I social media, come afferma Paolo Bovio, si sono trasformati da piattaforme di intrattenimento a veri e propri luoghi di divulgazione giornalistica. Le nuove realtà editoriali sono state in grado di fare questo passaggio: usare i social non più solo come luogo di svago, ma come mezzi per scoprire il mondo. Quindi sì, sui social si può fare giornalismo. Durante il Festival Glocal di Varese, diversi panel hanno esplorato le dinamiche della comunicazione digitale.
Confronti mediatici
Nel panel Fermate le rotative, noi usciamo sui social si sono confrontate tre delle realtà mediatiche più seguite in Italia – Torcha, Factanza e Will Media– rappresentate rispettivamente da Lea Orifici, Alice Giusti e Paolo Bovio. Torcha è nata con l’obiettivo di fare luce nel mare della disinformazione, utilizzando un approccio che mette al centro una community libera di formarsi una propria opinione imparziale.
Factanza, invece, ha creato uno spazio di informazione per i giovani attraverso un linguaggio semplice ed una narrazione empatica che affronta temi spesso ignorati dalla stampa tradizionale.
Will Media aggiunge tra gli obbiettivi la creazione di consapevolezza nel pubblico, attraverso la capacità di trattare tematiche complesse con chiarezza, dando tutti i mezzi necessari per ispirare il pubblico all’azione.
La chiave di queste realtà è una narrazione che ricostruisce i fatti dall’inizio, superando il divario generazionale e rispondendo al bisogno di un’informazione coinvolgente.
Sfide e pregiudizi
Le nuove forme di giornalismo sui social sono ancora spesso fraintese, soprattutto da chi fatica a comprenderne le logiche. Eppure, sono molti i giovani che si affidano a queste piattaforme per informarsi. In un’epoca in cui la disinformazione è alle porte, la chiarezza e l’imparzialità diventano l’arma più potente.
Proprio su queste nuove forme di giornalismo, Francesco Zaffarano, Head of Content di Will Media, ha tenuto una guest lecture al corso di giornalismo del Prof. Colin Porlezza all’Università della Svizzera italiana all’inizio dell’anno. Tra le altre cose, Will Media sarà anche presente alla AI Week, un evento promosso dalla città di Lugano in partenariato con l’Università della Svizzera italiana, incentrato sul tema di come l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo.
Le sfide non mancano, soprattutto in relazione agli algoritmi delle piattaforme, talvolta responsabili di limitata visibilità e condivisione di contenuti. I social, essendo proprietà private, possono infatti introdurre nuovi vincoli o modificare continuamente le proprie regole, mettendo a rischio la fruizione delle notizie.
L’importanza del pubblico
Ad approfondire altri formati di giornalismo digitale è stato il panel Digital journalism e podcasting con Luca Castelli, responsabile social media e digital strategist di Will Media e Francesca Milano, head of Chora News a Chora Media. Come delineato da Castelli il podcast risponde all’esigenza crescente di contenuti consumabili in movimento, adattandosi perfettamente alle abitudini d’ascolto moderne.
Attraverso i dati raccolti – come durata e orario d’ascolto – le piattaforme possono analizzare a fondo le preferenze del pubblico costruendo contenuti su misura. L’uso dei social media rimane cruciale per dare visibilità al prodotto, essenziali per superare limiti di discoverability (ndr. visibilità) imposti da piattaforme come Spotify, che domina il mercato con il 70% degli ascolti.
Milano ha invece chiarito quanto lavoro si nasconda dietro un podcast, non solo un contenitore di parole, ma ricerca approfondita e competenza. Per attrarre l’ascoltatore, è necessario catturalo nei primi dieci minuti. Usando un’analogia con Google Street View, Milano descrive l’approccio narrativo di Chora: partire dal dettaglio per poi fare zoom out e comprendere il contesto in modo più ampio, costruendo così una narrazione avvincente e completa.
Il ruolo delle newsletter
Il Festival Glocal ha offerto anche un interessante dialogo tra Mario Calabresi, ex direttore di Repubblica e attuale CEO e Editor-in-Chief di Chora Media, e Luca Sofri, direttore de Il Post. Durante il dibattito si è esplorato il futuro del giornalismo, con particolare attenzione al ruolo delle newsletter come Charlie de Il Post e Verba manent di Chora. Strumenti che permettono ai lettori di sentirsi parte di una comunità inclusiva, decidendo autonomamente quando e come informarsi.
Calabresi ha sottolineato come le newsletter offrano una visione completa degli eventi, contrastando la frammentazione tipica dei media tradizionali.
Coerenza e autenticità
Altro tema centrale della discussione è stato il valore della riconoscibilità del formato attraverso il loro tono di voce. Mentre la stampa tradizionale cambia stile a seconda dell’autore, le nuove forme di giornalismo mantengono una coerenza che rassicura il pubblico e crea un legame più forte con i lettori.
La conversazione si è poi spostata sul cambiato rapporto tra i media e il potere di influenzare l’opinione pubblica. Sofri ha fatto riferimento alle elezioni presidenziali americane, dove, nonostante il forte schieramento contro Donald Trump di alcuni tra i principali quotidiani, la loro capacità di influenzare l’opinione del pubblico è risultata ridotta. Questo evidenzia come sia cambiato il panorama dell’informazione e come i giornali non siano più in grado di proteggere la democrazia come in passato.
Oggi, la chiave del giornalismo risiede nell’autenticità e nel senso di comunità che i nuovi media riescono a creare, confermando come la maggior parte delle persone preferisca un’informazione più dinamica come quella offerta dai social media.
Tags:Festival Glocal, futuro del giornalismo, ricerca sui media, social media