New York Times Co. ha deciso: in vendita Boston Globe, testata regionale storica del gruppo, vincitrice di ben 22 Pulitzer. Ma non solo, in realtà l’operazione si estende a tutto ciò che rimane del settore regionale del gruppo: si vende l’intero New England Media Group, che include The Boston Globe, Bostonglobe.com, The Worcester Telegram & Gazette, Boston.com, Telegram.com e GlobeDirect.
L’operazione è l’ultima di una lunga serie di dismissioni di testate regionali, culminata nel dicembre 2011 con la vendita, per 143 mln di dollari di 16 testate regionali del gruppo ad Halifax Media Group. Come ha dichiarato Mark Thompson, presidente e CEO di The New York Times Company, “Il nostro piano di vendere il New England Media Group dimostra il nostro impegno a concentrare la nostra attenzione strategica e di investimento sul brand del The New York Times e sul suo giornalismo “.
Come dire: il prodotto è il NYT, punto. E sicuramente questo va nella direzione di quanto affermato da uno studio della prestigiosa Annenberg School for Communication and Journalism della University of South California (USC), secondo il quale sopravviveranno in formato cartaceo i quotidiani statunitensi con un audience di tipo globale, come il New York Times, USA Today, il Washington Post, ed il Wall Street Journal e le edizioni domenicali di alcuni quotidiani locali, dei quali potrà resistere la versione online, a patto che gli editori trovino il modo di sostenerla economicamente. Sempre secondo questo rapporto, la maggior parte dei quotidiani statunitensi cesserà la propria versione cartacea entro i prossimi cinque anni.
Concentrare le proprie risorse su un unico prodotto (ancorchè articolato e complesso come il Times) può davvero rappresentare una svolta decisiva nel lungo percorso che, da una crisi grave e travolgente sembrerebbe star portando, lentamente , il Times fuori dal tunnel. Perché fare una giornale globale in lingua inglese , parlata in 53 paesi del mondo, con un audience tra lingua madre e seconda lingua che supera il miliardo di persone, può essere di per sé un impegno industriale enorme.
Su questo binario si va probabilmente ad incanalare il risultato del Full Year del New York Times, così ben analizzato da Ken Doctor su Niemanlab.org, sul valore e sui molteplici significati del chiudere un bilancio in sostanziale pareggio (di questi tempi!). Ma il dato davvero significativo è costituito da un evento per così dire “storico”: con i circa 668.000 abbonamenti digitali nel 2012, sommati alle entrate delle copie cartacee vendute, le “revenues” del circolante (936mln $) hanno, per la prima volta, superato quelle della pubblicità (883 mln $).
Potrebbe essere il New York Times il primo quotidiano globale?
Allora se il mercato è globale, il pubblico potenziale come dicevamo supera il miliardo di individui, ed anche solo una infinitesima parte di questo disposta a pagare per un prodotto di qualità,la strategia potrebbe essere davvero vincente e dare una svolta significativa al modello di business.
Certo non sono operazioni per tutti. Ciascuna testata deve confrontarsi con un pubblico, una storia ed una vocazione, anche linguistica.
Sembra che, in quest’ottica di concentrazione di risorse, il NYT stia davvero interpretando un nuovo ruolo che la storia e l’evoluzione tecnologica, prima ancora che le scelte editoriali, gli hanno imposto.
In una economia globalizzata a tutti i livelli, dove la rete ha azzerato il tradizionale rapporto dimensionale spazio-temporale, una soluzione industriale di larga scala e grandi numeri, consentirebbe il superamento della crisi del modello economico tradizionale basato sulla pubblicità, contribuendo a dare alla testata una forza finora mai messa in campo in maniera cosi chiaramente consapevole: il proprio brand e la propria mission giornalistica.
Resta il problema di trovare un compratore per una testata prestigiosa come il Boston Globe. Prestigiosa ma un po’ in difficoltà con l’evoluzione verso il digitale e le sfide che la crisi del settore ha generato. Problemi , come sappiamo, abbastanza diffusi in un mondo dell’editoria ormai tramontato