L’impatto dei tablet per l’industria dell’informazione

22 Ottobre 2012 • Digitale • by

Che le speranze di recupero di ricavi significativi per i giornali attraverso le app siano decisamente ridotte, o nulle, è un aspetto sul quale mi sono soffermato più di una volta, anche di recente.

Tesi confermata dai dati pubblicati da paidContent che, relativamente a The Guardian e The Times mostrano, come anche per i quotidiani anglosassoni la strada sia tutta in salita con il primo che, secondo quanto riportato nel report annuale 2012, ha un tasso di conversione del 2,1% sui 804,000 downloads dell’applicazione per iPad (pari a 17mila abbonati a pagamento) ed il secondo che si ferma addirittura al 0,82%. Arrivano ora i risultati di un’indagine condotta da comScore sulla readership di quotidiani e pubblicazioni periodiche. Emerge come, nel trimestre terminante ad agosto 2012, l’abitudine di lettura dei quotidiani da parte dei possessori di tablets sia estremamente saltuaria con solamente l’11,5% delle persone che leggono un giornale su questo device quasi tutti i giorni. Percentuale che anche in un arco temporale mensile sale di poco assestandosi al 14,6% e che tocca il picco massimo, si fa per dire, nella lettura almeno di 2-3 volte al mese per le riviste che raggiungono il 17,6%.

Si tratta dell’evidenza che nel complesso l’informazione non riesce ad attirare una fascia significativa dei possessori di tablet che sembrano invece interessati ad altre attività.  Le motivazioni sono di diversa natura, articolate.

Esiste certamente un problema di caratteristiche dei prodotti editoriali sin qui lanciati, che se classificati sulla base degli attributi del modello di Kano si posizionerebbero sicuramente nel quadrante basso. Lo confermerebbe lo studio condotto da Poynter che con la tecnica dell’eyetracking ha esaminato come le persone leggono le notizie sui tablet, verificando che tra le tre possibilità attualmente offerte: “tradizionale”, simile alla struttura del sito web della maggior parte dei quotidiani, “carousel”, carrellata di immagini che danno accesso all’articolo, e “flipboard”, dove, come per il celebre aggregatore, si sfogliano le notizie, secondo il quale la preferenza assoluta è per la seconda versione; proposta, per quanto a me noto, da una minoranza di testate.

Problema di design, di user experience, evidenziato nel corso del convegno, organizzato sempre da Poynter, sul tema come ha spiegato molto bene Mario Garcia autore di un libro di recentissima pubblicazione sull’argomento.

Inoltre sussiste probabilmente un problema di tipologia di informazione fornita, una distanza tra ciò che le persone si attendono sia in termini di tipologia contenuti, con forti differenze tra lo spazio dato dai quotidiani online e/o dalle loro app, e certamente uno di divergenza tra la modalità preferita dalle persone che posseggono un tablet per avere informazioni, notizie, e la proposta dei gruppi editoriali che privilegia invece le applicazioni nel tentativo di monetizzare.

Cause e concause che (di)mostrano come, anche in questo caso, la distanza tra le attese di profitto da parte dell’industria dell’informazione grazie ai tablet e la realtà passi per un percorso che è ancora una volta meno lineare e scontato di quanto molti inizialmente supponevano.

 

 

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