Il linguaggio giornalistico è in continua evoluzione, soprattutto in questo periodo storico in cui ci troviamo a vivere nella cosiddetta “era di vetro”, come la definiscono Massimo Gaggi e Marco Bardazzi nel loro libro “L’ultima notizia”. L’era di vetro ci regala un’informazione più trasparente ma anche maggiormente fragile. Il giornalismo sportivo, ma vale per tutti i generi, è soggetto ai cambiamenti in corso, e spuntano a un ritmo incalzante nuovi siti o portali che hanno come argomento principale proprio lo sport, e il calcio in particolare. Abbiamo messo a confronto tre diversi pareri sull’evoluzione in corso nel linguaggio giornalistico. Hanno risposto all’intervista per l’EJO Eleonora Trotta, direttrice di uno dei siti calcistici più seguiti dagli internauti, www.calciomercato.it, Raffaele Mastrolonardo, autore insieme a Nicola Bruno del libro “La scimmia che vinse il Pulitzer”. Infine l’opinione di uno storico giornalista sportivo come Gian Paolo Ormezzano.
Eleonora Trotta ci spiega le differenze e i punti di forza del giornalismo in Rete rispetto a quello della carta stampata e l’assoluta gratuità che dovrebbe mantenere: “Il linguaggio del giornalismo sportivo on line è più moderno e utilizza termini provenienti da lingue straniere. Ci sono molti più neologismi e la lettura deve essere più veloce e fruibile rispetto a quello dei giornali cartacei. Oltretutto è fondamentale l’interazione con video e audio. A corredare un articolo ci devono essere riferimenti e supporti tecnologici che danno al web quella marcia in più. Quindi il giornalista on line deve saper usare tutti questi dispositivi, si assumono figure più eclettiche e versatili. L’immediatezza, la sintesi e l’opportunità di avere le news sempre a disposizione su telefonino, tablet e social network sono caratteristiche fondamentali. La maggiore interazione con gli utenti è basilare per un sito. All’utente piace il dibattito e l’essere protagonista, vuole sentirsi coinvolto nelle conversazioni sui temi scottanti di calcio mercato o di campionato. Inoltre partecipa ai sondaggi e condivide i contenuti, dando così la possibilità al sito di crescere. La Rete è gratuita. Sono favorevole al pagamento solo di servizi eccezionali come possono essere per esempio delle statistiche su tutte le spese del calcio mercato degli ultimi 10 anni, è un servizio utile anche agli addetti ai lavori e non solo ai nostri lettori”.
Ma quante difficoltà incontra una giornalista donna nella redazione di un giornale sportivo? “Spesso ci sono parecchi pregiudizi, si crede che le donne capiscano meno di calcio rispetto agli uomini. Riuscire a far prevalere la figura di direttrice è una fatica doppia. Ci vuole tempo, devi essere consapevole che alcune volte è necessario dimostrare ancora di più il tuo valore. I pregiudizi in questo ambiente comunque restano”.
Raffaele Mastrolonardo nel libro “La scimmia che vinse il Pulitzer” dedica un capitolo proprio al futuro del giornalismo sportivo, in cui il protagonista è il più veloce giornalista di tutti i tempi e si firma: Stats Monkey. La “scimmia” non è in carne ed ossa ma è un software che scrive le notizie di baseball alla velocità della luce e in un inglese impeccabile. Un programma che potrebbe arrivare nelle redazioni sportive di tutto il mondo. Da Gianni Brera a Stats Monkey, come cambia il linguaggio del giornalismo sportivo? “Il linguaggio sportivo è cambiato molto anche prima della diffusione di Internet e di software come StatsMonkey. Basta sfogliare i volumi del “Giornalismo Italiano” pubblicati dai Meridiani Mondadori per avere conferma. Il linguaggio è mutato – o meglio si è ampliato e diversificato – con il mutare della sensibilità di chi legge e con l’introduzione di nuovi medium come la televisione che hanno costretto i giornalisti della carta a ripensare la propria funzione e il tipo di servizio da offrire a dei lettori. La rete, con la diffusione, tra le altre cose, di frammenti di notizie in tempo reale, ha introdotto nuovi stili e nuove esigenze costringendo chi fa questo mestiere a mutare ancora (pensa anche all’uso dei tweet e degli sms nelle trasmissioni tv). Insomma, di nuovo in questi ultimi 5-10 anni c’è soprattutto la velocità del cambiamento. Quanto a Stats Monkey, per ora riesce a fare abbastanza bene una delle tante cose che i giornalisti fanno: la mera cronaca di un evento sportivo. Ma ce ne sono tante altre che non sa ancora fare e molte che non farà mai. Il punto è che il fatto che sottragga agli esseri umani il monopolio della scrittura ha un grande valore simbolico (e per questo fa impressione): ci educa a comprendere meglio le trasformazioni che stiamo attraversando”.
Quella di Stats Monkey sarebbe una rivoluzione epocale, da far tremare i giornalisti sportivi. Infatti i giornalisti italiani sembrano come spaventati e impauriti dalle nuove tecnologie, hanno ancora una visione romantica della professione: “Posso fare due considerazioni su questo. La prima è che le nuove tecnologie e piattaforme web come Facebook, Twitter e YouTube sono già in mezzo a noi: non si tratta di futuro ma di presente. E, infatti, al di là delle dichiarazioni difensive, spesso ispirate dalla paura di perdere la propria identità, i giornalisti le stanno già usando e proficuamente e si stanno già rapportando in modo diverso con gli utenti e i lettori che producono informazione. Per fare un esempio, basta guardare a come il sito del quotidiano genovese Il Secolo XIX ha coperto l’alluvione che lo scorso novembre ha colpito la città instaurando una proficua collaborazione con i lettori che inviavano video e testimonianze. La seconda è che il web – almeno in teoria – non fa diminuire il bisogno del giornalista che consuma le scarpe e va sul posto, anzi. In un mare di informazione online in cui spesso non si sa a chi attribuire una notizia e non si sa come verificarla, la presenza sul campo di un reporter è tanto più importante. Quel che muta, semmai, è quello che il giornalista sul campo farà: dovrà twittare, usare il taccuino, fare riprese con il telefonino, scrivere un pezzo per il sito e poi per il quotidiano. Detto così sembra fantascienza, ma giornalisti, anche importanti, già lo fanno. Il primo che mi viene in mente è Maurizio Molinari, corrispondente dagli Stati uniti per la Stampa”.
Come rappresentante del giornalista vecchio stampo, quello con le suole consumate per il troppo camminare alla ricerca della notizia, abbiamo interpellato Gian Paolo Ormezzano, ex direttore di Tuttosport, inviato speciale per La Stampa, mantiene il record di cronista che ha seguito il maggior numero di Olimpiadi in assoluto (da Squaw Valley nel 1960 a Torino 2006), inoltre ha assistito a 28 giri d’Italia e 12 Tour De France. Ormezzano, nato 1935 a Torino, ci racconta il suo rapporto con le nuove tecnologie e le nuove forme di giornalismo on line: “Sono passato dalla carta stampata al web anche io, scrivo per Famiglia Cristiana. Il linguaggio è diventato più gelatinoso e mobile perché può essere aggiornato in qualunque momento. Io a 76 anni ho scoperto il fascino di telefonare in redazione e chiedere di cambiare una frase o una parola, perché io da solo non sono capace. Il mio rapporto con il computer è terrificante, spesso sbaglio e cancello tutto l’articolo! Per me che ho fatto l’inviato per 40 anni a eventi sportivi in diretta era impensabile un cambiamento del genere, non mi sarei mai immaginato un giornalismo nuovo, in cui scrivi e dopo pochi secondi è già on line, io ero abituato ai tempi lunghi delle tipografie e ho anche un po’ nostalgia del giornalismo di un tempo. Recentemente mi hanno chiesto come sarà Londra 2012, io ho risposto che sarà un Olimpiade twittata, tutta in mano ai blog e ai social network”.
Secondo Ormezzano è la televisione quella che risentirà maggiormente dell’espandersi del giornalismo sportivo in Rete: “La tv che sembrava padrona dello sport adesso soccombe alla tecnologia. Cosa ne sarà dei diritti televisivi adesso che con i nuovi mezzi tutti possono riprendere un evento?”. Una speranza però per il giornalista del futuro c’è: “Il giornalista di carta stampata, sempre se ancora esisterà, rimarrà un pagliaccio sentenziatore. Mentre quello on line correrà sempre dietro la notizia, aggiornandola continuamente”.
M. Gaggi, M. Bardazzi (2010): L’ultima notizia. Dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dell’era di vetro, Milano, Rizzoli
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