Cosa fa il Parlamento europeo? Difficile scoprirlo, se ci si nutre esclusivamente di media nazionali. Nella già ridotta copertura mediatica degli affari UE, ancora più ridotta è quella riguardante le attività degli europarlamentari. Secondo i dati dell’Osservatorio di Pavia, nel 2011 appena il 2,6% dei Tg italiani di prima serata (RAI e Mediaset) ha trattato di affari europei, mentre il tempo dedicato ad interventi di europarlamentari è stato di 33 minuti. Come ha commentato di recente Mariolina Sattanino, corrispondente della RAI a Bruxelles, durante un evento al Parlamento europeo, per i corrispondenti è difficile vendere alle proprie redazioni servizi sulle attività del parlamento UE, fatte di di interrogazioni, mozioni, provvedimenti in discussione che forse entreranno in vigore fra tre anni. Tutti passaggi intermedi che non sortiscono effetti immediati sulla legislazione dei paesi membri, e perciò non fanno notizia, in senso stretto. Il risultato è che molti cittadini Ue non sarebbero neanche in grado di indicare con certezza dove si riunisca l’europarlamento: a Bruxelles? A Strasburgo? A tentare di colmare questa lacuna sta lavorando ANSA, la principale agenzia di stampa italiana.
Con il servizio ANSA Europa, attivo da un anno – e arricchitosi di recente di un canale audiovisivo – ANSA propone una copertura quotidiana delle attività del Parlamento Ue. Dalle cronache parlamentari a quelle di servizio, come l’agenda dei lavori del Parlamento europeo, lo scopo di ANSA Europa è, nelle parole del caporedattore della redazione di Bruxelles, Enrico Tibuzzi, “tradurre in termini intellegibili e raccogliere in un unico contenitore informazioni che spesso nascono in ‘euroburocratese’ dalle fonti piu’ svariate.”
Il sito di ANSA Europa si avvale di tutte le opportunità offerte dal web, con inserti fotografici e video, compreso un breve Tg settimanale che riassume le notizie della settimana del parlamento Ue. Di recente il servizio ha stipulato un accordo con il servizio audiovisivo dell’europarlamento, arricchendosi ulteriormente di contenuti. ANSA Europa fa uso di Facebook e Twitter, sfruttando così il maggior numero di canali web possibile. I risultati, secondo Tibuzzi, sono soddisfacenti. “La presenza su Facebook e Twitter sta andando molto bene: il pubblico dei social network segue con grande interesse la nostra attività. Follower e ‘mi piace’ sono alcune migliaia. Le pagine del sito viste mensilmente su internet sono circa 100.000”, afferma.
Anche se ANSA, come precisa Tibuzzi, “è l’unica testata giornalistica italiana ad avere da sempre un redattore, nell’ambito dello staff di Bruxelles, dedicato a seguire l’attività del Parlamento europeo”, probabilmente una struttura articolata come ANSA Europa non sarebbe nata senza l’iniziativa del Parlamento stesso, che due anni fa ha lanciato un bando di gara delineando scopi e caratteristiche del servizio. Stando alle cifre pubblicate sul sito del Parlamento, la cifra erogata per ANSA nel 2011 è stata di 70.000 euro.
ANSA Europa è un progetto simile a molti altri lanciati dalle istituzioni UE, che regolarmente pubblicano bandi volti ad acquistare presso testate ed emittenti nazionali servizi dedicati all’operato delle istituzioni. Bandi che riflettono una risoluzione parlamentare del 2010, guidata dall’eurodeputato danese Morten Lokkegaaard, in cui si presentavano alcune linee guida per rafforzare la copertura delle istituzioni Ue da parte dei media nazionali e incoraggiare così la formazione di una sfera pubblica europea.
Resta la questione dell’indipendenza, già sollevata ai tempi della risoluzione Lokkegaaard. Parlando con il portale di news europee EurActiv, ai tempi della presentazione della risoluzione, la parlamentare conservatrice britannica Emma McClarkin aveva commentato: “E’ inaccettabile utilizzare il denaro dei contribuenti per promuovere l’Unione europea. Non si possono comprare i giornali o la copertura stampa, farlo è disonesto manipolatorio, e francamente qualcosa che ci si aspetterebbe da un regime autoritario”.
In effetti il terreno è delicato. “Scivoloso”, come nello stesso contesto l’aveva definito la collega socialista tedesca Petra Kammerevert, che aveva anche affermato che lo spirito del report sembrava promuovere l’idea di un confine “molto confuso” fra le istituzioni UE e l’indipendenza dei media.
Il dibattito è aperto. Una carta di tutela dell’indipendenza editoriale delle emittenti che fanno uso di fondi Ue, simile a quella abbozzata da Euronews, potrebbe essere la strada giusta. Nel frattempo, perseguire la trasparenza su come vengono confezionati i programmi, indicando chiaramente che si tratta di informazione sponsorizzata, è già un primo passo per rispondere alle accuse verso una presunta macchina di propaganda messa in atto dalla Ue.
Intanto ANSA Europa ha smesso di ricevere fondi dal Parlamento, e dal 30 aprile scorso cammina con le proprie gambe, sostenendosi con sponsorizzazioni private (fra cui figurano Enel, Telecom e Monte dei Paschi di Siena). Riuscirà il servizio a sopravvivere senza il contributo Ue? In caso affermativo, sarebbe un piccolo passo avanti verso un’informazione che esca dai confini nazionali e rifletta la realtà di un’Europa che ormai influisce su circa il 70% della legislazione nazionale.
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