Il Fatto, nasce la nuova dimensione internet

28 Aprile 2010 • Digitale, Giornalismo sui Media • by

Dopo il successo del prodotto cartaceo il quotidiano diventa anche un vero giornale online

Il Fatto avrà un futuro online. E’ quanto afferma Lorenzo Fazio, fondatore della casa editrice Chiarelettere e azionista del quotidiano diretto da Antonio Padellaro.  “Sin dalla sua creazione, nel settembre 2009, il giornale ha sempre creduto in un percorso parallelo carta-internet, ha raccontato Padellaro durante il Festival del Giornalismo di Perugia. All’inizio si era anche presa in considerazione l’ipotesi di debuttare solo ed esclusivamente con un giornale online, operazione meno rischiosa dal punto di vista economico, ma alla fine ha prevalso la decisione di puntare sulla carta, riservando al web una funzione complementare in stile blog“. Adesso le cose stanno per cambiare e internet è destinato a diventare  il naturale mezzo di espansione.

A partire da giugno, il giornale avrà un vero sito online, ilfattoquotidiano.it. Direttore sarà Peter Gomez, uno dei giornalisti di punta de Il Fatto. Si partirà con una fase di sperimentazione per poi arrivare in autunno a un assestamento pressoché definitivo della piattaforma. Se la presenza su web è stata finora di basso profilo, con investimenti dirottati primariamente sulla carta, “adesso, dice Gomez, vogliamo giocare su internet alla grande e la partecipazione del pubblico sarà essenziale”. La volontà è riuscire a essere efficaci soprattutto attraverso un utilizzo virtuoso dei media sociali come twitter, facebook e derivati; esportare i contenuti nella rete, coinvolgere i lettori. “Ci saranno delle modalità sorprendenti che renderanno possibile tutto questo, afferma il giornalista. Inviare video, filmati, registrazioni, la partecipazione del pubblico sarà vitale ed essenziale per sviluppare un dialogo di successo sulla rete. Vi sarà una piattaforma blog che consentirà di aprire spazi informativi autonomi e gli interventi più interessanti, affidabili e credibili saranno riportati in home page. La dimensione dei social network sarà più importante dello stesso web e le opinioni avranno un ruolo di primo piano. Mai e poi mai sul nostro giornale online comparirà la scritta riproduzione riservata. I contenuti devono essere liberi di circolare, nessuna frontiera”.

Per quanto riguarda la fonte dei ricavi, sarà l’unica in questo momento possibile: la pubblicità. Non esiste nessuna ipotesi di introdurre balzelli di accesso ai contenuti. Nulla è però stato detto sul modo in cui Il Fatto vorrà gestire il rapporto carta-online. Quale sarà l’equilibrio editoriale tra i due diversi canali di informazione? Se sul sito online confluirà l’intero contenuto della carta quale sarà il messaggio che verrà passato a coloro che attualmente pagano per l’abbonamento cartaceo? Interessante sarà capire come l’editore riuscirà a sostenere il conto economico della carta e, contemporaneamente, quello di internet. E’ prevista un exit strategy per il prodotto cartaceo? In prospettiva, dice Fazio, è l’online ad essere la carta del futuro. Affermazione che suggerisce come la carta sia per il momento stata funzionale all’iniziale diffusione del Fatto e a un consolidamento di uno zoccolo duro di lettori, ma che sempre più, nel medio e lungo periodo, sembra possa rivestire un ruolo strategico in un percorso di crescita del web.

Inizia così una vera a propria nuova avventura per il quotidiano che ha rappresentato la vera sorpresa editoriale di questi ultimi anni. Il fatto, dichiara Padellaro, vende oggi una media di 100 mila copie in edicola e ha raggiunto un numero di abbonamenti superiore ai 40 mila. Numeri di tutto rispetto in considerazione della crisi generale che, al di là degli effetti negativi dovuti alla scarsità di investimenti pubblicitari, ha prodotto un generale calo delle vendite e un’emorragia di lettori a livello nazionale. Carta o online? “Il mezzo, dice Gomez, è assolutamente ininfluente; il successo e l’apprezzamento del pubblico dipendono in larga misura dalla capacità di raccontare cose originali e la storia del Fatto dimostra che, nonostante le difficoltà del mercato, esistono spazi di affermazione”.

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