Spesso ci si dimentica di come Julian Assange, prima di diventare un hacker e iniziare la sua battaglia per la trasparenza dell’informazione, sia stato anche un giornalista. Nonostante si trovi tutt’ora agli arresti domiciliari in Inghilterra in attesa del giudizio finale sulla sua estradizione, il fondatore di Wikileaks ha annunciato che condurrà un suo show televisivo composto da dieci dialoghi con altrettanti pensatori globali contemporanei, rivoluzionari e personalità politiche cardine della scena pubblica. L’ispirazione per tornare al giornalismo dall’altro lato della barricata, stando a quanto dichiarato tramite un annuncio sulla piattaforma di whistleblowing, nascerebbe dai sommovimenti venuti in superficie nel corso del 2011 grazie alla Primavera araba e alle manifestazioni dei movimenti #Occupy che a detta dell’attivista australiano avrebbero messo in discussione l’ordine globale, facendone tremare le istituzioni più rappresentative.
Assange punta a illustrare il mondo per come sarà, dandogli forma insieme alle persone che lo stanno cambiando in quella direzione. “Si tratta di un’opportunità esaltante di mettere in luce la visione dei miei ospiti con uno show che ne analizzi il pensiero e le battaglie in modo più chiaro e profondo di quanto non si sia mai fatto prima”, si può leggere nel comunicato. La serie consterebbe di dieci episodi da mezz’ora, trasmessi settimanalmente; finora però non è ancora trapelato nulla su dove sarà possibile assistere al programma, né è stato dichiarato quali network lo manderanno in onda, né è possibile sapere chi saranno i protagonisti.
I riferimenti sono scarni anche sul sito di Wikileaks dove si fa riferimento solo alla mail della Quick Roll Productions, una casa di produzione che di sè, tramite il suo sito, dice solo di occuparsi di produzioni video per il broadcasting e i nuovi media. Sempre secondo il comunicato diramato da Assange, i primi accordi per la trasmissione della serie di interviste garantirebbero una audience di circa 600milioni di persone, attraverso la tv via cavo, digitale, satellite e Rete. Trattandosi di Assange, è difficile stabilire con precisione dove finisca la verità e dove cominci la leggenda. Già in passato il biondo australiano ha però dato prova di imprevedibilità e destrezza nel saper sfruttare la comunicazione di sé stesso proprio nei momenti di stanca ed è da molto tempo che Wikileaks non torna a far parlare di sè su larga scala: qualcosa potrebbe insomma bollire in pentola, dato che da diverso tempo Assange è scomparso dall’agenda dei media mainstream, offuscato dalle sue vicende giudiziarie. Che la battaglia per la trasparenza stia per spostarsi, paradossalmente, in televisione?