Intelligenza artificiale e giornalismo: riflessioni dal Festival Glocal

20 Novembre 2024 • Cultura Professionale, Digitale, Giornalismi, In evidenza • by

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Durante il Festival Glocal di Varese, tenutosi nei primi dieci giorni di novembre, si è aperto un interessante dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nel giornalismo, gli ospiti hanno esplorato potenzialità e sfide legate a questo strumento innovativo. 

Nel panel L’intelligenza artificiale per il bene comune: opportunità e sfide, esperti come Andrea Piscopo, direttore del CSV Friuli-Venezia Giulia; Andrea Quadroni, giornalista di Ticino Online e redattore di 20 Minuti; e Katia Trinca Colonel, responsabile comunicazione di CSV Insubria, hanno condiviso le proprie prospettive sull’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA). Citando il New York Times, Quadroni ha espresso la sua convinzione che l’IA non possa sostituire il ruolo del giornalista, evidenziando invece l’importanza di far coesistere i metodi digitali con quelli tradizionali.

Ogni generazione ha esigenze informative diverse, ha spiegato Quadroni, e ignorarle rischia di lasciare il giornalismo “come una cattedrale nel deserto”. Da una prospettiva diversa, Piscopo ha sottolineato come l’IA non rappresenti una minaccia per il terzo settore, bensì un potenziale alleato. Aggiungendo un’interessante riflessione su come l’interazione con l’AI costringa le persone a riflettere su ciò che è davvero importante per loro, dato che il potere di porre domande all’AI è nelle loro mani.

Fiducia in prima linea

Il tema della fiducia e della connessione con il pubblico è stato approfondito durante il panel Rafforzare i legami con il pubblico nell’era dell’intelligenza artificiale, moderato dalla Dottoressa Laura Amigo, ricercatrice in giornalismo digitale presso l’Istituto di Media e Giornalismo (IMeG) dell’Università della Svizzera italiana. Nel corso del panel si è discusso di come i media locali possano utilizzare l’IA per affrontare queste sfide. Secondo Marta Lucia Zanichelli, docente di giornalismo all’università IULM di Milano, il 47% dei giornalisti ritiene la stampa tradizionale essenziale, mentre il resto riconosce che l’AI e i nuovi strumenti digitali possano offrire valore. Un esempio di questo è stato fornito da Daniela Taiocchi, giornalista all’Eco di Bergamo, con l’iniziativa della rubrica “Ogni vita è un racconto” dello stesso quotidiano. Progetto che, grazie all’uso di cinque sistemi di AI, consente di consultare le storie dei cari scomparsi, rispondendo al bisogno di dare nuove radici ai giornali locali.

Anche Pablo Creti, redattore nel settore digitale della Radiotelevisione svizzera RSI, ha fatto riferimento a RSI Spam, un’iniziativa pensata per riavvicinare i giovani ai media, sottolineando come i media di servizio pubblico debbano mantenere la fiducia del pubblico, soprattutto in un contesto mediatico frammentato. RSI, pur non escludendo collaborazioni con l’AI, ritiene che la strategia migliore per coinvolgere il pubblico rimanga quella di cercare il contatto diretto, piuttosto che aspettare che sia un algoritmo a farlo.

Una nuova community

Si è inoltre riflettuto su come interpretare oggi il concetto di community: Paolo Bovio, managing editor di Will Media, ha raccontato come il loro progetto di membership sia nato proprio dall’esigenza di maggiore contatto e interazione, emersa soprattutto dopo il periodo della pandemia. I membri, infatti, non solo sostengono Will dal punto di vista finanziario, ma sono anche tra i critici più attenti riguardo ai contenuti prodotti, spesso contribuendo con idee e, talvolta, collaborando anche alla loro creazione. Il panel si è infine concluso con una riflessione sulla natura effimera delle comunità odierne, in particolare sui social, che spesso si riducono a gruppi di interesse facili da abbandonare. Al contrario, le comunità “tradizionali”, offrono esperienze collettive basate su incontri fisici, rendendo più difficile un distacco, sia esso volontario o meno.

Tra etica e responsabilità

A Palazzo Estense invece l’uso etico e responsabile dell’IA nel settore giornalistico è stato esaminato grazie al contributo di professionisti e accademici nel panel: Come utilizzare responsabilmente l’intelligenza artificiale nel giornalismo moderato da Colin Porlezza, Professore assistente di giornalismo digitale presso l’Istituto di Media e Giornalismo (IMeG) dell’Università della Svizzera italiana (USI). Alberto Puliafito, direttore di Slow News, ha dichiarato che tutto ciò che ci fa risparmiare tempo equivale a un uso responsabile, sottolineando come l’IA dovrebbe essere vista come un supporto per ottimizzare il tempo e non come sostituto del lavoro umano. Puliafito ha parlato dell’importanza della trasparenza verso i lettori, affermando che è essenziale dichiarare come e quando viene utilizzata l’IA per garantire la fiducia del pubblico e promuovere un approccio etico.

A queste considerazioni si è unita Irene Doda, giornalista freelance e esperta di tecnologie digitali, la quale ha condiviso la propria esperienza sull’uso dell’IA come strumento utile per il brainstorming. La discussione si è poi estesa all’AI Act, normativa europea ambigua che regola l’uso dell’IA. A tal proposito sono emerse domande cruciali: cosa significa veramente uso responsabile? Come si può dimostrare il valore dell’attività intellettuale dei giornalisti?

Un’ultima considerazione è stata fatta sulla rivalutazione del ruolo giornalistico, come quello di chi verifica i fatti e interpreta la realtà: Secondo Marcello Pelizzari, caporedattore della pagina web del Corriere del Ticino, la creatività e l’esperienza umana possono infatti arrivare dove l’IA non riesce, mettendo in risalto l’importanza di un lavoro critico e riflessivo in un’epoca di informazione automatizzata.

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