più grande attenzione sulle modalità e sulle risorse che possono garantire il proprio successo nel nuovo mercato.

Affermazioni che non sembrano affatto retoriche: “non significa che il web ha precedenza in termini di pubblicazione delle notizie rispetto al giornale, sarebbe troppo semplicistico e riduttivo, ha detto Rusbridger. Implica una revisione di tutte le nostre risorse, un cambiamento generalizzato dell’organizzazione che attualmente si avvale di 630 giornalisti”.

La strategia Digital First delineata dal Guardian sembra ispirata da un sano pragmatismo. Insomma, alle parole dovrebbero seguire i fatti. Più critica appare invece la posizione di molti altri editori che, pur magnificando sulle incredibili opportunità del digitale, poco o nulla riescono a fare per quanto riguarda il necessario e conseguente cambiamento organizzativo.

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