Torna per il quinto anno il DIG Festival, rassegna internazionale dedicata al giornalismo investigativo. La manifestazione, che premia le migliori inchieste e i migliori reportage video dell’anno assegnando i DIG Awards, si svolge a Riccione a poche settimane dall’inizio ufficiale dell’estate: dal 30 maggio al 2 giugno. Quattro giorni ricchi di proiezioni, incontri, spettacoli, momenti di formazione e approfondimento, un’occasione per mettere al centro dell’attenzione il mestiere del giornalista, con un occhio alla contemporaneità. Tra gli ospiti della manifestazione anche Naomi Klein, Avi Lewis, Charlie Phillips, Matthew Caruana Galizia, Jillian York e Privacy International. Numerosi anche gli eventi che offrono crediti per la formazione dell’Ordine dei giornalisti.https://dig-awards.org/ Tutto il programma è disponibile qui:
Questo è il manifesto di DIG:
Un tempo il giornalismo era considerato un’istituzione quasi intoccabile: oggi, invece, la sua importanza nella società è sotto attacco. Fiducia in declino, inasprimento della censura, crollo dei modelli di business tradizionali, aumento della violenza contro i reporter: tutti questi fattori stanno mettendo in discussione il ruolo del giornalismo come “guardiano della democrazia” e minando la libertà di espressione in ogni angolo del mondo, da Malta alle Filippine.
È la fine di un’epoca; e con essa sembra svanire anche un altro assunto che abbiamo a lungo dato per scontato, ritenendolo insindacabile: il concetto di oggettività nel giornalismo e l’aura mitologica che lo circonda. In una società sempre più polarizzata, in cui la censura e gli attacchi politici mettono a dura prova il lavoro dei reporter, la missione del giornalismo si svincola dal ‘mito’ del racconto oggettivo dei fatti, aprendosi ai professionisti che difendono pubblicamente – e con il loro coraggioso lavoro – la forza delle proprie idee nel processo di ricerca della verità.
Per esplorare questo cambio di paradigma, quest’anno abbiamo dedicato il tema di DIG Festival a “Personal Matters”, convinti che l’eccellenza nel giornalismo sia sì orientata alla ricerca di fatti oggettivi, ma anche alimentata dalla spinta generata dalle “battaglie” personali di chi corre rischi ogni giorno per informare il proprio pubblico. Più la lotta per la libertà di parola diventa politica, più l’opinione, l’estrazione sociale, il percorso educativo e il punto di vista dei giornalisti non devono essere nascosti, o restare relegati in un angolo, sacrificati sull’altare dell’oggettività. Al contrario, la sfera privata dei giornalisti gioca un ruolo importante nel loro cammino verso la verità. Ciò che è personale, conta. The personal, matters.
In un’era in cui le certezze del passato vengono meno, è necessario dunque porsi nuove domande. Se il giornalismo è advocacy, come possiamo assicurarci di essere sufficientemente trasparenti con il nostro pubblico? E soprattutto, rendere esplicite idee e opinioni personali può essere un modo per riconquistare la fiducia dei cittadini nel giornalismo? Anche in un mondo che cambia, la qualità del giornalismo è più elevata che mai. I progetti collaborativi aumentano di anno in anno, le inchieste cross-nazionali si moltiplicano, storie che un tempo restavano confinate a una ristretta cerchia di lettori viaggiano in tutto il mondo, amplificate dai social media, spingendo intere comunità a difendere il lavoro coraggioso dei giornalisti, minacciati dai totalitarismi e dagli attacchi dei vigliacchi.
In fin dei conti, il destino del giornalismo è nelle mani del pubblico — ovvero, nelle nostre. Difendere e sostenere il lavoro di chi ci porta l’informazione è una nostra scelta, e una scelta che facciamo giorno dopo giorno. Consapevoli che, mentre internet si polarizza, la nostra privacy è sotto attacco e le istituzioni di un tempo vengono messe in discussione, quella di difendere l’importanza del giornalismo nella società è, più che mai, una scelta civile e politica.
L’Osservatorio europeo di giornalismo è partner di DIG Awards
Tags:Dig Awards, documentari, festival, giornalismo, televisione