COVID-19 e giornalismo: Australia

22 Maggio 2020 • Brevi, Giornalismi • by

Il Coronavirus SARS-Cov-2 / Pixabay / public domain

Questo articolo è parte di una serie dell’EJO dedicata alla copertura giornalistica del Coronavirus COVID-19 nel mondo. La lista completa degli articoli è disponibile qui e in inglese.

Le ricadute economiche causate dalla pandemia di Coronavirus hanno colpito duramente i media australiani, in particolare le testate locali che ora lottano per sopravvivere.

La storia del COVID-19 presenta al giornalismo alcune enormi sfide e i giornalisti devono trovare risposte ad alcune domande molto difficili. Qual è il modo migliore per informare il pubblico? Chi è in grado di dominare l’agenda delle notizie? Quali voci sono ascoltate? Di chi vengono raccontate le storie? Quali messaggi devono essere trasmessi? Come si evita di generare il panico?

Come molti altri Paesi, l’Australia si trova in uno stato di emergenza, uno scenario in cui i media sono sotto una pressione ancora maggiore, con sfide economiche che si aggiungono a quelle giornalistiche. La crisi economica ha dato al primo ministro Scott Morrison la possibilità di riabilitare la propria immagine, che era uscita a brandelli a causa dell’inefficace gestione degli incendi del 2019. Il Premier sta ora cercando di presentarsi come il salvatore dell’economia, concentrando i suoi messaggi pubblici legati al Coronavirus sul piano di ripresa economica del suo governo.

Niente panico, siamo australiani!
Il naturale desiderio di informazioni chiare e di messaggi facilmente comprensibili in un momento di crisi nazionale ha aiutato anche Scott Morrison a riscattarsi dopo che la sua reputazione era rimasta gravemente danneggiata dalle sue scarse prestazioni durante la crisi degli incendi. Ora Morrison si presenta come un pragmatico uomo d’azione, ha un tono di voce più rassicurante e il suo messaggio è facilmente comprensibile: ce la faremo senza farci prendere dal panico, grazie al nostro senso di solidarietà “alla australiana” e all’attenzione alla forza economica del paese.

Tre fasi di copertura del Coronavirus
La prima fase della copertura mediatica sul virus in Australia – quando l’epidemia era ancora circoscritta alla Cina – è stata dominata dalle potenziali implicazioni economiche. Ciò è dovuto principalmente a causa degli stretti legami economici tra Australia e Cina – nella gestione delle risorse naturali, in particolare nell’industria mineraria del carbone, e nel settore dell’istruzione superiore. A ciò ha fatto seguito una breve seconda fase, in cui l’attenzione si è concentrata soprattutto sul numero di infezioni e su fenomeni come l’acquisto di carta igienica causato dal panico generatosi tra i cittadini. Ora che la crisi ha raggiunto il culmine in Australia, la copertura mediatica è di nuovo dominata da questioni economiche come i salvataggi per le imprese e i gli aiuti per i privati.

In tutte queste fasi di copertura, la presentazione del problema COVID-19 è stata molto personalizzata e focalizzata su Scott Morrison e i suoi ultimi annunci, con il risultato che la il tono dei messaggi è stato complessivamente piuttosto semplicistico. Le testate giornalistiche hanno trattato i fatti, ma in generale non hanno esplorato la complessità della situazione, né hanno offerto molto contesto o analisi approfondite. Ciò vale in particolare per la copertura di The Australian e di altri media di proprietà di News Corp Australia, oltre a quella degli organi di stampa di proprietà dell’impero mediatico Nine Entertainment Co.

Emittenti pubbliche
Oltre al duopolio della stampa di News Corp Australia e Nine Entertainment Co, esiste in Australia un forte settore di servizio pubblico radiotelevisivo costituito dalla Australian Broadcasting Corporation (ABC) e dallo Special Broadcasting Service (SBS), multilingue e multiculturale.

Sia ABC che SBS adempiono alla loro missione di servizio pubblico fornendo una copertura trasparente, obiettiva e diversificata della crisi del Coronavirus, in programmi radiofonici e televisivi, nonché attraverso i social media e varie applicazioni. Il loro obiettivo è quello di fornire una copertura responsabile senza sensazionalizzare o banalizzare la questione e rifiutando di dare spazio a teorie complottiste o a teorie bizzarre. Tuttavia, gli stessi volti e le stesse voci – gli stessi esperti e gli stessi politici – si sono visti e sentiti più e più volte in un ciclo senza fine. Le emittenti pubbliche sembrano aver adottato un approccio piuttosto mansueto come leali servitori del governo, trasmettendo senza mettere in dubbio gli annunci ufficiali invece di sottoporre le azioni del governo a un esame critico.

I meme proliferano
A parte i messaggi diffusi dal governo e trasmessi con rispetto dai media mainstream, il discorso pubblico è dominato dall’umorismo piuttosto che dall’alta drammaticità. Meme e cartoni animati si sono dimostrati piuttosto popolari rispetto alle discussioni serie sul “virus killer”. Un giornale ha persino prodotto uno speciale di 8 pagine progettato per essere riciclato come carta igienica in risposta alla domanda senza precedenti di questo prodotto.

I media locali offrono un servizio essenziale
I media locali hanno fatto la loro parte raccontando le storie che contano per le loro comunità di riferimento, semplicemente e senza un eccessivo sensazionalismo. In un capitolo del mio libro prossimo all’uscita, The Local and the Digital in Environmental Communication, sostengo che i media locali e regionali forniscano entrambi un servizio essenziale. Questo aspetto del loro ruolo è più importante ora – quando una crisi globale sta avendo un impatto massiccio a livello locale – che mai.

Nonostante ciò, l’1 aprile News Corp ha annunciato la sospensione delle edizioni cartacee di 60 edizioni locali in Australia, citando il forte calo della pubblicità sui media causato dalla pandemia di Coronavirus. D’ora in poi saranno disponibili solo le edizioni online. Il giorno successivo, l’editore della rivista Bauer ha chiuso le redazioni delle principali testate in Nuova Zelanda, sempre a causa del grave impatto economico del COVID-19.

Piano di salvataggio
Un barlume di speranza è però emerso il 15 aprile con l’annuncio del governo di un pacchetto di sostegno al giornalismo regionale. Questo è avvenuto appena un giorno dopo che il gruppo editoriale Australian Community Media avesse dichiarato di aver deciso di sospendere la produzione cartacea di alcuni giornali non quotidiani fino alla fine di giugno. Resta da vedere per quanto tempo continueranno a essere raccontate le storie essenziali di individui e comunità locali che si occupano dell’impatto del virus sulla loro vita.

Le opinioni espresse su questo sito web sono quelle dei soli autori e non riflettono o rappresentano necessariamente le opinioni, le politiche o le posizioni di tutto l’EJO.

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