Corriere del Ticino, 07.06.2011
Una giornalista del secondo quotidiano più venduto della Repubblica Ceca – MF Dnes (Today) – non poteva credere che il suo giornale dedicasse uno speciale di sette pagine al matrimonio reale di William e Kate e solo due all’arresto di Ratko Mladic, criminale internazionale ricercato da tempo per crimini contro l’umanità. D’altra parte quale giornale mainstream europeo non ha dato rilievo al matrimonio reale, mettendolo al primo posto della sua agenda mediatica e sacrificando per questo altre notizie? E chi tra i lettori non ha sentito parlare di Pippa, del vestito da damigella di Pippa, del lato B di Pippa, di quanto è bella Pippa? Ma chi è Pippa? E che cosa avrebbe fatto di tanto speciale per tenere banco intere settimane sui maggiori quotidiani di informazione?
Pippa, vero nome Philippa Middleton, è la sorella di Kate Middleton, neosposa di William. E il suo grande merito è stato quello di fare da damigella alla sorella durante il matrimonio, indossando un vestito perfetto e mostrando a tutti di essere una bella donna. È abbastanza per giustificare il fatto che ad un mese dall’evento il Corriere della Sera, ma anche altri quotidiani, continui a parlare in modo ossessivo di lei citando per esempio la sua presenza al torneo di tennis del Roland Garros? Per un giornale di gossip forse, ma per un giornale di qualità non proprio.
Eppure questo sembra il modo in cui i media ragionano e agiscono oggi. Ne è convinto Kurt W. Zimmermann, editorialista della Weltwoche e autore del volume di recente pubblicazione “Titoli sensazionalistici, scandali, scoop. Come agiscono media e giornalisti oggi” ( “Schlagzeilen, Skandale, Sensationen. Wie Medien und Journalisten heute agieren” ) edito da Orell Füssli, secondo il quale nel circo dell’informazione tutto ruota intorno a titoli sensazionalistici, alla spettacolarizzazione delle notizie e agli scandali. I media lottano per l’attenzione che scaturisce dai contenuti, si addensa in una storia. Più controversi sono i contenuti tanto più alta è la chance di carpire, suscitare l’attenzione del pubblico. E per questo sacrificano sempre di più il loro bene primario – l’informazione – e tendono verso una sempre maggiore spettacolarizzazione.
Un esempio per tutti lo scandalo del giornalista Jörg Kachelmann accusato di violenza sessuale. Secondo Walter Bosch, ex caporedattore del giornale scandalistico Blick e direttore di Ringier, un caso come questo qualche anno fa sarebbe stato di competenza esclusiva del Blick, mentre quotidiani come la Neue Zürcher Zeitung e il Tages-Anzeiger avrebbero dedicato alla notizia al massimo qualche riga. Oggi invece mandano i loro giornalisti a seguire il processo per intere settimane. «Bisognerebbe tornare a puntare sulla qualità dei contenuti». E i giornalisti dovrebbero tornare ad essere più aperti e meno vittime delle loro tesi.
Fa scuola l’arresto dell’ex direttore del Fondo monetario internazionale Strauss-Kahn. Media e giornalisti lo hanno già condannato seppur la giustizia non si sia ancora pronunciata in merito ed il loro lavoro, come ha scritto Fabio Pontiggia qualche giorno fa, dovrebbe essere quello di riferire i fatti nudi e crudi. Quando ero capo redattore al Blick – si legge sempre nell’intervista di Zimmermann a Bosch- avevo creato un regolamento redazionale interno al giornale nel quale si ricordava a noi giornalisti che «non siamo giudici», il nostro compito non è quello di giudicare ma di informare. Naturalmente si possono commettere degli errori, accadeva anche ai miei tempi. «Ma sa qual è la differenza rispetto a oggi? Che per i nostri errori riuscivamo ancora a vergognarci».
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