Perché i media europei dovrebbero collaborare per creare nuove piattaforme online

21 Febbraio 2022 • Digitale, Giornalismi, Più recenti • by

Pixabay / Public Domain

I social media e le piattaforme digitali sono una componente consolidata della nostra vita quotidiana: non solo influenzano il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, ma anche come percepiamo il mondo e formiamo le nostre opinioni.

Secondo un studio della Prof.ssa Birgit Stark, il crescente ruolo dei social media e il dominio delle piattaforme digitali sono diventati delle minacce concrete per il mercato mediatico. Come possono i media europei riconquistare il loro potere e proteggere il giornalismo di alta qualità in questo contesto? Una soluzione potrebbe essere la collaborazione tra le emittenti giornalistiche dei diversi paesi. Il canale Euronews, creato nel 1992 da dieci emittenti nazionali, mirava ad esempio a stabilire una prospettiva paneuropea sui mercati finanziari, mentre il canale televisivo franco-tedesco Arte è stato fondato per promuovere lo scambio culturale tra la Germania e la Francia.

Nell’analisi per il Media and Communication Report 2021 del governo tedesco, gli esperti hanno analizzato questa possibile strategia di collaborazione, consigliando alle piattaforme mediatiche un approccio cooperativo, orientato al bene comune. Tali piattaforme potrebbero collegare i contenuti della TV, del digitale, della radio e della stampa, aumentandone la loro visibilità online e basandosi su un insieme di valori condivisi. Il Prof. Dr Christoph Neuberger della Freie Universität Berlin e del Weizenbaum-Institut, è uno degli autori del report. In questa intervista, Neuberger esamina le minacce poste dai social media e dalle piattaforme online, ed affronta l’ipotesi di una piattaforma condivisa tra i media europei.

È difficile immaginare che la maggior parte delle persone arrivi a fine giornata senza Facebook, Instagram o Google. Quanto è forte l’impatto delle piattaforme digitali sul giornalismo europeo?
“Direi decisamente grande. Queste piattaforme influenzano molto il modo in cui le persone si approcciano alle notizie. Non a caso molti giovani affermano di utilizzare i social media come principale fonte di notizie. Chiunque usi una piattaforma online – non solo i media ma anche le aziende, i movimenti sociali, i politici – può essere percepito in egual misura come un divulgatore di notizie”.

Qual è il problema?
“In primo luogo, sulle attuali piattaforme online spetta al singolo utente decidere come  interpretare una notizia. Fake news, teorie cospirazioniste e notizie reali possono essere facilmente confuse. Allo stesso tempo, oggi il giornalismo dipende molto da queste piattaforme online”.

Christoph Neuberger (Photo credits: Kay Herschelmann)

In che misura il giornalismo dipende da queste piattaforme?
“I giornalisti e le aziende mediatiche interagiscono con il pubblico sulle piattaforme digitali, e sempre su queste ultime promuovono i loro contenuti e cercano informazioni per le notizie da pubblicare. Potremmo dire che le piattaforme forniscono l’infrastruttura per queste attività. Allo stesso tempo però, il giornalismo non ha alcuna influenza su questa infrastruttura”.

In che modo questa “dipendenza” dalle piattaforme digitali può influenzare il giornalismo?
“La progressiva reticenza del pubblico a pagare per un articolo, così come il crollo del mercato pubblicitario sono tra le conseguenze legate all’ascesa del digitale. Gli utenti dei social media sono abituati a contenuti gratuiti. In tal senso, la pubblicità online sta mettendo molto sotto pressione il mercato pubblicitario tradizionale, attraverso il quale il giornalismo era sostanzialmente finanziato. Inoltre, le organizzazioni mediatiche  devono combattere per  mantenere il loro marchio visibile in mezzo alla marea di notizie che bombardano gli utenti, i quali sono da sempre il fulcro della professione stessa. Il legame di fiducia con il proprio pubblico è un aspetto chiave. Oggi però questa connessione con i mezzi d’informazione non c’è più”.

Quali sono le opzioni per rompere questo rapporto di dipendenza tra il giornalismo e le piattaforme digitali?
“Una possibilità è rappresentata dalle misure di regolamentazione per le piattaforme online, come il Network Enforcement Act in Germania. Questa legge ha lo scopo di combattere in modo più efficace i reati a sfondo razziale e di affrontare altri contenuti potenzialmente illegali sui social media. L’altra opzione è quella di creare da soli delle piattaforme giornalistiche come alternativa migliore”.

Quali sono i vantaggi di avere un’ unica piattaforma giornalistica a livello europeo?
“Le motivazioni economiche che guidano le piattaforme esistenti, come Facebook, sarebbero sostituite da una chiara missione di servizio pubblico, simile a quella del mondo radiotelevisivo. Una piattaforma comune a livello europeo può anche aumentare la portata di un singolo media. Inoltre, una tale piattaforma potrebbe fornire risorse tecniche che non esistono sulle attuali piattaforme digitali. Ci sarebbero perciò nuove possibilità creative. Senza dimenticare la possibilità di mostrare e conoscere le diverse realtà culturali europee”.

Come potrebbe essere una piattaforma mediatica di questo tipo?
“Personalmente non credo ci sarà una sola piattaforma mediatica, ma diverse piattaforme sperimentali. Certamente non sarà permesso a chiunque di essere attivo su di essa. Le restrizioni potrebbero impedire la diffusione di notizie che si spacciano per giornalismo di qualità, ma che in realtà non lo sono”.

L’idea sarebbe quella di creare una libreria multimediale a livello europeo?
“A mio parere, una piattaforma mediatica non sarebbe solo una biblioteca multimediale, dove le varie emittenti possono rendere visibili i loro contenuti. Questa piattaforma dovrebbe andare oltre”.

Come si potrebbe raggiungere questo obiettivo?
“Su Internet la moderazione e la navigazione sono sempre più importanti. Per esempio, sarebbe necessario mettere in guardia contro le fake news”.

Il suo articolo suggerisce che una piattaforma europea per i media dovrebbe essere orientata verso il bene comune. In che misura questi valori giocano un ruolo nel raggiungimento di questo obiettivo?
“Per bene comune si intendono i valori della democrazia liberale – per esempio, le libertà di comunicazione. Questi valori sarebbero quindi il prerequisito per una piattaforma – tenendo presente che in alcuni paesi, come l’Ungheria, la negoziazione è molto difficile”.

Quali altri valori sono importanti quando si progetta una piattaforma giornalistica?
“La qualità delle notizie, la diversità, l’uguaglianza, l’inclusione e la ripartizione delle opinioni sono alcuni dei valori che abbiamo discusso nel report. Sulle piattaforme attuali questi valori spesso vengono meno”.

Nella sola UE, ci sono 24 lingue ufficiali. Il vostro rapporto sottolinea come i sistemi di traduzione automatica dovrebbero essere significativamente sviluppati per permettere la condivisione delle pubblicazioni nelle rispettive lingue native tra i vari paesi. Cos’altro dovrebbe essere tenuto in considerazione?
“Bisognerebbe pensare in che modo finanziare i progetti,  come garantire la copertura economica e come raggiungere il maggior numero di utenti. Sono tutte domande che bisogna affrontare, in aggiunta al problema linguistico”.

Articolo tradotto dall’originale inglese 

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