Webdoc, la nuova frontiera del giornalismo “combinato”

31 Gennaio 2011 • Digitale • by

Il dibattito circa la salvezza dei giornali di carta minacciati dai concorrenti web, per esemplificare, è in fase di stallo ormai da diverso tempo e mentre gli studiosi di giornalismo, affiancati dagli editori, si interrogano sulla deadline, sul punto di non ritorno nato da questo distorto dualismo, ecco spuntare l’ultima tendenza del giornalismo. Non si trovano su carta, nemmeno a dirlo, ma online e sono una nuova forma di reportage o webdoc come è stato soprannominato. Niente carta, è vero, ma anche dalla carta trae la sua ispirazione, dalla carta si alimenta e alla carta torna a dare, sopra una piattaforma di infiniti vasi comunicanti. Lo schema può sembrare quello di un classico progetto web, un sito internet per intenderci ma all’interno c’è molto di più: si tratta di una piattaforma che mescola diversi generi, dalla cronaca aggiornata con notizie in tempo reale all’approfondimento con tanto di archivio. Poi immagini, foto, videoclip con tanto di interviste, appunti tecnici, animazioni, insomma, si legge, si guarda, si ascolta, si naviga e, se non puoi vederlo tutto d’un fiato niente paura: si riprende da dove si è lasciato.

Alcuni siti sperimentali prodotti alla fine del 2008 fecero storcere il naso a molti puristi dell’informazione, con tanto di accusa di eccessiva “spettacolarizzazione” di eventi, altri dissero che si era piegata l’informazione per meglio “accoppiarla” con la parte video del sito. Nulla di più lontano e basta dare una semplice occhiata a diversi esempi di web documentari per capire quanto innovativi siano tali strumenti d’informazione. Va pure precisato che per arrivare a livelli professionali, in questo genere, bisogna avere alle spalle un vero e proprio staff paragonabile ad una redazione di un quotidiano. A queste figure vanno poi aggiunte quelle dei videomakers, dei programmatori di siti web, poi fotografi professionisti e montatori video per la parte più tecnica in grado di fare siti come fossero videogiochi. E come dimenticare gli archivisti, figura indispensabile perché spesso, tali siti, propongono una memoria storica eccezionale degli eventi descritti.

Il territorio su cui si muove questa forma di giornalismo è ancora un territorio di frontiera ma sembra essere già molto apprezzato tanto da essere inserito in festival di giornalismo e di cinema con eccezionali risultati.

Un esempio su tutti è “Prison Valley“, un documentario interattivo che sfrutta al meglio il web per raccontare la storia di Canon City, Colorado, una città che vive e deve i suoi mezzi di sostentamento al carcere locale. Il progetto davvero unico incorpora video, social media, blog, e anche una applicazione mobile per IPhone. Tutto per raccontare, con taglio giornalistico, una storia unica che lasciamo scoprire al lettore. Il sito ha creato dibattiti, le storie narrate hanno portato le tv americane ad interessarsi del carcere, portando l’argomento in prima serata per essere sezionato da abili commentatori. Anche i giornali se ne sono occupati ampiamente, appunto prendendo nuova linfa dal web.

Un altro esempio di questa forma di giornalismo investe l’area medio orientale, con un racconto incredibile di vite divise da una striscia di terra ribelle : Gaza-Sderot. Uno schermo diviso in due narra tramite episodi da selezionare i momenti di vita delle rispettive parti, di due Paesi in guerra chiusi nei loro confini e pregiudizi verso chi considerano “il nemico”. Non si conoscono eppure abitano l’uno accanto all’altro, divisi ma non per sempre come dimostra questo webdoc. Le due città sono raccontate tramite interviste a uomini donne e bambini. I video, oltre 80 della durata di due minuti ciascuno, ritraggono  scene di  vita quotidiana, c’è lo sport, la musica, le passioni ed i dolori che pure provano a documentare le ragioni di tale odio. Le clip hanno sottotitoli in inglese, arabo, palestinese, francese e tedesco e possono essere visionati per cronologia, per personaggio o secondo il tema. Anche in questo caso la rete supporta l’inchiesta tramite social network, blog e commenti in diretta. Gaza- Sderot è un progetto diffuso da Arte.tv, il sito di ARTE, il canale culturale franco- tedesco in coproduzione con un’équipe israeliana – Alma Films/Trabelsi Productions in cooperazione con il College Sapir in Sderot, un’équipe palestinese – Ramattan Studios, una casa di produzione di documentari francese – Bo Travail! e l’agenzia di produzione interattiva Upian.com.

Altro esempio della serie arriva dall’Italia e affronta un problema che tutt’ora riempie le pagine della cronaca giornalistica italiana. Si tratta del terremoto in Abruzzo, a L’Aquila, sezionato dal sito www.fromzero.tv.  Su questa piattaforma – si legge nell’introduzione del progetto “possiamo seguire da vicino, al fianco dei protagonisti, quello che di solito non si vede e di cui non si parla: la vita quotidiana di chi affronta l’emergenza e lentamente costruisce una via d’uscita”. Si scandagliano le vite nella tendopoli tra gli operatori dell’emergenza, i medici e gli imprenditori che cercano di ricostruire e cittadini in attesa della casa. From Zero ha creato un archivio accessibile e condivisibile con tutti ed ogni giorno viene caricato un nuovo episodio.

Anche in questo caso, in più occasioni, i giornali hanno raccontato ciò che si poteva vedere solo via web, amplificando, dando risalto a particolari appena accennati.

Un lavoro spettacolare, all’interno del quale chi guarda non è solo “lettore” ma vero e proprio utente-spettatore, è la storia narrata in Honkytonk. Un racconto talvolta straziante di minatori cinesi che “scava dentro loro”, nella loro giornata tipo, fino ai cunicoli di buie miniere. Scegliete voi dove andare, che carrello prendere e a che ora.

Scegliete voi chi salutare, con chi intrattenervi e a chi chiedere informazioni. Questa è una frontiera che sta crescendo. Non si può improvvisare nel costruire tali opere, spesso costosissime, perché bisogna avere competenze specifiche. Il giornalista però torna a fare il suo mestiere di inchiesta, a raccontare le storie, mettendole a disposizione di un circuito in grado di mescolare diversi generi e che porta lontano rispetto al solito abusato dibattito sulla lotta per la sopravvivenza tra la carta ed il web.


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