Corriere del Ticino, 10.12.2011
Era il 1967 quando a Louisville in Kentucky il primo ombudsman della stampa entrò in servizio. Da allora, negli Stati Uniti, i garanti dei diritti dei lettori chiamati a salvaguardare la correttezza e l’imparzialità dell’informazione sono cresciuti fino ad arrivare, qualche tempo fa, a quaranta su 1.500 testate giornalistiche.
Ma la crisi della carta stampata e i relativi tagli al settore hanno colpito anche gli «avvocati dei lettori», quei giornalisti cioè che all’interno delle testate rappresentano il punto di contatto, di incontro e di scambio tra la redazione e il pubblico. Secondo Jeffrey Dvorkin, direttore dell’Organizzazione mondiale degli ombudsman (ONO – Organization of News Ombudsman), negli USA i mediatori sono drasticamente scesi a diciannove. In parte perché molte aziende mediatiche sono convinte che Internet e blog possano sostituirli e svolgere il loro compito: ricevere e valutare le lamentele dei lettori sull’accuratezza, l’imparzialità, l’equilibrio e la correttezza delle notizie. Gli ombudsman suggeriscono al proprio giornale o al proprio medium i rimedi appropriati da adottare e rispondono al lettore prendendo posizione sugli articoli o i programmi contestati, correggendo gli errori e fornendo chiarimenti e approfondimenti laddove richiesto.
E se quelle che arrivano dagli Stati Uniti sono «bad news», sono invece «good news» quelle che ci giungono dalla Svizzera.
Scriveva Roger Blum, professore emerito presso l’Istituto di scienze della comunicazione e dei media dell’Università di Berna e presidente dell’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva, sulla Neue Zürcher Zeitung qualche giorno fa, che la Svizzera vanta oggi la maggiore concentrazione di mediatori dell’informazione. I dodici ombudsman presenti sul nostro territorio sono responsabili per l’intero ambito radiotelevisivo (SSR SRG e private) e rappresentano importanti editori come Tamedia, AZ-Medien, Axel Springer Schweiz, Neue Luzerner Zeitung e i giornali di Edipresse. Non hanno un ombudsman invece i media di Ringier, la Neue Zürcher Zeitung, la Südostschweiz e il gruppo Hersant.
La legge federale, in base all’articolo 57 sulla radiotelevisione, prevede che in ogni regione linguistica le emittenti nazionali istituiscano almeno un organo di mediazione incaricato di esaminare reclami riguardanti i programmi. Ciò vale anche per le emittenti radiotelevisive private, mentre l’ombudsman è facoltativo per i media a mezzo stampa. Questa non è una buona notizia solo in termini di numeri. È una buona notizia anche nella sostanza, perché indica che in Svizzera chi opera nel settore, editori e giornalisti, si preoccupa di adottare strumenti di autocritica e di autoregolamentazione, di creare e stimolare un dialogo e un confronto con il pubblico, di porre all’interno della redazione un punto di riferimento professionale che miri ad elevare e a mantenere alti gli standard giornalistici qualitativi della testata, ad agire come una sorta di coscienza pubblica del giornalismo e a consolidare una cultura etica professionale.
Purtroppo, come già qualche anno fa constatava Cristina Elia nella sua ricerca «Gli ombudsman dei giornali come strumento di gestione della qualità giornalistica», seppur i garanti dei lettori siano oggi rappresentati in tutti i continenti e siano investiti delle migliori intenzioni, il loro numero è ancora molto esiguo, la loro valenza non sempre riconosciuta. In Italia non ce ne sono, in Germania se ne contano solo cinque, in Francia quattro. In particolare sono diffusi nel nord Europa, in Inghilterra e in Svezia, Paese natale dell’ombudsman. Qualcuno si conta anche in Canada, Australia, America latina, Africa e Asia.
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Il NYT nomina il suo quarto Public Editor
L’esame di coscienza dei media americani
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