L’allarme dell’UNESCO: interventi urgenti per proteggere il giornalismo

22 Luglio 2022 • Etica e Qualità, Giornalismi, In evidenza, Più recenti • by

 

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Articolo di Anya Schiffrin, Julie Posetti, Francesca Edgerton, e Emily Bell (adattato da Nicole Pope)

Nell’ambito della serie World Trends in Freedom of Expression and Media Development, l’UNESCO ha recentemente pubblicato le linee guida “Finding the funds for journalism to thrive: policy options to support media viability” (Trovare i fondi per far prosperare il giornalismo: opzioni politiche per sostenere la vitalità dei media), un documento in cui vengono offerti  22 consigli per migliorare la funzionalità dei media e affrontare eventuali minacce nel mondo giornalistico. Questo fa seguito alle azioni intraprese dai governi di tutto il mondo per sostenere il giornalismo, sulla scia della pandemia di Covid-19 e all’interesse diffuso nel far sì che le nuove tecnologie contribuiscano a sostenere notizie e informazioni di qualità.

L’Australia, da sempre in prima linea, ha introdotto nel 2021 il suo News Media Bargaining Code, obbligando le piattaforme di social media a negoziare con gli editori. Altri Paesi come il Canada, l’Italia e il Sudafrica sono interessati a seguirne l’esempio.

Il rapporto dell’UNESCO ha messo in luce anche altre possibilità, come le tasse sul microtargeting o una “tassa speciale” che compenserebbe i potenziali danni sociali causati dalle piattaforme di social media e che verrebbe utilizzata per sostenere il giornalismo attraverso meccanismi di trasparenza.

Un indebolito scenario mediatico

Oltre a presentare le politiche di tutto il mondo, il rapporto mette in luce l’immagine di un fragile panorama mediatico globale, indebolito dal passaggio della pubblicità a piattaforme online come Google e Facebook (ora Meta) e che opera in un contesto di crescente polarizzazione sociale e mediatica, di diffusione virale della disinformazione e delle teorie cospirative e di autoritarismo crescente.

Il rapporto evidenzia anche il crescente divario nell’accesso all’informazione di qualità tra il pubblico d’élite, che può pagare per le notizie, e le comunità “povere di informazioni” che non vengono servite. “Il quadro è una crisi di disparità nell’offerta di giornalismo sostenibile e una crisi per il settore nel suo complesso”, si legge nel rapporto. Il declino dei media locali ha creato dei deserti di notizie in alcune aree.

L’appello all’azione

Il report dell’UNESCO è un appello all’azione urgente per invertire queste tendenze, dannose non solo per il giornalismo ma per la società nel suo complesso.

Oltre alla diminuzione degli introiti pubblicitari, il rapporto evidenzia numerose sfide che minacciano la sostenibilità finanziaria dei media. Queste includono:

  • Pochi abbonamento, spesso dovuti al basso reddito del pubblico di riferimento;
  • Dipendenza dalle grandi tecnologie
  • Mancanza di sostegno da parte del governo;
  • Problemi di accesso a informazioni affidabili da parte delle agenzie governative;
  • Dipendenza da finanziamenti filantropici a breve termine, anche da parte di giganti tecnologici come Google e Facebook;
  • Aumento delle spese legali per resistere alle Strategic Law Suits Against Public Participation (SLAPPS) – azioni legali che mirano a scoraggiare la critica pubblica attraverso un uso improprio del sistema legale;
  • Aumento dei costi della sicurezza digitale.

“I media devono intensificare gli sforzi verso un giornalismo più inclusivo, modelli di business alternativi e flussi di entrate diversificati”, suggerisce il rapporto.

Mentre il 67% delle organizzazioni giornalistiche intervistate dal Reuters Institute for the Study of Journalism si affida ancora in larga misura alle entrate pubblicitarie in calo, molte stanno sperimentando anche modelli di abbonamento e donazione alternative. I finanziamenti filantropici a breve termine possono essere un’ancora di salvezza per i media, ma raramente promuovono la sostenibilità a lungo termine e spesso sono accompagnati da vincoli indiretti.

La pandemia ha indubbiamente segnato un punto di svolta, causando una massiccia perdita di posti di lavoro nel settore dei media, ma la diffusione della disinformazione legata al Covid è servita anche a ricordare come il giornalismo e l’accesso a fonti  attendibili siano fondamentali per il funzionamento delle democrazie.

Salvare il giornalismo

Oltre alle imprese mediatiche, anche altri attori devono impegnarsi per “salvare – e idealmente ampliare – la gamma di provider giornalistici al servizio del pubblico”, si legge nel rapporto. In particolare, il rapporto esplora le forme di intervento pubblico che offrono l’opportunità di sostenere le testate giornalistiche affidabili, ma richiedono meccanismi di salvaguardia per garantire che i finanziamenti siano distribuiti in modo equo e non compromettano l’indipendenza dei media.

Durante la pandemia, un crescente numero di governi è intervenuto per aiutare il giornalismo in difficoltà, attraverso sovvenzioni dirette o aiuti indiretti sotto forma di sgravi fiscali (Indonesia, Francia, Stati Uniti, Canada, Libano, Tunisia, Colombia), buoni per aumentare gli abbonamenti, pubblicità governativa o sovvenzioni per i media. Anche le agenzie di aiuto internazionali sostengono la libertà di stampa in tutto il mondo, anche se i loro sforzi sono ancora inferiori a quelli necessari.

Nella sua conclusione, il rapporto dell’UNESCO sottolinea la necessità di interventi urgenti, ma “ogni Paese dovrà trovare le proprie soluzioni”. Le raccomandazioni politiche rivolte ai governi, ai legislatori, alle autorità di regolamentazione, ai media e alle altre parti interessate includono la creazione di una Commissione nazionale per identificare i problemi e proporre soluzioni specifiche per ogni Paese, nonché l’istituzione di commissioni di esperti indipendenti che coinvolgano ONG, sindacati dei giornalisti e mondo accademico per assegnare i finanziamenti.

Il rapporto conclude affermando che, per aumentare la domanda di giornalismo di qualità e affrontare le questioni relative all’offerta, anche le organizzazioni mediatiche debbano avere un ruolo attivo in questo processo. Dichiara: “Devono reinventare il giornalismo e renderlo più inclusivo e avvincente”.

Qui potete leggere il rapporto completo.

Articolo tradotto dall’originale inglese.

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