Il futuro prossimo del giornalismo francese

27 Gennaio 2015 • Editoria • by

Dopo l’attacco alla redazione parigina del settimanale Charlie Hebdo, la Francia e il suo giornalismo si sono trovati nel mezzo di un’atmosfera terribile per la libertà di espressione, di satira e di stampa. Preso atto della tragicità della situazione, ecco sei scenari per il giornalismo francese per il 2015: solidarietà, la svolta verso il mobile, il cammino verso le notifiche push, l’equazione scomoda tra tv e Web, il ritorno delle newsletter e l’ascesa dell’intelligenza artificiale nelle redazioni.

Solidarietà
Liberation ha accolto i superstiti della redazione di Charlie Hebdo nei suoi uffici e il governo francese ha contribuito con un milione di euro alla realizzazione del primo numero dopo la strage. Allo stesso modo, France Television, Radio France e il gruppo Lagardere hanno offerto il loro aiuto, risorse umane e i loro canali per sostenere il settimanale.

“Perché la penna supera sempre la barbarie, perché la libertà è un diritto universale. Per via del vostro sostengo, Charlie sarà di nuovo in edicola la prossima settimana” si leggeva sul sito di Charlie Hebdo, ridisegnato in nero. Come è noto, il numero è uscito con nuove vignette realizzate dalle vittime come Tignous, Charb, Cabue Wolinski. Un modo di sostenere ancora come la loro libertà non fosse morta.

La svolta verso il mobile
“Online, il mercato è già maturo e l’utilizzo di Internet in mobilità sta esplodendo”, ha dichiarato Antoine Clément, former Executive Deputy General Manager di Next Interactive durante l'”Assises du journalisme” che si è tenuta a Metz lo scorso ottobre. E i dati confermano il suo punto di vista: in Francia, infatti, il 75% delle app ha fatto registrare un sensibile incremento di traffico, mentre il 60% dei siti ha perso terreno, come riportato in uno studio recente di At Internet. In particolare, il 50% del traffico del giornale sportivo L’Equipe proviene ora dal mobile, ha dichiarato Fabrice Jouhaud, Editorial Manager della testata. A Le Monde, invece, già due anni fa il mobile ha superato il traffico desktop in termini di click.

Con il 43% dei francesi che utilizza i telefoni per navigare in Internet, gli editori devono rendersi conto della provenienza del consumo delle loro notizie online. Nel 2015, quindi, converrà concentrarsi sugli standard mobile, come dichiarato dall’ex Cto di Facebook Bret Taylor già nel 2012: “Facebook mobile è quello che Mark Zuckerberg avrebbe fatto nel dormitorio di Harvard se solo la tecnologia necessaria fosse esistita allora”.

La battaglia per le notifiche push
Il 22 dicembre 2014 ho ricevuto nove notifiche di breaking news da parte di BFTM Tv, otto da Le Point e Le Figaro, quattro da Le Monde, altrettante da France Tv, cinque da Europe1, altre otto da L’Express e sette da France Info. E il 22 dicembre non era un giorno speciale o con big news. Il numero alto di notifiche ricevute è la dimostrazione lampante della guerra per le notifiche push in atto tra le redazioni francesi per accaparrarsi l’attenzione degli utenti mobile.

Nel 2014, in tutto il mondo, “gli utenti che attivano le notifiche push hanno un tasso di memorizzazione tre volte più alto di quelli che non le utilizzano”, si legge in uno studio di Localytics. Questa strategia vale ovviamente anche in Francia: se inviata con cura, infatti, una notifica push può portare tra le 20 e le 30mila visite a un’app di notizie.

Questa è una grande sfida per gli organi di stampa francesi, perché devono comprendere le reali necessità dei loro utenti, segmentarli in diverse categorie in modo da personalizzare le notifiche da inviare e inoltrarle al momento giusto della giornata. Tutto questo, insieme, aumenterà l’engagement e costruirà connessioni più forti, oltre che maggiore fiducia, tra i giornalisti e i lettori.

L’equazione complessa tra la televisione e il Web
Vedremo mai un programma tv che riesca davvero a mischiare la cultura digitale ai format tv? In Francia ci sono diversi esperimenti già in onda, provenienti dal Web, a cominciare da Le Point quotidien di France 4, realizzato insieme a Vice. Nonostante la collaborazione con la testata americana, però, il format non è r’n’r come si potrebbe pensare: “il Web è libero, aperto, ribelle, mentre la televisione è all’opposto: calibrata, istituzionale. In sostanza, dobbiamo mischiare il fuoco con l’acqua”, ha dichiarato Cyrille del Lasteyrie, producer di France 5.

I produttori televisivi francesi non sono molto aperti al cambiamento, nonostante le trasformazioni dell’era digitale. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la televisione “rimane lo strumento preferito per vedere i programmi live”, stando a quanto descritto in un report di Crédoc (the French Reserch Center on living conditions), secondo il quale ben il 93% dei telespettatori in Francia ha mantenuto queste abitudini in fatto di consumo mediale. Allo stesso tempo “c’è bisogno di sviluppare una nuove nomenclatura che si adatti al mondo multipiattaforma e multiscreen”, ha detto a Mashable Roy Sekoff, Presidente di HuffPost Live. Secondo Mouloud Achour, producer della piattaforma Clique Tv, invece, “Internet, la televisone: non significano nulla oggi: le persone osservano solo degli schermi”.

Il ritorno della newsletter
Pensavamo che questo formato fosse vecchio, ma sembra che il 2015 segnerà il ritorno della newsletter. Grazie a progetti francesi come Time To Sign Off e Brief.me, lanciato di recente da Laurent Mauriac, già a Liberation e Rue89, le news possono viaggiare di nuovo e facilmente via mail. Questo approccio consente ai lettori, spesso molestati e travolti da un flusso continuo di notizie, di avere un momento di tregua per accedere alle news più importanti e scegliere quando leggerle, aprendo la propria inbox. “Ne abbiamo bisogno come non mai”, ha scritto a questo proposito Mathew Ingram su GigaOm, “il punto, ora, è che più ampia diventa la tua offerta, meno di valore sarai per ogni tuo lettore individuale […], quindi come procedere se sei già una realtà editoriale ampia come un giornale? Si pensi a tutte le nicchie di interesse e i micro-mercati in cui si potrebbe segmentare la propria offerta e si pensi a tutto il lavoro di curation da applicarci”.

L’ascesa dell’intelligenza artificiale
I robot possono parlare come presentatori tv e gli algoritmi possono selezionare e produrre contenuti scritti: le potenzialità dell’intelligenza artificiale sono enormi e tutti i settori del giornalismo dovrebbero abituarsi a vedere dei robot tra i propri colleghi. Negli Usa, Forbes e il Los Angeles Times hanno pubblicato articoli scritti da software, ma in Francia ci sono state più riserve da questo punto di vista e i “robot” sono stati implementati solo per l’uso dei social media. France Tv Info, ad esempio, ha utilizzato un ‘Twitter bot’ per aiutare gli elettori a sapere i risultati delle elezioni locali nel marzo del 2014, twittati non appena disponibili.

L’Equipe, invece, usa un sistema simile per fornire i risultati calcistici in tempo reale. Emmanuel Montecer, community manager del giornale, ha detto che in questo modo è possibile generare molto traffico verso il sito del giornale: L’Equipe aveva tra i 50 e i 70 milioni di visitatori mensili, di cui solo 1 milione circa proveniente da Twitter quando è stato lanciato il servizio automatico.

Inoltre, l’automatizzazione può alleggerire il carico di lavoro sulla redazione, che riceve circa 10mila mention su Twitter ogni mese, il 70% delle quali ha a che vedere con il calcio. Quale sarà il prossimo passo? L’Equipe sta pensando ad automatizzare anche alcuni contenuti relativi al rugby, mentre grandi network tv come France Television of TF1 usano Wibbitz per produrre contenuti real time.

 Articolo tradotto dall’originale inglese

Photo credits: valentinacala / Flickr CC

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