Dentro le partnership di Facebook con i media

15 Dicembre 2017 • Digitale, In evidenza • by

rulenumberone2 / Flickr CC / BY 2.0

Nelle scorse settimane ci siamo occupati del rapporto molto stretto tra Facebook e le testate giornalistiche diventate sue partner per il test di alcuni suoi nuovi prodotti e servizi, sottolineando anche come queste partnership, anche economiche, avessero generato una “dipendenza” da Facebook per le testate coinvolte. Per approfondire il tema, abbiamo incontrato Édouard Braud, Head of Media Partnerships per l’Europa meridionale di Facebook, al fine di discutere la strategia di collaborazione con la stampa dell’azienda di Mark Zuckerber.

Qual è il suo ruolo a Facebook?
“Il responsabile delle partnership mediatiche ha il compito di connettere l’ecosistema mediatico nel suo insieme con i team di Facebook, in particolare con quelli responsabili della produzione. La nostra missione internazionale è rappresentare al nostro interno i media di tutto il mondo da soddisfare i loro bisogni e fare da eco alle problematiche che devono affrontare. Il nostro obiettivo è quindi quello di costruire una piattaforma che permetta ai media di creare valore accompagnando quanti fra loro lo desiderano nella loro trasformazione digitale”.

Come vengono perseguiti questi obiettivi?
“Ciò viene fatto grazie a una serie di iniziative conosciute nel loro insieme come Facebook Journalism Project. Ad esempio, organizziamo conferenze dove incontriamo i media e presentiamo le nostre innovazioni, come è accaduto lo scorso dicembre a Parigi. È una possibilità per loro di conoscere, fra gli altri, il nostro team tecnico. Inoltre forniamo quotidianamente consigli in modo che i media possano utilizzare al meglio la nostra piattaforma. Inoltre, discutiamo ogni questione con i manager dei media, fornendo loro delle soluzioni. L’obiettivo è creare e testare insieme strumenti che soddisfino i loro bisogni. Ci sono anche molte compagnie mediatiche che ci contattano di propria iniziativa con specifici progetti in mente”.

Il sostegno economico dato alle testate è una pratica diffusa ed è destinata a continuare in futuro?
“Il nostro ruolo nella quotidianità è lavorare fianco a fianco con i media allo sviluppo di strumenti finalizzati all’arricchimento della loro esperienza su Facebook. Questo consiste in molti scambi e fasi di test durante le quali abbiamo l’occasione di fornire un compenso ai nostri partner. Questi media investono del tempo per usare i nostri nuovi prodotti e condividere il loro parere con noi e quindi ci sembra più che normale che ricevano un qualche tipo di compenso in cambio. Questo avviene sempre in modo temporaneo durante le fasi di sperimentazione”.

Édouard Braud

Ci sono altre modalità di compensazione in programma per il futuro?
“Per il lancio della nostra piattaforma video Watch negli Usa, abbiamo concluso accordi di collaborazione con compagnie mediatiche e produttori. In questo caso non si tratta di compenso, ma di un piano di co-sviluppo di certi contenuti. Desideriamo testare l’interesse degli utenti per formati video innovativi”.

Le aziende mediatiche producono una vasta quantità di contenuti appositamente per Facebook, contenuti che vi permettono di generare significativi introiti pubblicitari. Attraverso quali canali possono monetizzare o quale modello di business è disponibile per i media sulla vostra piattaforma?
“Con gli Instant Articles, ad esempio, cerchiamo di conciliare l’esperienza degli utenti con la questione della monetizzazione. Siamo partiti dalla constatazione che i media faticano a fornire ai propri utenti un’esperienza mobile soddisfacente, il che ci ha condotto all’idea degli Instant Articles, che garantiscono un tempo di caricamento molto breve e una lettura fluida. Presto, però, gli editori ci hanno detto che la monetizzazione era per loro insufficiente. Per questa ragione abbiamo lavorato in questa direzione arricchendo i formati pubblicitari; all’oggi, media come Liberatiòn, ne sono molto soddisfatti. Altri editori che fanno parte del Facebook Journalism Project ci hanno chiesto di lavorare sulle sottoscrizioni; questo ci ha portati a condurre un test che rende gli Instant Articles compatibili con i loro paywall”.

Esistono al momento riflessioni su una più equa divisione degli introiti pubblicitari?
“In collaborazione con diverse aziende mediatiche stiamo testando un formato mid-roll per i video, grazie al quale, invece che all’inizio della sequenza, la pubblicità appare dopo circa 20 secondi. In futuro le compagnie mediatiche potranno beneficiare dei profitti resi possibili da questo nuovo formato. Un altro esempio: abbiamo sviluppato uno strumento pubblicitario per permettere agli editori di creare contenuti branded su Facebook e di trattenere tutti gli introiti pubblicitari derivanti da questi contenuti”.

Si sente sempre più spesso dire che i media sono “Facebook-dipendenti”. Cosa ne pensa?
“Facebook non ha intenzione di tenere in ostaggio i propri partner. D’accordo con gli editori stiamo cercando nuovi modi in cui essi possono creare valore sulla nostra piattaforma generando al tempo stesso più introiti pubblicitari e più traffico sui loro siti o ambienti di proprietà. Nessun media è tenuto prigioniero: se vogliono smettere di utilizzare la nostra piattaforma o i nostri prodotti come gli Instant Articles, basta un click. Inoltre, questi strumenti sono sempre co-sviluppati per rispondere a domande specifiche formulate dai media stessi. Questa strategia può includere anche iniziative volte a sviluppare la visibilità di un media o cose come predisporre un pop-up dentro un Instant Article che incita il lettore a scaricare l’app della testata o creare soluzioni che aiutino a raccogliere indirizzi email”.

I cosiddetti «piccoli» media spesso faticano a seguire il ritmo e a soddisfare i requisiti della piattaforma. Quali soluzioni ci sono per loro?
“Noi lavoriamo con media di tutte le dimensioni, grandi o piccoli. Sareste sorpresi dal numero di media con cui lavoriamo e anche i più piccoli sono i benvenuti. Il miglior esempio è la francese Brut. Quando il loro team ci ha contattato stavano solo cominciando a pensare al loro progetto e noi li abbiamo consigliati. Ora stiamo lavorando in modo simile con i giornalisti che stanno portando avanti i progetti video di Explicit o LoopSider”.

Aggiornamento del 15/12/2017, ore 14 e 30: Come riporta Digiday, Facebook starebbe valutando di non compensare più aziende mediatiche e produttori per la realizzazione di video per il suo Newsfeed.

Leggi anche: La dipendenza delle testate giornalistiche da Facebook, di Nicolas Becquet

Articolo disponibile anche in francese. Traduzione dall’inglese a cura di Giulia Quarta

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