Televisione pubblica al collasso. Non solo in Italia…

20 Ottobre 2010 • Giornalismo sui Media • by

Seguendo le ultime vicende della RAI (dal caso Santoro al caso Report, all’ultimo, Fazio-Saviano) non si può che riconoscere che il sistema della tv pubblica italiana ha fatto il suo tempo. Logorata dalla lottizzazione,  dal duopolio RAI-Mediaset, nonchè da una cattiva gestione manageriale che non investe sui meriti, non premia l’eccellenza ma rimane attaccata ad una logica da un lato clientelare, dall’altro quasi esclusivamente commerciale, oggi,  la RAI  è evidentemente al collasso.

Un collasso anche economico, visto che sembra non sia più in grado di promettere e mantenere compensi stratosferici come in passato, ma soprattutto un collasso identitario, per cui il servizio pubblico in Italia è diventato una brutta copia della tv privata, della quale ha adottato format, contenuti e linguaggi. Non la mentalità  né  l’abilità imprenditoriale però…….

E a quanto pare il problema non é solo Italiano.  Secondo un articolo dell’Independent http://www.independent.co.uk/news/media/tv-radio/loach-launches-attack-on-tv-executives-2108199.html, anche la BBC non sembra passarsela benissimo. Ken Loach, regista cinematografico britannico che in passato ha lavorato anche per la BBC, intervenendo all’apertura del London Film Festival, si è detto contento dei recenti tagli che hanno colpito i vertici della tv pubblica britannica perchè, a suo avviso, a dirigerla  sono in troppi. Non solo, a suo dire, molti, certamente non tutti,  ci sono anche dirigenti qualificati che sanno fare bene il loro mestiere, non agiscono in favore di chi lavora  e realizza i programmi.

Ma la parte più interessante non è questa. Piuttosto quella in cui Loach, oggi 74 anni, ricorda gli esordi della tv e le aspettative che albergavano in chi ci lavorava e si avvicinava al mezzo :”Gli inizi della televisione erano caratterizzati da così tante elevate aspettative; si pensava come alla messa in onda del Teatro Nazionale. Il luogo dove la società poteva svolgere un discorso nazionale. E Invece l’hanno trasformata in un grottesco reality game” (“Television began with such high hopes; it was going to be the National Theatre of the air. It was going to be a place where society could have a national discourse and they’ve reduced it to a grotesque reality game.”).

Certo, le accuse di Loach non possono essere accettate come verità assoluta ed è innegabile che la BBC abbia mantenuto standard di gran lunga più elevati rispetto alla Rai. Quelle accuse, però, non sono isolate, a riprova di un malessere reale, forse alimentato da Murdoch, che da tempo si prodiga per indebolirla ma anche per ragioni endogene.

Se anche  la BBC si incrina, forse bisogna porsi una domanda scomoda e amara: la missione di “servizio pubblico” ha ancora senso nei grandi Paesi in cui il  mondo televisivo é ominato dalle logiche commerciali e dell’audience, come la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia?

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