Dal magico cappello dell’industria Hi-Tech ecco spuntare un oggetto sul quale oggi vengono riposte molte speranze per il futuro dell’industria editoriale. Stiamo parlando dell’iPad, il prodotto che ha permesso al giornalismo di trovare un nuovo canale di distribuzione in forma digitale e di fornire agli editori i presupposti per ripetere il successo ottenuto sulla carta stampata. I contenuti su iPad, ad sono a pagamento. Ed è una politica cui si sono allineati sia coloro che hanno privilegiato la logica del paywall, sia coloro che hanno da sempre teorizzato la gratuità dell’accesso ai contenuti proposti su web. Ken Doctor, analista del mondo dei media e autore del blog Newsonomics, ne ha analizzato le potenzialità da un punto di vista economico e di scenario. Nell’opinione di Doctor il tablet si configura innanzitutto come un oggetto in grado di sostituire la carta stampata. Riporta a questo riguardo i dati di una ricerca dalla quale si rileva che il comportamento del lettore digitale si avvicina molto di più a quello del classico giornale rispetto a quanto invece emerge dall’utilizzo dei servizi online erogati via web. Tempi di lettura più lunghi, quindi, tendenza a leggere articoli di dimensioni spesso identiche a quelle della carta stampata, utilizzo che si concentra, come accade per la stampa, nelle prime ore della giornata e in tarda serata.
Nessun’altro dispositivo – afferma Doctor – ha permesso agli editori di offrire un prodotto che potesse eguagliare le caratteristiche della carta stampata. Quello che in qualche modo si può considerare il predecessore del servizio digitale, lo smartphone, prevedeva e prevede un approccio di distribuzione e fruizione dell’informazione dipendente dal web, vale a dire le news accessibili via smartphone linkano a contenuti che risiedono su web.
Per Doctor il tablet è perciò una opportunità che deve essere colta e sulla quale gli editori devono continuare a investire con convinzione. Il maggior coinvolgimento del lettore, vale a dire la determinazione di tempi di lettura maggiori, possono essere un volano per quanto riguarda la crescita degli investimenti pubblicitari, progressivamente deprezzati su web a causa dei ridotti tempi di permanenza media dei lettori, calcolati, secondo quanto afferma Doctor, in un range compreso tra i 5 e i 15 minuti. Ergo, il tablet può costituire il percorso più naturale per recuperare la redditività che ha da sempre contraddistinto la carta e che non è mai stata raggiunta in in proporzioni percentualmente significative dall’online.
La disponibilità di una versione digitale tablet-like offre, inoltre, l’opportunità di ridefinire il rapporto con il lettore stabilendo dei pacchetti di abbonamento che permettono di incentivare e consolidare il prodotto digitale. Quest’ultimo, secondo Doctor, può diventare l’offerta primaria che traina l’accesso ai contenuti di tutte le altre piattaforme di distribuzione, carta, web e smartphone. Il termine coniato dagli americani per quest’ultimo approccio è All Access Model: rendere l’utente consapevole della possibilità di accedere ai contenuti complessivi di una testata nelle diverse modalità che possono essere più appropriate al suo stile di vita quotidiano.
La conclusione di Doctor è che il tablet crea le premesse per impostare una politica editoriale del tutto differente rispetto a quella contraddittoria che si è sviluppata a causa dalla dualità e conflittualità espressa dal rapporto carta-online. Politica che potrebbe riequilibrare le sorti dell’editoria prospettando una futura sostenibilità economica trasversale a una differente tipologia di piattaforme di distribuzione.
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