L’inserto culturale in Italia:
un Risorgimento?

12 Dicembre 2011 • Etica e Qualità, Giornalismi • by

La crisi dei quotidiani sembra, stando ai commenti e alle opinioni leggibili quasi ogni giorno sugli stessi quotidiani, un evento irrimediabile, che porterà nel giro di pochi anni alla scomparsa totale e definitiva delle notizie su carta stampata. Tuttavia, se è vero che Internet sta gradualmente conquistando il predominio fra le fonti di informazione, c’è un settore che potrebbe ridare slancio ai mezzi di comunicazione tradizionali, in particolari ai giornali. È quello degli inserti culturali.

In Italia, questi fascicoli stanno vivendo una sorta di nuova primavera. Se un tempo gli elzeviri, i commenti e le riflessioni degli esperti erano limitati alla “terza pagina” (un periodo in cui i quotidiani avevano soltanto quattro facciate), con la crescita esponenziale della foliazione si è assistito a una progressiva estromissione della sezione genericamente definibile “culturale”: fenomeno che ha provocato un ulteriore aumento del peso cartaceo complessivo che il lettore deve sobbarcarsi in occasione di queste uscite.

Tuttavia, quel che si perde in comodità, si guadagna in qualità. É indubbio che, per attirare l’interesse dei consumatori, e quindi degli inserzionisti, le redazioni si debbano impegnare molto, per realizzare prodotti speciali, con contenuti contemporaneamente innovativi e tradizionali. Due ottimi esempi di questo revival sono gli inserti domenicali de Il Corriere della Sera e de Il Sole 24 Ore: rispettivamente, La Lettura e Domenica.

Si tratta di due rivisitazioni di un passato glorioso, due riscoperte che, nelle intenzioni dei direttori dei due quotidiani, possono rilanciare un mercato che in Italia non è mai stato fiorente. I dati parlano chiaro: nel periodo compreso tra Luglio 2010 e Giugno 2011, la testata di via Solferino ha mantenuto una diffusione media  di 488.864 copie, mentre il giornale di Confindustria si è attestato sulle 264.4321. Numeri davvero bassi, per un Paese che, oltre ad avere un bacino potenziale di sessanta milioni di utenti, rappresenta ancora la settima economia mondiale.

Se La Lettura era stata disponibile nelle edicole italiane, sotto forma di rivista mensile illustrata, ininterrottamente dal 1901 al 1945 (qui un articolo del gennaio 1905), nel caso di Domenica la vicenda editoriale è molto più recente: il primo numero reca la data del 4 dicembre 1983, mentre il “rilancio” effettuato dalla nuova guida Roberto Napoletano – con spostamento alla domenica e accostamento all’altro inserto «Nòva24» – risale al 19 giugno scorso.

Più che di un ritorno al passato, siamo di fronte a due casi di ibridazione temporale e mediatica. Seppur diversi nel formato – “Il Corriere” ha optato per il tabloid, per il broadsheet invece “Il Sole” – e nello stile – più moderno e veloce il primo, più classico e compassato il secondo – l’obiettivo è comune: andare incontro, senza fronzoli, alle esigenze di una società interconnessa e smaliziata.

Rispetto al livello medio della stampa italiana, la qualità dei contenuti si può definire, nel senso etimologico del termine, impressionante. Per chi non è abituato ai supplementi dei giornali inglesi, il mix delle scelte adottate rappresenta, in entrambi i casi, una vera sorpresa. I due inserti danno al lettore il vantaggio di trovarsi tra le mani un oggetto compiuto, indipendente dalla testata di riferimento (benché non vendibile separatamente da essa), persino collezionabile. Una gratificazione domenicale che contribuisce a migliorare l’aggiornamento culturale del Paese.

Ne sono prova le sezioni dedicate agli eventi, lungi dal collezionare trafiletti promozionali venduti al miglior offerente, e lo spazio sempre crescente destinato alla tecnologia e al web. Non mancano, però, le intramontabili recensioni di dischi, film e libri, nonché – vere perle in un panorama narrativo non proprio ricchissimo – racconti inediti o romanzi a puntate di scrittori italiani. Li si potrebbe definire una versione moderna dei feuilleton, anche perché, come i loro illustri predecessori, incarnano il doppio ruolo di sostegno alla vendita del giornale e promotori di nuovi formati letterari.

In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità nazionale, contornato da una rivisitazione abbastanza fedele del sentimento patriottico, non sembra stucchevole associare questa tendenza della stampa italiana al Risorgimento di metà Ottocento, quando la cultura (intesa in senso generale) svolse un ruolo importante nell’edificare la coesione politica e sociale del Paese.

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