Lo stile e le abitudini di vita delle persone sono drammaticamente cambiati nel corso degli ultimi ventanni. Gli orari della giornata hanno una cadenza diversa, i ritmi sono diversi, il tempo trascorso dentro e fuori casa è diverso. L’acquisto del giornale in edicola, il TG consumato dalla famiglia nel salotto di casa sono tutte abitudini che tendono ad essere superate. Esiste, soprattutto, una tendenza a un consumo individuale. L’evoluzione di internet ha assecondato questi cambiamenti rendendo possibile un flusso di informazione in tempo reale, 24 ore su 24. Noi tutti, oggi, ci aspettiamo che in un qualsiasi momento sia possibile essere aggiornati su quanto accade nel mondo, nel nostro paese, all’interno delle comunità in cui viviamo e operiamo. L’informazione ha fatto propria la logica anywhere-anytime-anydevice: accessibilità ovunque, in qualsiasi momento e da qualunque dispositivo.
Il corollario all’interno del quale si è sviluppato il new deal dell’informazione è la convergenza della tipologia dei contenuti – voce-video-testo – in un’ottica multimediale. In buona sostanza le potenzialità tecnologiche permettono di soddisfare la domanda di informazione in un ordine temporale e formale completamente diverso dal passato. Eppure, a ben vedere, il cambiamento si è compiuto attraverso una maturazione avvenuta all’interno dei singoli canali di comunicazione, radio, tv e giornali.
Raramente si è assistito a tentativi di fusione completa delle tre anime dei media con lo sviluppo e implementazione di una nuova generazione cross-mediale. Ciascuno dei diversi segmenti dell’informazione ha proceduto a innovare e complementare l’offerta primaria introducendo nuove formula di fruizione dei contenuti perpetuando una netta separazione netta tra i vari comparti. Tuttavia la figura giornalistica che avanza all’orizzonte è sempre più caratterizzata dalla capacità di governare in modo trasversale professionalità che in passato sono sempre state esclusive. Chi operava all’interno della TV, chi all’interno dei giornali, chi nella radio.
Può essere che le modalità con le quali si potrà compiere l’integrazione del tutto saranno determinate dalla disponibilità di nuovi dispositivi di fruizione pensati per una comunicazione convergente, per esempio la smart TV o Internet TV, un oggetto dentro cui possono essere consumate diverse tipologie di contenuti, broadcasting e internet. Ma esiste anche la possibilità che emerga un fornitore che si distingua per un’offerta integrata.
Aziende tradizionali che operano in questo settore, ma al di fuori del mercato televisivo, inizieranno a produrre contenuti internet metabolizzabili dalle smart TV. E accanto a questi player, uno per tutti Time Warner, si affiancheranno aziende di nuova generazione come Netflix nonché aziende come Google e Apple, che potranno probabilmente avere un ruolo cruciale sul fronte della distribuzione.
Nel Regno Unito si stima che il 75% dei 9,5 milioni di televisori che ci si attende vengano venduti nel 2012 apparterranno a questa nuova categoria di prodotto. In base ai dati resi disponibili nel 2010 si sono vendute nel mondo 43,6 milioni di smart TV. Nel corso dell’anno la crescita stimata è del 47%, per un volume complessivo di 64 milioni di apparecchi. E nei quattro anno successivi il tasso di crescita medio annuo dovrebbe attestarsi nell’ordine del 19%, incrementi che nel 2016 si tradurrebbero in vendite equivalenti a oltre 150 milioni di unità.
Di fronte a questi potenziali cambiamenti appare del tutto antiquata la formula in cui si traduce attualmente l’informazione televisiva italiana. Non solo non esiste l’intenzione di mettere a frutto il know how delle risorse esistenti all’interno dei tre diversi canali – Rai Uno, Rai Due e Rai Tre – per dare vita a un’offerta di maggiore qualità giornalistica, ma si rimane agganciati a una competizione interna che genera soltanto un’inefficienza generale.
Si continua a proporre un servizio statico, basato su appuntamenti informativi – i TG – che non hanno alcuna flessibilità in termini di fruizione. L’unica vera innovazione è arrivata da Sky che ha creato un’offerta giornalistica che rende possibile accedere all’informazione, in qualunque fascia oraria, differenziata per macroargomenti.
In tutti questi anni stile e vita degli italiani sono cambiati, ma l’offerta informativa degli anni duemila si basa su regole che appartengono ancora al passato.
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