In memoria di David Beriáin e Roberto Fraile, giornalisti uccisi in Burkina Faso

6 Maggio 2021 • Libertà di stampa • by

Il 27 aprile i giornalisti spagnoli Roberto Fraile e David Beriáin e l’attivista ambientalista irlandese Rory Young sono stati uccisi in un’imboscata in Burkina Faso. I tre uomini erano scomparsi il giorno precedente e le prime notizie indicavano la presenza di un gruppo armato nel Parco Nazionale di Arli, dove Fraile, Beriáin e Young stavano girando un documentario sul pericolo del bracconaggio e sugli sforzi dell’amministrazione nazionale per fermarlo. Secondo il CNI spagnolo (Centro Nacional de Inteligencia), gli omicidi sono stati perpetrati da jihadisti vicini ad Al Qaeda, situati nella zona centrale del Sahel.

In un primo momento, l’omicidio è stato attribuito ai bracconieri, pista poi esclusa data “la capacità di fuoco e i mezzi utilizzati” nell’attacco contro il convoglio. L’attacco è avvenuto intorno alle 9, sulla strada tra Fada N´Gourma e Pama. Il convoglio di mezzi era composta da due furgoni e circa 20 motociclette su cui viaggiavano giornalisti, agenti ambientali e una scorta di sicurezza militare.

Professionisti e media nazionali hanno risposto alla morte di entrambi i giornalisti. Il giornalista spagnolo Antonio Pampliega, amico di Roberto Fraile, ha chiesto dal suo account Twitter di prendersi cura dei giornalisti nelle zone a rischio, dicendosi “stanco di perdere amici”. La Facoltà di Media Studies dell’Università Complutense di Madrid ha tenuto un minuto di silenzio in memoria dei due giornalisti morti, sollecitata dal professore e segretario generale di Reporters Without Borders (Rwb) in Spagna, Alfonso Bauluz.

Beriáin, 44 anni, aveva coperto le guerre in Afghanistan e Iraq per il quotidiano La Voz de Galicia. Nelle parole del suo professore Pablo Sapag, che è stato anche corrispondente per la TVE: “David è stato uno studente brillante che ha sorpresi tutti nel 2003, coprendo, per un giornale galiziano, l’invasione e la guerra in Iraq”. Beriáin si è anche occupato dei conflitti in Afghanistan e Congo, e ha intervistato le fazioni delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) nella giungla colombiana, alla ricerca dei loro collegamenti con il traffico di droga. Inoltre, è stato anche autore del documentario “Percebeiros”, che ha ricevuto un premio Goya (gli Oscar spagnoli). Per Sapag, Beriáin “ha dimostrato come sia possibile controllare la propria soggettività, se l’obiettivo è poter conoscere in tutta la sua complessità cosa c’è dietro un leader militare delle FARC, i talebani afgani o un marine statunitense”.

Roberto Fraile, 47 anni, padre di due figli, era già stato ferito in precedenza in Siria. Fraile Ha alternato il suo lavoro di cameraman televisivo regionale con viaggi internazionali per il reportage. Alfonso Bauluz ha ricordato che Fraile “lavorava per passione giornalistica”. Fraile Aveva collaborato con Beriáin in una serie di servizi chiamati “Clandestino”, trasmessi in Spagna dal canale DMAX. “Se ti dedichi a questo, devi essere molto chiaro su cosa vuoi fare e dove vuoi andare, conoscendo il rischio che questo comporta” aveva dichiarato Fraile nel documentario “Die to tell”, di TVE.

Nel 2020, 50 giornalisti sono stati uccisi in tutto il mondo perché volevano avvicinarsi alla verità. In molte occasioni le loro condizioni di lavoro erano precarie: liberi professionisti e freelance che devono autofinanziare i loro viaggi, sperando che una volta tornati dalla zona di conflitto possano vendere il loro lavoro perché il mondo conosca realtà che altrimenti sarebbero trascurate.

Articolo tradotto dall’originale spagnolo

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