Die Furche Nr. 18/2012
Un’ istantanea sul paesaggio mediatico in Austria. L’indipendenza politica presuppone il successo economico. Entrambi sono difficili da raggiungere. La critica e il controllo operato dai media decidono della qualità di una democrazia.
L’elemento di base su cui si fonda ogni democrazia è la qualità della mediazione. Eppure in questo Paese proprio la qualità dei media viene poco apprezzata, a volte addirittura ostacolata. I motivi sono in parte di carattere storico, in parte di carattere politico. Se non si produce un radicale cambiamento di mentalità, nel prossimo il futuro non ci si può aspettare nessun miglioramento della situazione.
Come spesso accade anche in questo ambito non si può prescindere dall’essenziale. Con ciò intendiamo che la libertà dell’informazione necessita l’indipendenza delle case editrici e degli imprenditori dei media. Questa indipendenza è basata sul successo commerciale e sulla non ingerenza da parte di terzi. La prima viene resa difficile, la seconda non la si concede.
Il governo federale, unica eccezione alla regola in tutto il mondo avanzato, riscuote una tassa speciale sui guadagni derivati dalla pubblicità, introiti vitali alla sopravvivenza degli editori dei media. Con questa tassa lo Stato incassa un cifra dieci volte superiore a quella che spende per sostenere la stampa, è con questi soldi che i giornali sono finanziati. I restanti nove decimi della tassa sulla pubblicità vengono destinati a finanziare le campagne di stampa del governo sui giornali di strada.
Incentivi? Ostacoli piuttosto!
Il giornalismo di qualità praticato da alcuni media viene messo in discussione, mentre si dà via libera al giornalismo di concussione. Questo tipo di politica dei media era già apprezzata dalle classi egemoni ai tempi del principe di Metternich, quando in piazza Ballhaus si tesseva la trama tra la censura e la polizia di stato – i giornali critici venivano ostacolati, i giornali scandalistici venivano tollerati. Ancor oggi i governanti procedono nel solco di questa tradizione, grazie a favoritismi e privilegi cercano di rendere la radio e la televisione pubblica docili e accomodanti verso l’ordine costituito. Per questo motivo nella redazione della ORF si rimane obnubilati dagli intensi miasmi da oppio. Queste folate vengono sospinte dal vento prodotto da quei giornali, i cui lettori non capiscono l’alto prezzo che pagano per vivere nell’illusione di ricevere titoli e notizie gratuitamente.
La storia dell’Austria è caratterizzata attraverso i secoli da un potere che si è sempre imposto con tutti i mezzi. La critica e il controllo non sono mai stati permessi. Ma proprio l’indipendenza e la qualità dei media sono la linfa della democrazia e di questo non si vuole sentirne parlare. Ripetutamente la nostra Repubblica è stata fatta oggetto di segnalazioni da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per mancato rispetto del diritto della libertà di opinione. Basandosi sulla legislazione che sancisce il diritto di opinione nei media questa corte può assumersi il ruolo di “cane da guardia pubblico”. Solo la critica e il controllo operato di fatto da questo quarto potere completa la democrazia, perché permette di creare concordanza e di mettere in moto correzioni. La libertà di stampa è di conseguenza un bene prezioso, che stimola la presa di responsabilità in coloro ai quali è affidata. Al vasto pubblico tutto ciò è ben chiaro. Hans Gasser, presidente dell’associazione degli editori, citando un recente sondaggio, ha dichiarato recentemente che la maggioranza della popolazione è chiaramente cosciente dell’alto valore che riveste un’informazione non censurata e maggiormente libera.
L’eterna lotta per la libertà di stampa
Tuttavia la libertà di stampa, come afferma Gasser, è un diritto di una piccola minoranza privilegiata, in effetti l’80 per cento della popolazione mondiale non ha nessun accesso oppure un accesso solo limitato alla libertà di stampa. Come è vero che laddove singoli giornalisti vengono assassinati oppure il loro lavoro viene ostacolato per mezzo della violenza, anche le masse vengono manovrate o addirittura oppresse. La Russia, l’Iran, come pure altri stati, tra cui in particolare la Cina, offrono esempi vergognosamente emblematici. Il motto di tutti i regimi dittatoriali è sempre stato: “Puniscine uno per educarne cento”.
Nel caso della libertà di stampa un esempio vale per tutti. La qualità dei mezzi di informazione di un paese rispecchia l’effettiva qualità di quella democrazia. Per questo è vergognoso quando con e nei mezzi di informazione non si rende un servizio rispettoso né della libertà né della democrazia, ma anzi la libertà di stampa scade e diventa libertà di mercato. Le classi dominanti lo permettono, perché questo modo di procedere è più economico. In ogni caso alla fine il prezzo della mancanza di critica e di controllo da parte degli organi di informazione verrà pagato da altri, non certo da loro.
Traduzione dall’originale tedesco “Die Qualität, die sie meinen” a cura di Alessandra Filippi
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