La doppia pandemia del Brasile e il ruolo del giornalismo

29 Aprile 2021 • In evidenza, Media e Politica • by

Pixabay / public domain

Un presidente negazionista, con i cittadini costretti a vivere e lavorare in condizioni precarie, mentre infuriano mutazioni altamente contagiose del virus responsabile della COVID-19: questa è la situazione tremenda che la popolazione brasiliana deve affrontare. Quella che si sta delineando è una “doppia pandemia”, resa più grave dai tentativi di limitare la stampa e ostacolare il dialogo nazionale e che preoccupa gli organismi multilaterali globali come l’Organizzazione mondiale della sanità.

Al momento della stesura di questo articolo, il Brasile è terzo a livello mondiale per casi totali di COVID-19 con oltre 14 milioni di positivi registrati e al secondo posto quanto a decessi, con quasi 400mila morti segnalati. Il Paese è anche la ground-zero per la mortale variante P1, la cosiddetta “variante brasiliana” del virus, che secondo quanto riferito è 1,2-1,4 volte più contagiosa del normale. Questa situazione in costante peggioramento ha portato al collasso dei sistemi sanitari nel paese, con centinaia di persone in attesa di un posto nelle unità di terapia intensiva.

“Doppia pandemia”
Il tasso sempre crescente di infezioni è dovuto non solo alle varianti della malattia, ma anche alla debole risposta della leadership politica e alla mancanza di misure protettive: il presidente Jair Bolsonaro, infatti, ha negato continuamente il pericolo del virus e la sua riluttanza a dare priorità alle vaccinazioni è una narrativa che solo di recente ha iniziato a cambiare, a causa dell’aumento delle pressioni politiche ed economiche.

A gennaio 2021, l’approvazione dell’Autorità nazionale brasiliana per la sorveglianza sanitaria dei vaccini Oxford-AstraZeneca e Coronavac ha avviato una campagna di vaccinazione nazionale. Recentemente, il ministero della Salute ha annunciato accordi commerciali con altri laboratori e ha promesso 562,9 milioni di dosi da qui a dicembre. Ma non è abbastanza. Al momento, oltre 2000 persone muoiono ogni giorno in Brasile a causa del Coronavirus.

Gli esperti si aspettano dati ancora peggiori nelle prossime settimane. Questo è preoccupante, anche perché il sistema sanitario è già teso oltre il suo limite. Nel frattempo, Bolsonaro continua a rifiutare misure di restrizione e isolamento sociale, alimentando il negazionismo attraverso una duratura campagna di disinformazione pubblica, che include anche attacchi diretti ai giornalisti, una questione che è stata recentemente segnalata anche da Reporter Senza Frontiere.

Crescita “infodemica”
Solo nel primo trimestre del 2021, Bolsonaro ha violato le regole della community di Facebook 29 volte. Almeno 22 di questi casi si sono verificati durante le sue dirette Facebook del giovedì. Tra gli altri argomenti, il Presidente ha criticato il distanziamento sociale e ha scoraggiato l’uso delle maschere protettive. Bolsonaro ha anche promosso cure mediche che non sono supportate da prove scientifiche.

Studi recenti mostrano una relazione tra disinformazione e polarizzazione politica in Brasile. Utilizzando i dati di 60 milioni di telefoni cellulari, è emerso come il rispetto delle misure di isolamento è inferiore nelle aree con un numero maggiore di elettori di Bolsonaro. Il paese è l’unico in cui vi sono prove di disinformazione riguardanti clorochina, ivermectina e azitromicina per curare il COVID-19 ancora in circolazione lo scorso novembre, si legge in uno studio sulle tendenze internazionali nelle affermazioni di disinformazione.

Altre ricerche descrivono invece come l’agenda di disinformazione nei gruppi di WhatsApp segua temi politici. I risultati degli studiosi della Harvard Kennedy School Misinformation Review indicano che “informazioni fuorvianti e contenuti falsi sono stati utilizzati, inoltre, per sminuire la gravità della pandemia e sminuire gli oppositori di Bolsonaro”. Questi ricercatori hanno concluso che “la disinformazione sul virus è stata inquadrata politicamente, il che ha avvantaggiato le opinioni di estrema destra e ha contribuito ad aggirare una crisi politica che avrebbe potuto danneggiare il governo di Bolsonaro“.

La soluzione multimediale
Questa cosiddetta “infodemia” può amplificare e perpetuare incomprensioni, portare a errori costosi e ostacolare risposte efficaci al virus. Inoltre, è un ostacolo al lavoro vitale dei giornalisti e potrebbe minacciare la loro capacità di “lavorare in condizioni di salute”, come indicato dalla Federazione internazionale dei giornalisti.

Il Brasile ha pagato un prezzo doppio rispetto agli altri Paesi, dovendo affrontare due pandemie contemporaneamente. La prima è la pandemia da coronavirus, l’altra è quella del populismo e della disinformazione collegata. Entrambe contribuiscono a peggiorarsi l’un l’altra. Entrambe portano a cattive decisioni. Ed entrambe sono immensamente pericolose.

Un giornalismo valido, indipendente e affidabile può aiutare ad affrontare entrambe le sfide: combattere la disinformazione e aiutare a educare le persone su come proteggersi dal virus. Questo potrebbe svolgere un ruolo essenziale nella ricerca di una via d’uscita dalla pandemia. In poche parole, una soluzione è rappresentata dal contributo di media indipendenti, liberi dalla minaccia di violenza, influenza politica o pressione da parte dei loro proprietari.

Questo articolo è stato prodotto nell’ambito del progetto Communication and democracy: media accountability, public service media, internet access and the right to information in Germany and Brazil”, sostenuto da Probral, Brazilian-German academic cooperation program CAPES/DAAD

Alla realizzazione di questo articolo hanno collaborato Janara Nicoletti e Rogério Christofoletti, ricercatori dell’Observatory of Journalistic Ethics (objETHOS) della Federal University of Santa Catarina, e Julian Beuter, Jana Bertermann, Miguel Kaluza e Karla Kallenbach, studenti di giornalismo dell’Institute for Journalism della TU Dortmund University.

Le opinioni espresse su questo sito web sono solo quelle degli autori e non riflettono o rappresentano necessariamente le opinioni, le politiche o le posizioni dell’EJO o delle organizzazioni a cui sono affiliate.

Articolo tradotto dall’originale inglese

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