Giornali tedeschi sotto accusa

1 Dicembre 2014 • Giornalismi • by

“Sono stato un giornalista per 25 anni e sono stato educato a mentire, ingannare e a non dire la verità al pubblico. Non è giusto ciò che ho fatto in passato, come ho manipolato le persone,  fatto propaganda contro la Russia, non è giusto come lavorano i miei colleghi. Non ho scritto questo libro per denaro ma perché temo una nuova guerra qui in Europa e perché voglio che l’opinione pubblica conosca la verità. Sono stufo di questa propaganda, viviamo in una Repubblica delle banane e non in un Paese democratico in cui c’è libertà di stampa”.

Le parole nel video di RT Deutschland (Russia Today, canale satellitare russo, finanziato dall’agenzia statale RIA Novosti, che si propone di fornire all’Occidente un punto di vista differente) sono quelle di Udo Ulfkotte, ex firma della Frankfurter Allgemeine Zeitung, balzato agli onori della cronaca per il suo libro esplosivo Giornalisti comprati. Come i politici, i servizi segreti e l’alta finanza influenzano i media in Germania.

Le colpe
939100Ignorato da larga parte dei media mainstream, il libro di Ulfkotte è balzato al settimo posto nella lista dei bestseller nazionali, al tredicesimo in quella del settimanale Der Spiegel e al quinto nella lista top 100 di Amazon. Il canale RT lo ha definito come il whistleblower tedesco, colui che svela il dietro le quinte di testate del calibro della Frankfurter Allgemeine Zeitung e dei media tedeschi in generale, tutti colpevoli di essere filoamericani, di tramare contro il Cremlino, di volere una nuova guerra in Europa e di non dire la verità su ciò che accade in Ucraina.

Giornalista politico, critico dei media e islamista, la tesi che espone nel suo libro è tanto semplice quanto inquietante: i media mainstream tedeschi manipolano i cittadini con strategie mirate di propaganda. I giornalisti sono pagati dalla Cia al fine di scrivere articoli filoamericani. Di più: alcuni organi di stampa tedeschi sarebbero delle appendici delle strategie e attività di pubbliche relazioni della Nato. Ulfkotte fa i nomi delle organizzazioni che secondo lui influenzano i media tedeschi e dei giornalisti che a suo avviso sono al soldo della Cia.

Le reazioni
Inutile dire che la pubblicazione non è piaciuta ed è stata ignorata da gran parte dei media tedeschi. Chi ne ha parlato, come Huffington Post Deutschland, il settimanale Der Spiegel, la Weltwoche e la stessa Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), lo ha fatto in modo molto critico. Secondo l’Huffington Post tedesco Udolf Ulfkotte, a fondamento delle sue accuse fornisce poche e deboli prove. Ad esempio, nel libro scrive di come nel 1988 sarebbe stato l’unico sulla Faz a scrivere dei gas chimici usati da Saddam Hussein contro le truppe iraniane. Gas prodotti in Germania. Falso, perché secondo l’HuffPost ne scrisse anche il settimanale Die Zeit. Per la svizzera Weltwoche l’autore non mantiene quanto promette e, soprattutto non rivela nulla dinuovo: “che Josef Joffe della Zeit, Stefan Kornelius della Süddeutsche Zeitung e Klaus-Dieter Frankenberger della Faz sedessero in organizzazioni vicine agli Stati Uniti non è una novità”. Insomma, altro che whistleblower.

«Lezioni gratuite»
Agli inizi di novembre è arrivata anche la risposta di GüntherNonnenmacher, coeditore della Faz, che bolla le accuse di Ulfkotte come “astruse e ridicole”. Rivela che l’ex giornalista ha avuto gravi problemi di salute in seguito ai quali soffrirebbe di sdoppiamento della personalità. Inoltre rimanda al mittente tutte le insinuazioni. “La pretesa che un giornalista non debba accettare nessun invito perché potrebbe scaturirne una pericolosa vicinanza suona come una lezione pura e gratuita. La vicinanza ai diversi attori è proprio una delle prerogative del giornalismo per arrivare a certe informazioni. Così come è fondamentale, allo stesso tempo, saper mantenere una distanza critica e una propria indipendenza”.

E, conclude, “la cosa peggiore per il giornalismo sono proprio i giornalisti ingenui che si lasciano strumentalizzare dai propri informanti. Udo Ulfkotte, che si definisce tale, pensa evidentemente che tutti siano come lui”. Arduo, per il lettore comune, capire se la reazione pesantemente negativa dei diretti interessati sia la prova che le accuse di Ulfkotte sono prive di ogni fondamento o, al contrario, la dimostrazione che questi grandi poteri non tollerano “tradimenti” e che quindi l’autore di Giornalisti comprati  abbia perfettamente ragione.

Articolo pubblicato originariamente sul Corriere del Ticino il 15 Novembre 2014

Photo credits: Cédric Hüsler / Flickr CC

 

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