In Italia non è un buon momento. Anche per il giornalismo. Per chi lo esercita, perchè è sempre più difficile credere in un mestiere che stenta a rinnovarsi rimanendo aggrappato a vecchie logiche corporative, vittima, troppo spesso, di interessi politici, industriali e personali e, soprattutto, allergico ai giovani. Per chi lo segue perché è difficile conservare il piacere di leggere un quotidiano quando si ha la sensazione che la propria onestà intellettuale venga tradita per un pugno di lettori in più a suon di inchieste faziose, esasperate (a destra come a sinistra) e insulti.
Proprio per questo non stupisce il fatto che in rete, in questo momento, proliferino nuove iniziative giornalistiche e di nuovi siti di informazione. Si manifesta la voglia di trovare altre strade. Alcune molto interessanti, come Genova24.it, nuovo giornale locale della Liguria, Lettera43 nuovo sito di informazione lanciato dall’ex giornalista de Il Sole 24 Ore Paolo Madron, o YouCapital.it, del quale oggi, dopo alcuni mesi, torniamo a parlare per segnalare il suo primo importante progetto di crowdfunding giornalistico concluso. A dimostrazione che anche in Italia, c’è chi crede in un’informazione seria, indipendente, vicina alle esigenze e agli interessi del cittadino.
L’inchiesta di Youcapital.it “L’inferno di Terzigno” tratta uno dei temi più caldi e seri dell’Italia in materia di ambiente e salute: quello dei rifiuti e delle discariche in Campania. Realizzata in collaborazione con Valigia Blu, il movimento di opinione apartitico basasato sul volontariato e fondato da Arianna Ciccone, con la partecipazione dei giornalisti e degli attivisti campani Alessio Viscardi, Vincenzo Sbrizzi, Francesco Micillo e Francesco Servino, e dei movimenti territoriali contro le Discariche sul Vesuvio, l’inchiesta – tramite un video-reportage accompagnato da un articolo di cronaca – ha voluto documentare (girando anche in zone off-limits, occupate militarmente dalla protezione civile), gli effetti nocivi delle discariche nazionali nel parco del Vesuvio.
Tutto questo grazie ai piccoli finanziamenti degli abitanti della zona (soprattutto di Terzigno, Boscoreale, Napoli e Caserta) raccolti tramite il sito YouCapital. Finanziamenti pari a 300 euro raccolti in tre settimane, grazie anche alla pagina di Facebook dedicata al progetto, che sono andati a coprire solo le spese (secondo il sito youcapital così suddivise: 100€ = acquisto cassette mini-dv e materiale per ripresa/montaggio video, 100€ = mobilità e trasporti (carburante, costo biglietti e abbonamenti ai mezzi pubblici), 100€ = viveri per le giornate passate ad indagare sul “campo”). Sulla base di queste informazioni abbiamo chiesto ad Antonio Rossano, fondatore di Youcapital, quale sia stato il compenso per i giornalisti che hanno lavorato al progetto. In questo caso nessun compenso, ci ha detto, i giornalisti hanno scelto la visibilità, precisando che nella fase di “output” il progetto non dipende più da youcapital. Sono i giornalisti che decidono come e dove pubblicare il progetto con i soldi raccolti.
L’inchiesta è stata pubblicata dal sito YouCapital (con tanto di lista dei sostenitori del progetto), dal sito Valigia Blu e dall’Espresso, edizione cartacea e online.
Alcune considerazioni:
– la rete può davvero diventare un nuovo luogo, una nuova piazza dove fare informazione di qualità. In particolare per i giovani
– questo tipo di iniziative può insegnare qualcosa alle vecchie testate, dare il segnale per la direzione del cambiamento da intraprendere
– ben vengano d’altra parte le collaborazioni e gli scambi tra carta e online, redazioni giovani e redazioni consolidate, con più esperienza, più mezzi e un consolidato e maggiore pubblico di lettori
– i social network, se utilizzati in modo intelligente, sono un ottimo canale per divulgare, promuovere e far conoscere idee e progetti
– i lettori e gli utenti mostrano interesse per le tematiche a loro vicine, per il cosidetto “giornalismo di prossimità” e sono disposti anche a spendere
– positivo l’autofinanziamento raccolto sul web. Bisogna però trovare altre forme di finanziamento parallele che permettano non solo di coprire le spese ma di retribuire anche il lavoro dei giornalisti. Altrimenti non ha senso. Il web potrà essere la vera alternativa solo quando sarà in grado di finanziare il proprio lavoro e la propria offerta.
Restiamo in ascolto dunque del web e di iniziative simili che, dal basso, portano una ventata di aria fresca ad un settore in crisi che ha perso la sua identità e, ancora prima, la sua credibilità.
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