L’era digitale, caratterizzata dalla capillare diffusione di Internet e delle sempre più performanti tecnologie di comunicazione e informazione, ha visto lo sviluppo straordinario di società come Google, Facebook e Amazon, aziende che oggi valgono di più – in termini di capitalizzazione di Borsa – delle grosse aziende industriali che fino a pochi anni fa dominavano il mercato. Con i colossi della Silicon Valley si è creata quindi una vera e propria ‘economia dei dati’, con risvolti importanti su praticamente i tutti i settori d’attività dell’uomo. Di stretta attualità, infatti, il recente scandalo che ha investito Facebook e il suo coinvolgimento con la società di consulenza Cambridge Analytica, accusata di raccogliere dati sugli utenti del più importante social network del mondo per scopi di propaganda elettorale, gettando così luce sui meccanismi di funzionamento del capitalismo della sorveglianza.
In questo contesto emergono una serie di domande importanti e si profila un filone critico della ‘digital economy’. Nella fattispecie, chi sono i padroni della Rete e del mondo digitale e in che modo esercitano il loro controllo sulla società e l’economia connessa? E che ruolo avranno nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, anch’essa basata sull’estrazione dei dati? Fra gli esponenti di questa critica troviamo Evgeny Morozov, fra i maggiori studiosi contemporanei della rete e degli effetti sociali della tecnologia, che discuterà di questi importanti temi – in lingua inglese – all’Università della Svizzera italiana, il prossimo giovedì 19 aprile, alle ore 20.00 (in aula A21, Palazzo Rosso, Campus di Lugano). La conferenza, aperta al pubblico e tenuta in lingua inglese, s’intitola Digital Power and Its Discontents, ed è organizzata dall’Istituto di media e giornalismo (IMeG) della Facoltà di scienze della comunicazione dell’USI.
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