Affare Schavan: se i media dicono “é colpevole”

8 Febbraio 2013 • Etica e Qualità, Giornalismi • by

Di nuovo nessun insegnamento tratto dal passato! La decisione del Consiglio di Facoltà dell’Università di Düsseldorf, di aprire un’indagine per sospetto di plagio di alcuni estratti della tesi di dottorato della ministra tedesca dell’istruzione Annette Schavan, ha scatenato in Germania una gogna mediatica di cui vergognarsi*. Se i sospetti venissero confermati (nel frattempo, dalla pubblicazione dell’articolo ad oggi, lo sono stati), alla ministra verrebbe ritirato il titolo di dottore. Marlis Prinzing, giornalista e studiosa di media, è molto chiara in proposito: “Cari giornalisti, non mischiate gli argomenti e non sconfinate dal vostro ruolo! Si può essere dell’opinione che Annette Schavan debba rassegnare le dimissioni. Non é difficile trovare buone ragioni anche nei riguardi di ministri che non sono in carica da molto tempo. Ma, attenzione! Il risultato non ancora noto di un procedimento in corso che si svolge pubblicamente non può determinarne le dimissioni finchè il plagio non verrà effettivamente provato dalla commissione preposta. Per ora, anche se a sentire i media si direbbe il contrario, le dimissioni non ci sono state”.

“Per quanto tempo la carica della ministra dell’istruzione Annette Schavan è ancora difendibile?” si chiede questa settimana la rivista di commenti politici Cicero. Il caporedattore Christoph Schwennicke afferma che la cancelliera tedesca ha già pronto il possibile sostituto. E quelli che non partecipano alla gogna rischiano di diventarne il bersaglio. Il portale online Meedia afferma che l’heute-Journal, trasmissione di attualità politica del canale ZDF, fa pubblicità occulta alla ministra, difendendola a spada tratta e offrendo una versione dell’affaire che sembra uscire direttamente dall’ufficio stampa della Schavan.

Molti media sembrano aver deciso ancor prima che la facoltà abbia reso pubblico il verdetto. Questo è inammissibile. Tutto ciò offende la presunzione di innocenza e va contro uno dei principi etici fondamentali del codice della stampa danneggiando la credibilità e minaccia il valore che ancora si attribuisce ai media. Ancora una volta alcuni giornalisti si arrogano un potere decisionale che non gli compete e si assumono un ruolo che non gli appartiene.

Il caso Schavan non é il primo, lo stesso trattamento è stato riservato ad altri personaggi famosi come dimostrano le prese di posizione del Consiglio della Stampa svizzero e tedesco. Ad esempio nel caso del rapporto sul processo a carico del proprietario di nightclub Carl Hirschmann, o nel processo per sospetti di stupro nei riguardi dell’esperto del meteo  Jörg Kachelmann.

Ma torniamo al caso Schavan. Questi i fatti: sussiste un sospetto, in Internet è facilmente rintracciabile, ben documentato ed è ricco di commenti. Un procedimento è in corso, questo procedimento è già entrato nella seconda fase. Ciò significa che il sospetto è stato giudicato fondato e che quindi il Consiglio di Facoltà ha aperto un procedimento di possibile ritiro del titolo dottorale. Fintanto che il procedimento è in corso, sussiste solo un sospetto e dunque vale la presunzione di innocenza. L’organo preposto a dare il verdetto è il Consiglio di Facoltà non i giornalisti!

Il loro ruolo si limita a rendere pubblico ciò di cui si discute e di mostrarne le implicazioni. In questo caso si tratta di evidenziare le differenze tra i casi recenti di plagio e i casi rimasti a livello di sospetto e anche – perché no – analizzare di quale tipo di cultura scientifica avremmo bisogno. I giornalisti, semmai, dovrebbero indagare come mai l’Università di Düsseldorf che se ne occupa già da nove mesi,  non procede più celermente, visto che le elezioni del parlamento tedesco sono previste il 22 settembre. Inoltre gli organi di stampa dovrebbero vigilare che i contenuti della discussione, restino pubblici e non vengano occultati sotto il tappeto.

Nell’ottobre del 2012 allo Spiegel era stata fatta pervenire una perizia interna dell’Università, nella quale alla Schavan si rimproverava “un’evidente intenzione di frode”. Chiaramente si trattava di una indiscrezione e come tale, secondo il codice etico, andava verificata nell’interesse pubblico e nel timore che il rapporto finisse per sempre sotto chiave.  Ma per altro, citando come esempio un titolo apparso nella Neuen Presse del 15.10.2012, “La rispettabile imbrogliona?”, tolto il punto di domanda, è ovvio che molti giornalisti già in ottobre avevano pronunciato il loro verdetto definitivo. Incorreggibili?

Traduzione dall’articolo originale “Plagiatsaffaere Schavan: Unbelehrbare Journalisten?” a cura di Alessandra Filippi.

*L’articolo é stato pubblicato in data 29.01.2013 sul sito Kleinreport.ch e il 30.01.2013 sul sito tedesco dell’EJO. Nel frattempo la commissione della Facoltà universitaria di Duessoldorf ha stabilito che il plagio c’é stato e ritirato il titolo di dottore alla ministra dell’istruzione Annette Schavan .  Abbiamo deciso ugualmente di tradurre e ripubblicare l’articolo perchè in sostanza critica un modo di fare giornalismo eticamente discutibile e che ritroviamo sempre più spesso in diverse culture giornalistiche.

 

 

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