Si prefigura una nuova dimensione di quella che una volta veniva definita industria editoriale. Da una parte le contaminazioni web moltiplicano le espressioni strettamente giornalistiche, una volta appannaggio di ristretti gruppi elitari, dando vita a una miriade di luoghi virtuali dove diventa sempre più labile il confine tra informazione e intrattenimento in una dimensione che potremmo definire di infotainment. Dall’altra la diversificazione delle modalità attraverso le quali vengono distribuite e rese disponibili le notizie – carta, web, dispositivi mobili in stile smartphone e tablet- rendono possibile una più ampia proposta di offerta. L’informazione diventa un mercato di massa e come tale determina delle radicali trasformazioni rispetto al passato.
Il profilo della professione giornalistica appare sempre più sfumato e non può più essere identificato soltanto all’interno di una dimensione contrattualizzata. La libertà tecnologica ha messo nelle mani delle persone una grande opportunità, dare voce a sé stessi, tutti sono nella condizione di immettere in rete una qualche informazione, tutti sono in grado di diventare parte del sistema di distribuzione delle notizie grazie al meccanismo di propagazione sviluppato dai social network. Le fondamenta della news economy non sono ascrivibili a un unico soggetto, l’editore, ma sono determinate dalle risorse stesse che svolgono un ruolo di intermediazione tra offerta e domanda: da una parte i media sociali, i motori di ricerca, gli aggregatori, dall’altra i terminali di accesso, computer, cellulari, smartphone, tablet…
Negli ultimi dieci anni l’editoria ha perso il controllo diretto delle risorse che nella loro globalità contribuiscono alla determinazione del processo di creazione dell’informazione. Una volta i processi erano delimitati fisicamente, da una redazione, da un sistema di stampa, oggi la natura stessa dell’informazione, di tipo digitale, rende questi processi non determinabili. Il sistema di creazione diventa un sistema condiviso, basato sul rapporto tra giornalista e lettore. Quest’ultimo non ha più un ruolo passivo, ma può essere parte attiva. Eppure, la destabilizzazione del mondo editoriale e dell’informazione, provocata dall’affermazione di internet e dalla globalizzazione del web, viene oggi in qualche modo contrastata e sfidata attraverso nuove logiche di produzione e distribuzione.
Il passaggio da print media company a digital media company significa, per molti, riscrivere le regole di mercato e ricercare un allineamento tra domanda e offerta che permetta una sostenibilità economica delle attività una volta ascrivibili alla sola dimensione web. Il tutto si traduce in percorso o road map digitale che contempla il progressivo sviluppo dei processi legati alla creazione e distribuzione di notizie nei confronti dei contenitori e/o dispositivi di accesso alla rete che permettono la fruizione dei contenuti. Nel passaggio da un’accesso internet determinato primariamente dal personal computer a un accesso declinato attraverso dispositivi di rete mobili nasce l’opportunità per gli editori di reintepretare il ruolo sostenuto in passato con la carta superando i limiti del web: creare un giornale a pagamento. In questo modo l’editore riacquista il controllo dell’intero processo stabilendo nuove regole d’ingaggio con il lettore.
Certo, per quanto incoraggianti possano essere i risultati raggiunti già oggi da alcuni giornali, in relazione alle vendite delle copie digitali e alle previsioni di espansione e crescita del mercato mobile, il numero di lettori non potrà mai eguagliare l’audience del sito internet. Potrà essere considerato un successo se gli editori riusciranno nel tempo a riconvertire una buona percentuale del bacino di utenza della carta stampata ai servizi digitali. Un obiettivo che nella migliore delle ipotesi potrà essere raggiunto nella sua completezza nel corso dei prossimi dieci anni.
Nel frattempo si apre una discussione sul ruolo del web: quale sarà il destino dei giornali online? Probabilmente questi ultimi continueranno a rappresentare il vero mass market dell’informazione confrontandosi con la logica e i meccanismi propri di internet. Tuttavia, da un punto di vista giornalistico, la differenza sostanziale tra informazione prodotto (sia esso carta o digitale) e informazione online, continua a essere la scansione temporale: il web è dinamico e può essere aggiornato in qualsiasi momento, il giornale, su carta o digitale, è statico.
E’ da questa differenza che deve essere sviluppata la discussione sulla complementarietà dell’informazione nell’era digitale. La soluzione è nella capacità di produrre contenuti in target con la piattaforma di riferimento. L’iPad, l’iPhone e loro succedanei andranno a costituire una parte importante dell’offerta, ma non potrà mai esistere una opzione unica alternativa alla carta. La vera sfida è sfruttare le potenzialità di ciascun media in modo organico.
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