Così potrebbe essere definito lo stile che contraddistingue la nascita in questi ultimi mesi di alcuni siti web d’informazione che guardano a Paesi lontani. Una grande finestra sugli “Esteri”, il desiderio di far rinascere una pagina culto della carta stampata, sfidando i vincoli e resistenze che, soprattutto in Italia, talvolta soffocano giovani professionisti desiderosi di fare informazione. Con il web è diverso ma – dicono i giornalisti che hanno cominciato ad avvicinarsi al tema – “siamo ancora nel campo della sperimentazione”.
Le motivazioni per cui si guarda oltre il giardino di casa propria sono molte, a cominciare dal timore di molti giovani professionisti, per usare le parole della reporter di guerra Anne Nivat, di praticare il “giornalismo da funzionari”, in redazioni lontane dai fatti, con pochi soldi per avere corrispondenti e ancor meno per mandare stabilmente giornalisti sul campo. Una realtà, checché ne dicano i difensori della “patria”, che impoverisce la qualità dell’informazione. Nell’universo dei siti d’informazione che raccontano le notizie dal mondo, ne abbiamo scovato uno giovane, online da poco ben indicizzato ed in costante crescita. Si tratta di www.news2u.it, un esperimento nato da un gruppo di giovani (Alessandro Madron, Alessio Pagani, Marta Serafini) giornalisti con contratti di collaborazione in alcune testate italiane animati dalla passione per “gli esteri”, settore di cui raramente professionisti di 30 anni si occupano nei quotidiani italiani. Un sito in costante aggiornamento dove trovare news, dalla Patagonia alle Filippine.
“Il budget per realizzare l’idea – ci dicono – era ed è zero. A disposizione abbiamo però le potenzialità che la rete offre. Di notte, nei ritagli di tempo tra un lavoro e l’altro, ci siamo dati da fare e News2U è andato in rete a inizio aprile 2011”. La trappola di questo tipo di informazione potrebbe essere la tentazione, su molti temi, di “appoggiarsi” troppo ad altre testate. Il nostro obiettivo – ha continuato Alessio Pagani – è dare le notizie integrandole con approfondimenti ed editoriali. Ma non solo. Ogni avvenimento è raccontato attraverso i video e le foto individuate, valutate e selezionate sul Web. Il lavoro di selezione e controllo della qualità, della veridicità delle notizie, è chiaramente scrupoloso”. La struttura del sito – costante visibile anche in altri siti simili – è agile e maneggevole, pensata per “linkare” al mondo il lettore, che con un solo click può informarsi in modo completo e veloce. Il sito intercetta notizie spesso celate affrontando anche i retroscena e fornendo, anche mediante l’ausilio di infografica, una lettura semplice e completa. Come detto, le notizie vengono passate al setaccio, verificate, si valuta chi sono coloro che ne danno annuncio, quali interessi possono avere o non avere nel dare quella notizia.
Ma quali sono i costi di questa avventura giornalistica? “Cominciamo dallo stile – hanno precisato – perché qui non c’è redazione e non esiste una struttura gerarchica. Si comunica via Skype e Twitter e chi prima trova la notizia, la scrive. Mantenere gli occhi sul mondo, scansionarlo ogni giorno, è molto impegnativo ma questo tipo di osservatorio ci sta regalando grandi soddisfazioni. In pochi giorni i lettori sono arrivati. All’inizio dai social network, poi dai motori di ricerca ed è finita che si sono affezionati, lasciando anche commenti e suggerimenti per noi preziosissimi”. I giornalisti ci tengono a specificare che il sito è no profit, che si lavora con delle mire precise, professionalmente ma anche economicamente parlando. Inutile dire poi che, anche se il progetto è a “costo zero” ci sono spese che vanno sostenute con denari che escono dalle proprie tasche. “Verrebbe da dire cosa non si fa per il giornalismo – hanno chiosato i giornalisti perché in questi primi 4 mesi di vita abbiamo voluto seguire di persona i più importanti eventi internazionali, a partire dalla primavera araba. Lo abbiamo fatto guidati dal desiderio di mettere i nostri occhi sul posto per valutare rivoluzioni così epocali e – per vicinanza anagrafica e interesse – ci siamo concentrati proprio sui movimenti giovanili che in questi mesi stanno animando le piazze di tutto il mondo. Dal virtuale al reale, con qualche sacrificio, ma certi di aver raccontato, piaccia o meno, quello che noi in prima persona abbiamo visto nelle piazze reali.
Siamo tornati da poco dalla Spagna degli indignados. Li abbiamo visti, intervistati, abbiamo cercato di capire le loro ragioni, raccontandole ma cercando di mantenere inalterato lo spirito di quelle persone, di quei momenti. Tutto ciò è stato fatto con notizie, commenti, infografiche, foto, video e interviste realizzate durante le principali manifestazioni. Abbiamo pure “inseguito” giornalisticamente esponenti del gruppo “Anonymous”, provando ad indagare le ragioni delle loro azioni, della loro protesta che, al di là dei giudizi di natura pratica, merita attenzione non fosse altro per le ricadute dei loro gesti.
Insomma, siamo sul campo o almeno è lì che vogliamo continuare a stare allargando il nostro raggio di azione come stanno facendo altri colleghi italiani e di altri Paesi nel mondo dell’informazione che – ormai è noto – rapidamente cambia. Il tema reale oggi del futuro non è il supporto ma la qualità della notizia.
Parlando di costi…Non sappiamo quale sia la strada economica migliore. Sappiamo che fino ad oggi è stato possibile con costi minimi raccontare eventi, che gli altri media – almeno quelli italiani- non hanno praticamente coperto, se non con commenti ed editoriali, non supportati dalla conoscenza diretta dei fatti”.
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