Neue Zürcher Zeitung, 03.03.2006
Il giornalismo americano diventa sempre più lacunoso: nel 61 per cento dei casi gli articoli di cronaca locale e i reportage contengono inesattezze. È questo l’irritante risultato emerso da uno studio pubblicato nella rivista scientifica Journalism and Mass Communication Quarterly (vol. 82, 2005, pp. 533-551 ) da Scott R. Maier, dell’Università dell’Oregon. La ricerca si è basata su 4800 articoli tratti da 14 giornali diversi: degli estratti di queste notizie sono stati inviati a coloro che erano indicati come fonti principali delle informazioni in questione. Ed è stato chiesto loro di verificarne l’esattezza.
Al termine della sua analisi Maier cita il suo collega, quasi omonimo, Phil Meyer: «Il giornalismo che non commette errori è un giornalismo senza sale né pepe.» Questa affermazione è molto importante perché anni fa Meyer fece grande scalpore con un libro sul giornalismo di precisione (Precision Journalism). Non si tratta però di un’assoluzione generale. Anche perché il concetto non si può invertire: non sono certo le imperfezioni a portare ad un giornalismo più avvincente. Bisogna piuttosto chiedersi quanti errori sono tollerabili senza che il giornalismo continui a perdere di credibilità.
Prendendo come misura il tasso di errore fissato da Maier, lo spazio quotidiano dedicato alle rettifiche – come lo si trova ormai nella maggior parte dei giornali americani – non basta. Semmai ci sarebbe bisogno di una pagina intera per le correzioni. Sempre che l’errata corrige nel giornale sia più di un semplice ritocco cosmetico con il quale correggere qualche errore a caso. Si teme quindi che, anche negli Stati Uniti, la maggior parte degli errori rimangano incontestati e di conseguenza non vengano corretti.
Traduzione: Marisa Furci