La cifra 229 è al centro di un recente avvenimento della storia dei media
Le nostre congratulazioni per il nuovo record ottenuto dalla Svizzera. Il nuovo traguardo è rappresentato appunto dal numero 229: i posti da giornalista tagliati negli ultimi 16 mesi dalla casa editrice zurighese Tamedia, la cifra più alta in tutta Europa.
Se avessimo la tipica prospettiva di un giornalista, ovvero di sinistra, lo svolgimento di questo articolo sarebbe prevedibile. Innalzeremmo le nostre proteste sindacali, additando il più grande gruppo editoriale del mercato nazionale quale spietato distruttore di posti di lavoro. Ma non essendo questo il nostro punto di vista, occupiamoci di Tamedia in modo apolitico e distaccato e vediamo innanzi tutto dove i 229 giornalisti erano impiegati e perché sono stati “mandati a casa”.
49 i posti tagliati, perché, come noto da qualche tempo, Tamedia ha rilevato lo Zürcher Oberlander, lo Zürcher Unterländer e lo Zürichsee-Zeitung. Questo ha consentito una sinergia tra le diverse redazioni locali, soprattutto per quanto riguarda le pagine regionali. Per un motivo analogo sono stati licenziati a Berna 22 giornalisti, lavorando il giornale locale Bund in stretta collaborazione con il Tages-Anzeiger di Zurigo.
Il quotidiano madre, il Tages-Anzeiger, ha licenziato 57 giornalisti perché la redazione era diventata troppo grande e costosa e per lo stesso motivo 30 giornalisti hanno dovuto lasciare Edipresse. Nella primavera del 2009 Tamedia ha infatti rilevato la casa editrice della Svizzera occidentale (Le Matin, Tribune de Genève) e la dirigenza di Edipresse ha compreso in fretta le aspettative dei nuovi proprietari zurighesi.
Altri licenziamenti sono stati decisi per recuperare alcuni investimenti sbagliati. 27 giornalisti sono stati infatti messi fuori dalla porta a causa della sospensione del quotidiano gratuito News. Altri 17 sono andati via quando al Solothurner Zeitung è toccato lo stesso destino. Altri 27 posti sono stati poi tagliati a causa di fusioni e ristrutturazioni dei quotidiani gratuiti Le Matin Bleu, 20 Minutes e Berner Bär. Dunque, tiriamo le somme: 49 più 22 più 57 più 30 più 27 più 17 più 27. In totale fa 229 giornalisti in meno. Un record di cui essere orgogliosi, raggiunto in soli 16 mesi. Ancora congratulazioni….
Tamedia e il suo CEO Martin Kall sono gli unici effettivi detentori dei tale primato che ben spiega cosa sta succedendo nel settore dei media. Da quando è esplosa la crisi finanziaria la categoria degli editoriè piombata definitivamente nell’economia reale. Valgono pertanto anche qui i criteri tipici di qualsiasi sistema economico, ovvero, maggiore produttività a costi ridotti e potenziamento dell’efficienza.
Barbaresco Gaja a spese dell‘azienda
A lungo è accaduto il contrario. Per molti anni nella stampa si poteva guadagnare molto senza grande sforzo. I clienti degli annunci pubblicitari non avevano altra scelta e ai bei tempi i margini di guadagno salivano fino al 20%. Le redazioni si ingrandivano sempre più e i budget di spesa non avevano limiti. Ai nostri tempi stavamo seduti insieme ai clienti e a un paio di bottiglie di Barbaresco Gaja anche fino alle 17.
I bei tempi sono finiti. Ma non vogliamo neanche continuare a rimpiangere il Barbaresco. I bei tempi sono diventati ovunque i tempi dell’efficienza. Oggi la Opel produce automobili migliori a costi minori rispetto a prima, e così fa l’Ikea con i suoi divani.
Anche l’editoria produce a costi evidentemente più ridotti, ma la qualità dell’offerta non è per questo peggiorata. I contenuti del Bund e del Tages-Anzeiger non sono scaduti, al contrario. Nessuno rimpiange il quotidiano gratuito News e il nuovo Zürichsee Zeitung manterrà comunque lo stesso livello di quello precedente. Non è una notizia di cui essere tristi dunque, ma solo la verità: dei 229 non sentiamo affatto la mancanza.
Traduzione dall’originale tedesco “Traurig aber wahr” di Mariaelena Caiola
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