Come cambia il fact-checking online e in tv

8 Aprile 2016 • Etica e Qualità, Più recenti • by

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Emanuele Amighetti / EJO

Perugia – Gli attacchi terroristici a Brussels hanno riportato ancora una volta l’attenzione degli organi di stampa sull’importanza vitale del fact-checking e della verifica dei contenuti in situazioni di breaking news. All’International Journalism Festival di Perugia, in un panel dedicato a questi temi, si è discusso di errori giornalistici e verifica dei contenuti Ugc a partire dai risultati della recente ricerca dell’American Press Institute sul fact-checking, presentati da Mark Stencel. Dalla discussione sono emerse alcune esperienze europee molto interessanti per il controllo e la verifica delle notizie.

Julien Pain di France 24 ha presentato il lavoro del team Les Observateurs che, per l’emittente francese, si occupa di verificare contenuti video e immagini raccolte con gli smartphone e postate sui social media. Il team, oltre a fornire il servizio di verifica per i giornalisti di France 24, si occupa anche di fare debunking di errori giornalistici commessi da altre testate. A Perugia, Pain ha presentato come esempio il caso di un video mandato in onda da France 3 come presunta prova di un massacro avvenuto in Burundi che in realtà riguardava un altro evento. “Il fact-checking non è una cosa da specialisti”, ha detto Pain, “ogni giornalista deve essere in grado di svolgere questo lavoro”.

Itziar Bernaola di El Obietivo, programma tv di La Sexta TV che si occupa di politica ed economia con un’attenzione particolare per il fact-checking, ha invece toccato il tema dal punto di vista del piccolo schermo. “Il fact-checking funziona bene in tv, noi ad esempio dedichiamo 10 minuti del nostro programma alla verifica delle notizie e durante questo momento la nostra share spesso aumenta”, ha spiegato Bernaola.

Il vantaggio di svolgere il lavoro di debunking in televisione è il poter raggiungere velocemente il grande pubblico con una pervasività più forte di quella di altri media, ha spigato la giornalista spagnola. In particolare, El Obietivo si occupa di verificare le dichiarazioni dei politici spagnoli e, nel caso dei dibattiti durante le campagne elettorali, si occupa di fare debunking in diretta.

“Il movimento del fact-checking rispecchia i trend che stanno avvenendo nel giornalismo nel complesso”, ha spiegato invece Giovanni Zagni dell’italiano Pagella Politica. E il movimento si sta allargando e sta testando nuovi approcci: in occasione del G20 ad Antalya lo scorso novembre, ad esempio, si è tenuto un “Factcheckaton” in cui 12 giornalisti (di 10 testate di diversi paesi) hanno seguito l’evento con l’intento specifico di verificare le dichiarazioni dei delegati presenti al summit. Un approccio simile è stato lanciato anche in occasione delle crisi dei migranti con #RefugeeCheck, un progetto che ha prodotto alcune mini-clip in cui venivano verificate dichiarazioni politiche sull’immigrazione, trasmesse poi da Heute Plus e ZDF. La crescita del fact-checking, ha ricordato Zagni, è testimoniata al meglio dalla creazione dell’International Fact Checking Network di Poynter, cui fanno capo le maggiori istituzioni che si occupano di verifica delle notizie.

Mevan Babakar di Full Fact ha invece parlato di fact-checking dal punto di vista tecnologico. Full Fact, ad esempio, sta lavorando all’automazione del processo di verifica delle notizie al fine di renderlo più veloce e preciso. L’organizzazione si occupa di archiviare dichiarazioni errate e mostra quante volte queste sono state sostenute in pubblico, quando e da chi e se sono state sostenute con dati attendibili. “Con questo approccio possiamo intervenire in modo veloce, perché una volta che una dichiarazione è stata verificata e archiviata, possiamo accedere al nostro archivio istantaneamente”, ha spiegato Babakar.

Quello dell’automazione è uno dei trend più crescenti nella verifica delle notizie e alcune startup stanno già lavorando in questo senso. Una delle sfide più urgenti per il futuro, hanno concordato tutti i relatori, sarà trovare un approccio di verifica in grado di rispondere alla valanga di contenuti che arriveranno dai social ora che il livestreaming video sta prendendo piede anche su Facebook.

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