L’intervento del governo nei mercati dei media sotto forma di sostegno finanziario non è una cosa nuova in Europa nel suo insieme e in alcuni paesi è stato tradizionalmente considerato un modo accettabile di garantire la libertà di stampa e il pluralismo. Nel mondo anglosassone, al contrario, si tende a preferire un approccio minimalista alla regolamentazione della stampa e i governi sono riluttanti ad aiutare o sostenere economicamente i media che non sono in grado di sopravvivere senza alcuna forma di sostegno da parte dello stato.
In Austria, Francia, Norvegia e Svezia, d’altro canto, si è optato regolarmente per politiche pubbliche molto più interventiste per quanto riguarda l’economia del giornalismo, nella convinzione che questo sia il modo migliore per salvaguardare il pluralismo delle testate e la diversità di opinione.
In un paese come l’Austria, con una popolazione relativamente piccola (circa 8 milioni di abitanti) e, di conseguenza, un piccolo mercato dei media, gli organi di stampa avrebbero difficoltà a sopravvivere senza alcuna forma di sostegno pubblico. Un altro fattore qui è che, poiché il paese fa parte dell’area in lingua tedesca, i media austriaci devono anche competere con i media tedeschi e i siti online molto popolari come quelli di Der Spiegel o Die Zeit.
Un caso unico
I sussidi alla stampa sono stati introdotti per la prima volta in Austria nel 1975 dal governo socialdemocratico guidato da Bruno Kreisky e da allora sono proseguiti in vario modo. Lo scopo delle sovvenzioni in vigore oggi è stabilito dal Press Subsidies Act del 2004, che è ancora valido.
I sussidi disponibili rientrano in tre categorie principali:
- Sussidi generali per la distribuzione
- Sussidi speciali per il mantenimento della varietà
- Promozione della qualità e sussidi “fit-for-future”
L’anno scorso, 11 quotidiani e 37 settimanali hanno beneficiato della prima tipologia di aiuti, quattro quotidiani della seconda e 58 giornali della terza. I sussidi diretti delle amministrazioni pubbliche vanno a tutti i giornali quotidiani e settimanali dell’Austria, cosa che non accade in nessun altro paese in Europa. Nel 2019, il governo ha sostenuto quotidiani e settimanali con sussidi alla stampa diretta per un importo complessivo di 8,9 milioni di euro.
Da quando è entrato in vigore per la prima volta, questo tipo di sovvenzione è stato oggetto di critiche a causa del fatto che distorcerebbe la concorrenza sul mercato a favore dei grandi attori, in particolare i giornali tabloid a diffusione di massa Kronenzeitung (che raggiunge il 31% del popolazione) e Kurier e i leader di mercato nei mercati regionali (Kleine Zeitung, Der Standard, Die Presse).
L’etichetta “promozione della qualità” comprende aiuti per i costi della formazione di nuovi giornalisti, quelli dell’assunzione di corrispondenti dall’estero e un sussidio per incoraggiare gli editori a fornire gratuitamente alle scuole quotidiani e settimanali.
Il regime di sussidi alla stampa ha certamente aiutato i giornali austriaci a superare alcune tempeste finanziarie e ha mantenuto in vita alcuni titoli per molto tempo, ma non ha reso il settore completamente immune al tipo di pressioni economiche avvertite negli ultimi decenni dai giornali di tutta Europa e oltre. E ha apportato solo un contributo marginale al miglioramento degli standard editoriali.
La crisi del Coronavirus ha evidenziato in modo palese questo stato di cose. Per attenuare l’impatto economico della pandemia sulle entrate nel settore dei media, il governo federale austriaco ha emanato un “COVID-19 Act” che includeva anche una straordinaria misura di sostegno per i proprietari di mezzi di informazione.
Nessun “proiettile magico”
Ma il targeting di questo sostegno solleva ancora alcune domande pertinenti. Queste includono: in che modo il governo federale austriaco – ora una coalizione formata dal Partito popolare di centrodestra (ÖVP) guidato da Sebastian Kurz e dai Verdi – ha deciso di contribuire a migliorare il discorso mediatico in tempi di crisi? Quanto è significativo che uno dei principali beneficiari del finanziamento speciale sia stato la Kronenzeitung (il leader di mercato dei tabloid vicino a Kurz, che ha ricevuto ulteriori 2,72 milioni di euro)?
Testate di alta qualità come il quotidiano liberale Der Standard (finanziamento speciale di € 450mil<), il conservatore Die Presse (€ 450.000), la rivista politica Profil (€ 104mila) e il settimanale investigativo di sinistra Der Falter (€ 127mila) hanno ricevuto tutti somme molto più ridotte. Questi e altri media di opposizione di qualità sono stati sistematicamente svantaggiati rispetto alla Kronenzeitung? In che modo questa discrepanza aiuterebbe a migliorare la qualità del discorso politico?
In conclusione, mentre il sostegno unico COVID-19 può fornire un aiuto a breve termine ai media in difficoltà, non si può negare che una riforma radicale del sistema di sussidi ai media austriaco sia necessaria da tempo. Come dimostra l’esperienza austriaca, gli aiuti di Stato ai media e al giornalismo non forniscono in alcun modo una soluzione “proiettile magico” alla crisi nel settore delle notizie.
Per approfondire:
Murschetz, P. C. (2020). State Aid for Independent News Journalism in the Public Interest? A Critical Debate of Government Funding Models and Principles, the Market Failure Paradigm, and Policy Efficacy. Digital Journalism
Articolo tradotto dall’originale inglese
Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non rispecchiano necessariamente quelle di tutto l’EJO
Tags:Austria, Coronavirus, COVID-19, finanziamenti pubblici, pandemia