Un nuovo studio di Women in Journalism rivela una scioccante mancanza di diversità nei media britannici. Secondo i risultati del rapporto “A Week in British News”, infatti, di 174 firme di articoli in prima pagina analizzate, solo una su quattro appartiene a donne. Totalmente assenti, invece, dalle prime pagine incluse nel report, i nomi di giornalisti e giornaliste nere/i.
Realizzato da ricercatori ed ex studenti della City, University of London, lo studio rivela come, durante la settimana di analisi, solo il 30% degli 877 esperti invitati a presenziare nei notiziari televisivi era composto da donne. Inoltre, su un totale di 723 apparizioni radiofoniche in prima serata, solo quattro erano di reporter donne nere. Tra il 13 e il 19 luglio, gli autori del report hanno analizzato le prime pagine di tutti i principali quotidiani britannici, hanno guardato tutte le trasmissioni di informazione di diversi canali televisivi e ascoltato circa 100 ore di copertura radiofonica.
Le principali storie durante la settimana di ricerca includevano l’erezione di una statua del movimento Black Lives Matter (BLM) per sostituire il monumento di Edward Colston abbattuto a Bristol, il blocco a Huawei per la rete 5G del Regno Unito, le mascherine diventate obbligatorie nei negozi e l’annuncio della sentenza che ha consentito a Shamima Begum (una cittadina britannica che si era unita all’ISIS nel 2015, ndr) di tornare nel Regno Unito. Per raccogliere i dati, i ricercatori hanno identificato l’etnia e il genere dei giornalisti e delle giornaliste, delle persone citate, degli e delle host, dei e delle reporter e di tutti gli ospiti invitati in trasmissione. Le persone individuate sono state contattate per confermare la loro etnia e il loro genere.
La Professoressa Jane Martinson, che insegna giornalismo finanziario presso la City e ha coordinato lo studio, esorta le organizzazioni mediatiche a monitorare le loro scelte redazionali ed editoriali e ad adottare misure pratiche per migliorare notevolmente la diversità: “questa istantanea dei media britannici mostra come questi ultimi non riescano a rappresentare tutti i settori della società. Piuttosto che belle parole, il settore deve agire in base ai dati e prendere provvedimenti, se vuole rimanere rilevante”.
Dove sono le donne e gli ospiti non bianchi?
Il rapporto ha rilevato che quando a ospiti non bianchi veniva chiesto di comparire come esperti nei notiziari radiofonici o televisivi, questo avveniva per lo più nel contesto di storie relative alla razza. Più della metà delle apparizioni di ospiti neri o appartenenti a minoranze (black, Asian and minority ethnic – BAME) in televisione sono avvenute durante la copertura giornalistica di comunità e paesi non bianchi, o in relazione ad argomenti come colonialismo o il movimento BLM.
Le giornaliste donne sono apparse in TV meno della metà delle volte in cui le loro controparti maschili erano invece presenti. E dei 709 giornalisti e giornaliste presenti sullo schermo durante la settimana, solo il 43% erano donne. Persino la trasmissione di punta della BBC Newsnight non è riuscita a invitare un solo ospite esperto non bianco nel periodo coperto dallo studio. In radio, ogni singolo presentatore in prima serata su LBC era bianco e tutti i 27 slot erano occupati da uomini, tranne quelli di Shelagh Fogarty alle 13-16 e di Rachel Johnson alle 18-19 del venerdì.
Su 119 reporter presenti nei programmi in prima serata di LBC, solo il 23% erano donne e ognuna di queste era bianca. Dei 723 giornalisti presenti nei 133 telegiornali analizzati, solo il 2% erano neri, il 92% bianchi e il 63% uomini. Coral James O’Connor, docente e Diversity co-lead presso il Dipartimento di giornalismo della City, ha dichiarato: “i risultati della ricerca dimostrano ciò che abbiamo sempre saputo. Quello che occorre sapere ora è cosa sarà fatto per cambiare questo stato di cose e come faranno i leader del settore a compiere il primo passo in direzione di un cambiamento sostenibile e duraturo. L’evidenza è chiara, la domanda è: cosa succede ora?”.
Il report completo, “A Week in British News”, pubblicato da Women in Journalism e dall’Università di Westminster, in collaborazione con City, University of London, è disponibile qui.
Articolo tradotto dall’originale inglese
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