Se è vero che i social network sono destinati a dominare – se non a monopolizzare – Internet, conviene dare un’occhiata a quelli che sono gli astri nascenti di questo settore sul web. Stando a Mashable, il social network del 2012 sarà Pinterest: una piattaforma per la condivisione di immagini, una sorta di ibrido tra un sito di book marking e un microblog. E benché vi sia possibile accedere solo su invito, i numeri parlano a suo favore: Pinterest ha già oltre dieci milioni di utenti, l’anno scorso si è assicurato 37 milioni di dollari di finanziamenti, e ha ricevuto diverse recensioni entusiastiche (tra cui quella di Time, che l’ha incluso tra i cinquanta migliori siti del 2011). A distanza di due anni e mezzo dalla sua nascita, nelle ultime settimane ha iniziato a raccogliere molto interesse, sia da parte degli utenti sia da parte dei mezzi di comunicazione. Come accaduto in passato, ciò significa che al di là del passaparola online, il servizio ha davvero dei meriti: prova ne è la crescente presenza di link a Pinterest sulle altre piattaforme sociali.
Il primo aspetto, riferito alla sua funzione di book marking, è evidente nella possibilità di raccogliere illustrazioni e fotografie d’ogni genere, catalogandole a proprio piacimento secondo vari argomenti, già esistenti oppure creati ex novo: vengono così visualizzate delle board virtuali tematiche (per esempio: casa, cibo, giardinaggio, storia, …). Il secondo, quello di microblog, si concretizza in una versione leggera e rapida del già sintetico Tumblr, attraverso la possibilità di Repost – in questo caso, di “Repin” – dei contenuti pubblicati da altri.
Oltre a consentire una connessione con i proprio profili Facebook e Twitter, la piattaforma suggerisce gli utenti da seguire, selezionati tra i più cliccati tra quelli degli argomenti che sono stati scelti. La funzione “Pin It!”, inoltre, se aggiunta alla barra dei preferiti del proprio browser, fa sì che quando si visita un sito Pinterest isoli tutti i contenuti multimediali presenti sulla pagina: con un semplice clic, diventa possibile aggiungere un’istantanea alla propria bacheca, scegliendo a quale categoria assegnarla. Anche qui, sono presenti le due funzioni di “Comment” e “Like” già esistenti su altri social network.
Ma non ci sono soltanto le immagini: anche i video possono essere “pinnati” (neologismo che, come “twittare”, probabilmente penetrerà man mano nel nostro gergo quotidiano), rendendo questa creatura un’evoluzione degli strumenti audiovisivi finora disponibili su Internet.
Come hanno necessariamente imparato tutti coloro che utilizzano i social network per lavoro, anche in Pinterest non c’è soltanto l’aspetto ludico. Esiste anche un modo per sfruttarlo a scopi professionali e, innanzitutto, informativi. Anzi, ci sono diversi modi:
Presentare le proprie storie: il modo più immediato, per un giornalista, di utilizzare questo social network è la promozione del proprio lavoro; cosa che già fanno diverse agenzie di informazione, come USA Today per le idee regalo di tecnologia e Time per le copertine settimanali. Ma questa prospettiva è intrigante anche per i singoli operatori: come sta facendo Twitter, anche Pinterest potrebbe servire da amplificatore del lavoro dei giornalisti, aiutando in parte anche la loro propensione al personal branding. Inoltre, per un reporter c’è un ulteriore asso nella manica da giocare: il caricamento di immagini e video da mobile, il che permette di tenere i propri follower costantemente aggiornati sul proprio lavoro.
Trovare idee per storie di successo: usando la funzione “Popular” (con cui si può vedere quali sono i contenuti che hanno ottenuto il maggior numero di Like e Repin), un giornalista scopre facilmente i pin con più successo, selezionandoli in base alle categorie di interesse. Inoltre, con una sorta di Google search all’inverso, si possono sfruttare le fotografie, le immagini e i video scovati su Pinterest per completare al meglio i propri articoli (citandoli correttamente), o addirittura incorporarli nel proprio blog/sito a corredo dei testi. Con l’effetto collaterale, magari, di rendere famoso un semplice navigatore della Rete, che aveva caricato senza particolari obiettivi un capolavoro scattato nel tempo libero.
Creare un portfolio giornalistico: per i fotoreporter, il sito creato dal Cold Brew Labs di Palo Alto rappresenta una miniera d’oro: pubblicizzare e vendere le proprie immagini, catalogare gli scatti per categorie, abbinare un prezzo a ciascuna fotografia e linkarla al proprio sito personale (per indirizzarvi il pubblico dei fan), sono alcune delle opzioni utilizzabili agevolmente. Ma i vantaggi non si limitano all’aspetto commerciale: visualizzando i trend del momento, i professionisti della comunicazione visiva possono da un lato seguire i gusti e gli interessi dell’audience, dall’altro iniziare una proficua collaborazione con colleghi momentaneamente sulla cresta dell’onda.
Il concetto chiave della “next big thing” del web è dunque quello di Social Content Curation: l’atto di scoprire, raccogliere, e presentare del contenuto digitale ruotante intorno a specifiche tematiche, e di farlo nella prospettiva dell’apprezzamento e della condivisione da parte del maggior numero di utenti della rete. Sta diventando un ingrediente base della ricetta usata da molte aziende per la propria presenza online, ma non è un’attività semplice da gestire. Non tutti i contenuti, infatti, sono uguali: bisogna saper selezionare i migliori, con un occhio sempre rivolto alle esigenze specifiche del proprio pubblico. Ciò vale, forse ancor di più, nel caso dei giornalisti: in quanto aggregatori di notizie, costoro non possono permettersi di sbagliare nella scelta dei materiali – sia testuali sia multimediali – da offrire ai lettori. Per questo motivo, Pinterest rappresenta, per chi fa il mestiere dell’informatore, da un lato una sfida, dall’altro una palestra per affinare le tecniche di selezione.
Con la proliferazione delle comunità virtuali, non possono che moltiplicarsi anche i servizi offerti sul web: se valgono le leggi del mercato, solo i migliori sopravviveranno, ridefinendo un panorama dove ci sarà un leader per ciascun settore e una galassia di competitor focalizzati su nicchie di utenti. Ciò che conta è che i futuri dominatori mostrino un’offerta sempre migliore, anziché approfittare della propria posizione per monopolizzare il web, limitandone le potenzialità. Soprattutto nell’ambito dell’informazione, l’apporto di singoli e di comunità geniali, padri di nuove modalità di divulgazione, è fondamentale.
Se il giornalismo ha ancora un futuro – e noi siamo convinti di si – questo non può che trovarsi anche sui social network, dove, lungi dall’essere cancellati, i classici ruoli di autore e lettore vengono rimodellati, a beneficio della verità.
La bacheca su Pinterest di Grazia, uno dei primi magazine italiani ad aver scommesso sul nuovo social network.
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