Verification Hanbook: l’equipaggiamento per i giornalisti contro la manipolazione dei media

7 Luglio 2020 • Giornalismi, Più recenti • by

La terza e più recente edizione del Verification Handbook, pubblicato dall’European Journalism Centre, porta il sottotitolo “For disinformation and media manipulation” e mira a fornire ai giornalisti le competenze di cui hanno bisogno per indagare su account di social media, bot, app di messaggistica privata, deepfake e altre forme di disinformazione e manipolazione dei media. Il testo si basa sul prezioso contenuto delle prime due edizioni, il Verification Handbook e il Verification Handbook for Investigative Reporting.

Nella sua introduzione all’ultima edizione, l’editor del libro Craig Silverman cita uno studio di caso che dimostra come un contenuto virale, grazie alla sua capacità di imitare in modo convincente la realtà, possa spesso fuorviare anche i giornalisti più attenti. Silverman sottolinea che per fare debunking di una storia falsa potrebbe bastare in molti casi una ricerca su Google, ma i giornalisti possono comunque essere ingannati da ciò che pensano di sapere. Oppure, possono essere fuorviati anche da alcuni segnali digitali, come un gran numero di retweet e di visualizzazioni.

Claire Wardle, Direttrice dell’organizzazione statunitense First Draft, ha scritto un capitolo all’introduzione, “The Age of Information Disorder”, in cui spiega le sue obiezioni all’uso generalizzato del termine “fake news” per descrivere qualsiasi tipologia esistente di disinformazione. Secondo Wardle, “fake news” è un’etichetta terribilmente inadeguata che non inizia nemmeno a trasmettere un’idea della complessità del problema. Wardle denuncia anche il modo in cui il termine è stato sfruttato, soprattutto da parte di politici intenzionati a minare la credibilità dei media professionali. Invece, Wardle propone un modello costituito da sette forme comuni di “information disorder”: parodia o satira, falsa connessione, falso contesto, contenuto fuorviante, contenuto impostore, contenuto manipolato e contenuto fabbricato. Insiste sul fatto che “il linguaggio conta”: è fondamentale, infatti, che vengano usati i termini corretti per descrivere tali fenomeni. Il contributo di Wardle al manuale spiega inoltre utilmente la differenza tra disinformazione, misinformazione e un di più recente creazione: malinformazione (informazioni autentiche condivise con l’intento di causare danni).

Il Verifcation Handbook contiene anche un capitolo dedicato allo studio degli account sui social media, che spiega come cercare persone partendo dai loro nomi utente, e-mail, foto e contatti come punti di partenza. Brandy Zadrozny, reporter investigativo di NBC News, condivide con i lettori i suoi software migliori e i metodi consigliati per scovare indizi sull’identità delle persone dietro particolari account di social media. Strumenti come Pipl e Skopenow, ad esempio, possono aiutare i giornalisti a fare riferimenti incrociati a informazioni del “mondo reale” come numeri di telefono e registri di proprietà con registri online come email e nomi utente. Namechk invece può essere utilizzato per verificare l’esistenza di un nome utente su più piattaforme. Un capitolo intitolato “Spotting bots, cyborgs, and inauthentic activity”, scritto da due membri del team di Bellingcat, fornisce una lista di strumenti e tecniche per smascherare i bot di Twitter.

I giornalisti e i redattori che devono verificare i contenuti visivi vengono invece incoraggiati a utilizzare strumenti standard come InVID, Yandex Image Search, TinEye, Google Image Search e Forensically. Il manuale indica inoltre ai lettori alcune risorse esterne come la First Draft Visual Verification Guide, che può essere utilizzata per fare fact-checking di immagini e video.

I giornalisti e gli attivisti sono sempre più spesso bersaglio delle minacce fatte dai responsabili di campagne di cospirazione e disinformazione online. Sam Gregory, un difensore dei diritti umani riconosciuto a livello internazionale e specializzato in tecnologia, ha scritto un capitolo del manuale che mira a fornire ai lettori una comprensione di base di come funzionano i deep fake e le altre tipologie di contenuti creati artificialmente.

Le redazioni investigative che lavorano su temi importanti come la propaganda politica e il microtargeting durante le elezioni possono certamente beneficiare del capitolo dedicato all’identificazione degli autori di annunci politici mirati che seminano disinformazione relativa ad argomenti politici o sociali fondamentali. L’investigatrice open-source di Bellingcat Johanna Wild spiega come sia possibile oggi per i team investigativi utilizzare le librerie di annunci create da diversi social network per verificare l’origine degli annunci pubblicati su Google, Facebook, Twitter e Snapchat durante le elezioni. Wild fa notare come i giornalisti che si prenderanno la briga di scavare tra le funzionalità nascoste di queste librerie di annunci troveranno che sono un’aggiunta facile e potente al loro toolkit di indagini digitali. Il capitolo include una guida dettagliata alle librerie di annunci delle principali piattaforme.

Gli autori del manuale si concentrano anche su diversi casi di manipolazione e disinformazione provenienti da Filippine, Stati Uniti, Hong Kong, Brasile, Indonesia e Regno Unito. I contributi di tutti questi giornalisti di livello mondiale ed esperti di tecnologia, che tra loro trattano una vasta gamma di argomenti, rendono il Verification Handbook una risorsa fantastica che fornisce una guida inestimabile su come andare a investigare le campagne di manipolazione e disinformazione online.

Articolo tradotto dall’originale inglese

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