“Riptide”, “Disruptor”, “Old media legacy”: tre termini chiave che, insieme al resto del progetto a cura del Joan Shorenstein Center on the Press, Politics and Public Policy e il Nieman Journalism Lab, raccontano che cosa è veramente accaduto al mondo delle news dal 1980 ad oggi.
O almeno ci provano, in maniera originale, in quello che è un digital storytelling fatto di oltre 50 video interviste ad alcuni dei principali attori del mondo dell’informazione, una timeline, un blog e vari interessanti saggi. L’idea è venuta a tre veterani del giornalismo digitale e dei media come – John Huey, Martin Nisenholtz, e Paul Sagan che hanno chiamato il progetto Riptide, termine che a loro dire ben rappresenta la situazione nella quale molti media si sono trovati. Ovvero prede della “corrente di risacca” dalla quale, se non si riesce a venire fuori, si viene risucchiati. Alcuni sono riusciti e hanno raggiunto il mare aperto per poi fare ritorno più saldi e fiduciosi senza correre il rischio di essere spiaggiati. Altri, anche le più grandi e accreditate aziende, sono stati spazzati via senza pietà.
Insomma, per gran parte del ventesimo secolo qualsiasi classifica delle famiglie più ricche d’America ha incluso diversi dei più grandi editori del mondo dell’informazione come Hearst, Pulitzer, Sulzberger, Graham, ma mentre questi continuano senz’altro a disporre di un largo patrimonio, è altrettanto vero che il loro core business è paurosamente in declino o peggio, passato in mano ad altri, quelli che il progetto chiama i “disruptor”, gli interferenti, i destabilizzatori, con un chiaro riferimento ai Gates, ai Zuckerberg, e altri — coloro che senza fare strettamente parte del business delle news lo hanno però seriamente destabilizzato. In alcuni casi tramite progetti di aggregazione come The Huffington Post o Google News, in altri tramite progetti di disaggregazione come Politico.com che si occupa, invece, solo di politica.
Certo, si legge su Riptide, sono i colossi come Google, Facebook, e Twitter i veri destabilizzatori dell’informazione, quelli che hanno mandato in crisi il modello di business tradizionale ma anche il modo di fare e distribuire le notzie. Non stiamo evidentemente parlando di cose nuove. Il pregio di questa iniziativa sta però nel ripercorrere quelli che sono stati i 30 anni più turbolenti e difficili per il mondo dell’informazione ed i suoi attori, ma, allo stesso tempo, i più eccitanti per le numerose sfide e per gli strabilianti strumenti che le tecnologie digitali ci hanno consegnato. E di fare tutto questo in maniera originale, sul Web, rendendo il progetto accessibile a tutti e soprattutto fruibile in modo diretto e semplice.
E non è male, per chi studia giornalismo ed è alle prime armi o per gli addetti ai lavori, sentire e vedere il Ceo di google Eric Schmidt raccontare come è nato Google News oppure Nicholas Negroponte, fondatore del Massachusetts Institute of Technology’s Media Lab, commentare alcuni dei progetti digitali più interessanti degli ultimi anni o, ancora, il padre del web Tim Berners-Lee raccontare come tutto ha avuto inizi, e rendersi conto, alla fine, che nel mondo dell’informazione i visionari in grado di immaginare, determinare e plasmare il futuro non mancano.
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