Come il pastore coi baffi a mustacchio è riuscito a fregare la stampa e ad usare Twitter
Uno sconosciuto dissennato assume il controllo sul ciclo di notizie, rilascia più di 150 interviste, tiene ufficialmente una conferenza stampa e, infine, non rispetta la promessa di bruciare i Testi Sacri. Ma come abbiamo fatto a cascarci? Come hanno fatto i media di tutto il mondo ha dare un così vasto eco alla notizia?
Il 12 luglio 2010, il pastore Terry Jones di Gainsville, in Florida, posta un tweet dichiarando l’11 settembre 2010 la “Giornata Internazionale del Rogo del Corano”. L’uomo è a capo di una congregazione poco più grande di una squadra di calcio di un liceo e sa twittare – queste le sue doti pubblicamente note. Si sarebbe portati a credere che l’agenda di un irrisorio gruppo di islamofobi floridiani non possa scatenare una guerra lampo mediatica. Sfortunatamente, non è questo il caso.
Jones è riuscito a far coincidere la sua odiosa cagnara con la disputa sulla proposta di costruire un centro musulmano (Park51) vicino a ground zero nella zona di Lower Manhattan. Parassita e provocatore allo stesso tempo, Jones è riuscito a sfruttare al massimo la penuria delle notizie estive, lanciando i suoi “bocconcini” anti-islamici a media estremamente all’erta.
Ne segue che la questione islamica e la controversia su Park51 sono state in vetta al PEJ News Index per settimane. Sara Palin interviene (cosa che non sorprende) e anche Barack Obama (cosa che sorprende). Il segretario americano alla Difesa Robert Gates (che al momento, bada bene, sta conducendo due guerre piccole, piccolissime!) chiama persino Jones al telefono! In Indonesia si tengono dimostrazioni in cui la gente marcia per le strade sventolando cartelli con scritto “Se bruci il Corano, bruci all’Inferno”. A Kabul le bandiere americane vengono incendiate in atto dimostrativo e molti manifestanti vengono gravemente feriti.
E poi? Dopo un’altra settimana di ritrattazioni, pause e rinegoziazioni ultra pubblicizzate in modo indecente Jones decide che no, non ci sarà alcuna profanazione dei Testi Sacri. Il rogo del Corano è cancellato. Niente da vedere.
La velocità con cui una storiella locale di Gainsville si trasforma in una catastrofe di vasta scala è assolutamente vergognosa. “Reporter ed editor (me compreso) gli preparano la strada promuovendo tacitamente l’ondata di islamofobia in fermento in tutta l’America” scrive Ravi Somaiya in Newsweek. “Immaginate se tutti i Cristiani – dai protestanti moderati che vanno in chiesa a Natale agli evangelici fanatici – fossero in tutto il mondo sommersi dalle immagini dei più estremi seguaci. In effetti, non ne avete bisogno. Perché grazie alle nostre parole e alle nostre foto, trasmesse in tutto il mondo, abbiamo aiutato a rendere Terry Jones e i suoi fondamentalisti Cristiani i simboli della fede in America”.
E ora che la sceneggiata di Jones avrebbe dovuto essere un evento insignificante è invece passata alla prima pagina delle notizie. Come possiamo continuare a dargli spazio? “Dai al pubblico ciò di cui ha bisogno per capire il quadro complessivo”, sottolinea l’esperta di Etica del giornalismo , Kelly McBride. “Purtroppo, però, anche in caso di uno scontro o altre drammatizzazioni, probabilmente volumi di foto o di video metraggi non aiuterebbero a comprendere il significato di quanto accade. In effetti, dato che Jones è così isolato nelle sue convinzioni, le sue azioni non hanno alcun significato. Rendendolo ancora più importante di quello che è rappresenta una distorsione della verità”.
In altre parole, se annunciasse lo sfregio del Testo sacro dei Mormoni proprio mentre i fotografi iniziano ad andarsene, magari sarebbe il caso di non metterlo in prima pagina.
Per altre considerazioni di McBride al riguardo , si veda Poynter.
Questo articolo è stato tradotto dall’originale inglese “When is International Don’t Put This Man on TV Day?”
Traduzione di Mariaelena Caiola
Tags:campagna mediatica, Etica e Qualità, rogo del corano, Terry Jones