La mappa interattiva dei messaggi Twitter relativi alla crisi del Nord Africa e del medio Oriente proposta dal Guardian è la testimonianza dell’incredibile cambiamento che sta vivendo il mondo dell’informazione e, nello stesso tempo, di quanto sia complicato per i giornalisti utilizzare in modo professionale il nuovo canale di comunicazione. L’eccellente lavoro compiuto dal Guardian rende possibile la selezione dei Twitter per singolo Paese. Una valanga di messaggi che si aggiorna in tempo reale fonte di notizie e caleidoscopio di opinioni ed emozioni della gente del luogo.
Immergendosi nell’universo dei social media proposto dal Guardian ci si accorge di quanto Twitter sia il più rapido e veloce strumento di propagazione delle notizie. Un sistema di relazioni che si estende a Facebook e Youtube, media sociali che interagiscono con gli stessi media tradizionali, TV e giornali, amplificandone la portata. Dentro a quei messaggi c’è di tutto. Singole voci di gente comune, giornalisti, blogger, organizzazioni o pseudo organizzazione nate sulla scia delle proteste e degli scontri. Partire da quella realtà per creare un’informazione strutturata è molto complicato. Ed è questo l’esercizio su cui i giornalisti dovranno sempre più confrontarsi e tendere a sviluppare skill che consentano di sfruttare al meglio le risorse informative che risiedono nei social media: monitorare, selezionare le fonti più affidabili, creare un proprio network di relazioni.
Sarà davvero così? O i social media rimarranno un luogo di accesso alle informazioni parallelo al sistema dei media tradizionali? Saranno, sono, solo strumenti che servono e serviranno a condividere opinioni, iniziative senza che possano essere realmente integrati nella filiera della produzione dell’informazione istituzionalizzata dei grandi giornali e broadcaster? Alla luce degli ultimi avvenimenti internazionali la domanda appare retorica. Twitter è diventato l’elemento di propagazione più immediato delle notizie. Alcuni giornali ne hanno già preso atto. Averne consapevolezza è, però, solo un punto di partenza poiché il passo successivo è sviluppare una strategia editoriale che sappia valorizzarne il potenziale.
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