Corriere del Ticino, 18.09.2012
Di questi tempi quando si parla di media e informazione è quasi sempre per dire che cosa non va o che cosa si può fare meglio. Questa volta è diverso. Questa volta i media hanno fatto bene, aiutati da una struttura organizzativa d’eccezione, hanno dato la giusta attenzione e il giusto peso ad un evento importante sia dal punto di vista sportivo che umano facendo conoscere a milioni di persone in tutto il mondo le vittorie e le storie di atleti come Oscar Pistorius, Alex Zanardi, Assunta Legnante e tanti altri che hanno preso parte alle Paralimpiadi di Londra 2012.
In particolare quelli inglesi: il Times ha aperto ogni giorno in prima con le Paralimpiadi, cosi il Guardian che sul suo sito ha dedicato all’evento una intera sezione. Non è stata da meno la stampa europea, in particolare quella online, con speciali, video e fotogallery aggiornatissime.
Grande soddisfazione per Channel 4, emittente inglese ufficiale dell’evento, i cui picchi di ascolto durante la cerimonia di apertura dei giochi hanno fatto invidia alla BBC: 11.2 milioni di spettatori contro i 2.8 milioni raggiunti dalla BBC nel 2008 in occasione dei giochi di Beijing 2008. Perdendo i diritti sportivi delle Paralimpiadi “abbiamo commesso uno dei più grandi errori di tutti i tempi”, hanno commentato i vertici dell’emittente pubblica.
Senza i media dunque oggi sapremmo poco o nulla di Beatrice Vio, giovanissima promessa della scherma paralimpica, che, a causa di una meningite fulminante, tira di scherma con quattro protesi. Tedofora alle Paralimpiadi di Londra, punta a quelle di Rio nel 2016 con una grinta, una determinazione ed un sorriso che sono una lezione di vita per chiunque la incontra.
Non sapremmo la storia di Alex Zanardi, ex pilota di Formula uno, vincitore alle Paralimpiadi di due medaglie nell’handbike, che vive la perdita degli arti inferiori come una opportunità confessando, in una recente intervista sul Messaggero, di sentirsi la stessa persona di prima: ”Nell’immaginario collettivo, un uomo senza gambe è destinato a stare a casa davanti alla tv. Nel mio caso non è stato assolutamente così…”.
Sono solo alcune delle tante storie di straordinaria umanità e bellezza che si celano dietro agli atleti disabili che praticano sport. E le loro vittorie, le loro fatiche, la loro partecipazione sono la loro stessa storia, sono la loro stessa vita. Una vita diversa da quella della maggior parte delle persone, una vita che chi non è disabile difficilmente può immaginare e comprendere, a meno che non decida di conoscere.
Ed è stato stato proprio questo il valore aggiunto delle paralimpiadi londinesi: al di là della riuscita organizzazione dell’evento in sé, al di là dei risultati sportivi e delle medaglie, la volontà e l’impegno dei media nel far sapere che le Olimpiadi sono anche Paralimpiadi, nel far conoscere che cosa sono e chi sono, che volti hanno gli atleti che vi prendono parte. Una scelta per certi versi coraggiosa, perchè parlare di disabilità non è facile, richiede competenza, sensibilità e correttezza linguistica. Proprio per questo Sir Philip Craven, il presidente del Comitato paralimpico internazionale, alla vigilia dei Giochi aveva chiesto di concentrarsi sugli atleti e non sulla loro disabilità e aveva invitato i giornalisti ad evitare la parola “disabile”.
D’altra parte i giornalisti hanno il compito di far capire alle persone che lo sport paralimpico è meraviglioso proprio perché praticato da persone con disabilità. Secondo Claudio Arrigoni, nota firma del giornalismo italiano da sempre vicino allo sport per disabili, occorre trovare il giusto equilibrio tra rispetto e comprensione del gesto atletico.
E se a livello giornalistico e mediatico queste Paralimpiadi tanto hanno dato e tanto hanno insegnato, facciamo un passo in più: parliamo di disabilità sempre, ogni giorno, non solo nelle grandi occasioni. Solo cosi possiamo davvero conoscere e far conoscere un mondo che troppo spesso è ancora invisibile, nei media e nella società, perdendo tutti una grande opportunità.
*A completezza dell’articolo segnaliamo il blog del sito del Corriere della Sera “Gli inVisibili” curato dai giornalisti Simone Fanti, Marco Bomprezzi e Claudio Arrigoni che ogni giorno ci racconta un pezzo di mondo, di realtà e di quotidianità della disabilità.
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